ORA IL PRESIDE FA LA COMMEDIA di Luciano Genta

ORA IL PRESIDE FA LA COMMEDIA ORA IL PRESIDE FA LA COMMEDIA HO SPOSATO UNA PROF Giovanni Pacchiano Marsilio pp. 236 L. 24.000 HO SPOSATO UNA PROF Giovanni Pacchiano Marsilio pp. 236 L. 24.000 A scuola è sempre più una commedia: almeno a vederla rispecchiata sui giornali, alla tv, nei libri. Quello di Giovanni Pacchiano ad esempio, Ho sposalo una prof, è un tinto romanzo di amori e disamori, il monologo esteriore di un ex preside baby pensionato deluso e sconfitto: ha lasciato l'incarico perché non ne poteva più di cappi burocratici e demagogiche sperimentazioni, ma, avendo per coniuge un'insegnante in servizio, la scuola gli rientra in casa, a tavola, a letto, giorno e notte e pure nei weekend. Cosi eccolo spettatore passivo (ma non indifferente) di corsi e ricorsi, circolari, registri e schede, moduli e griglie, interrogazioni colloqui e collegi; eccolo impegolato tra Pei e Idei, Disco e Cic, una sarabanda di sigle (non perdete tempo a decifrarle) che dovrebbero partorire il meglio della didattica e invece producono nausea e nostalgia: ai miei tempi, signora mia, quando ognuno si faceva gli organi suoi...! Tutto ciò Pacchiano l'aveva già denunciato in un caustico pamphlet, Di scuola si muore (Anabasi '93): qui lo ripropone in forma di minuetto domestico, allegro ma non troppo, un lamentoso crogiolo con la sua prof ed un coro di colleghe iniquamente divise fra bruttone stagionate e strafiche in carriera (si fa per dire, quanto a carriera), in microgonne con spacchi ascellari anche dopo gli anta, caricature di vanesie e pettegole galline (altro che la Galiena nel film di Luchetti), maschere di crassa ignoranza: quella che «chi cazzo se ne frega di Verga, parlami di Beautifuh, quella di inglese che manco sa chi era Bartleby, quella che spiega Scqperchauer, quella che illustra Góguin. Peggio di loro ci sono solo i colleghi maschi, stanchi e scassati, plebei d'animo e di look, con i loro calzini corti e le voghe frustrate (quel preside austero e fiscale che furtivo s'inoltra nel sexy shop ricorda il vecchio professore di Fabrizio De André, «cosa vai cercando in quel portone, forse quella che sola ti può dare una lezione»; ai suo confronto è un'eccezionale botta di fantasiosa esuberanza quel supplente feticista che «usa» le allieve per un seminario sul piede, interdisciplinare e ipertestuale, iconico-anatomico). Facile immaginare cosa possa sortirne agli esami di maturità, difficile infierire poi più di tanto sugli studenti e loro farsesche autogestioni. Un soggetto pronto per una sitcomedy (Columbro? Vianello? Meglio Marchesini Lopez). Se dall'hinterland milanese ci si trasferisse ai sobborghi romani, sarebbe il canovaccio per una galleria alla Verdone. Sull'intreccio prevale una sconsolata, e un po' fiacca, aneddotica. Pacchiano non cade nella barzelletta alla D'Olla, ma nemmeno ha per i suoi personaggi la simpatetica solidarietà di uno Starnone. Non c'è abbastanza cattiveria (più Novello che Maccari, il suo tratto), né indignazione, appare solo stremate ed intelice nella sua coazione a ripetere. Perché lui è (come tanti) uno che dalla scuola non ci è mai uscito: già figlio di maestri, è passato da allievo a insegnante a preside, per tutta vita nell'utero eli una Grande Madre. Soffocante quanto l'ex collega Tordella «sacerdotessona ingozzata di becchime culturale di scarto negli Irrsae». Ossessiva più della suocera Irma la dolce. Ma insieme protettiva come la sua adorata, bellissima prof, il ritratto di Anouk Aimée, lei sì con un Super Io capace di resistere a improbe fatiche (se quattro ore vi sembrai! poche, provate voi a insegnar...). Insomma Pacchiano ha sposato la scuola e proprio non riesce a separarsene, non c'è divorzio (pensione) che tenga. Naturalmente questa prigionia ha il suo rovescio: gli ha permesso di esercitare il ruolo privilegiato di cocco di mamma, maschio padrone, gran sultano. Forse a salvarlo è stata proprio questa passione dominante - la scuola è donna: odi et amo -, freudiana pulsione che ancora l'accompagna anche se ormai si è ridotto a voyeur, onirico e masochista. Luciano Genta