IL RE NON E MORTO SI E SOLO NASCOSTO

tuttolibri tuttolibri LA STAMPA Giovedì 3 Ottobre 1996 BIBLIA Il libro italiano antico: tutti i poeti del '600 Lf ILLUMINISTICO sogno di catalogare il mondo schierato nelle biblioteche muove da tempo Giuliano Vigini, fondatore dell'Editrice Bibliografica. La nuova idea si chiama Biblia, la Biblioteca del libro italiano antico ( 1465-1600), diretta da Amedeo Quondam. Un'impresa in quattro atti: biblioteca volgare, umanistica, religiosa, delle professioni. Il primo volume (biblioteca volgare, L. 200.000) è dedicato ai libri di poesia. Dalle laudi spirituali di Federico Abirelli alle «Fauole di Esopo» di Acio Zucco. Con l'indice dei tipografi, editori, librai. RAGAZZI Da Stevenson a Verne i classici Gallimard-Piemme TESTO integrale, nuove traduzioni fedeli e insieme moderne, soprattutto una elegante grafica, con molte illustrazioni e dettagli esplicativi incastonati nella pagina: queste le caratteristiche dei «Classici» scelti dal «Battello a vapore», in coedizione Gallimard-Piemme (che a prima vista riecheggiano i volumetti della enciclopedia Gallimard-Electa). Quattro i primi titoli, in libreria dal 15 ottobre a 38.000 lire l'uno: // richiamo della foresta di London, // giro del mondo in 80 giorni di Verne, // libro della giungla di Kipling, L'isola del tesoro, di Stevenson. IL NOSTRO '900 Un'Italia economica dall'Unità alla Repubblica ADESSO che il '900 diventa «obbligatorio» sui banchi di scuola, capita più che mai opportuna la riproposta in edizione economica Tea della «Storia d'Italia» diretta da Giuseppe Galasso per la Utet. Cinque volumi, dall'Unità alla Repubblica, già in libreria il primo (Destra e sinistra da Cavour a Crispi di Alfredo Capone) e l'ultimo (Lo Repubblica dal 1958 al 1992 di Piero Craveri), entrambi a L. 26.000. Seguiranno La crisi di fine secolo e l'età giolittiana di Franco Gaeta, La prima guerra mondiale e il fascismo di Nicola Tranfaglia, La seconda guerra mondiale e la Repubblica di Simona Colarizi. DIVINA COMMEDIA Termina il viaggio di Sermonti al Purgatorio ARavenna, nella chiesa di San Francesco, dove si svolsero i funerali di Dante, Vittorio Sermonti domani, sabato e domenica leggerà gli ultimi tre canti del Purgatorio. Si conclude così il secondo atto del Progetto Dante, dopo la presentazione dell'Inferno. Nel '97 si alzerà il sipario sul Paradiso. MEMORIE IL RE NASCOSTO Miti politici popolari dell'Europa moderna Yves-Marie Bercé Einaudi pp. 457 L 75.000 IL RE NON E ' MORTO SI E' SOLO NASCOSTO La mitologia del potere che sopravvive EL 1578 il re Sebastiano del Portogallo si mise in testa di conquistare il Marocco. Sbarcato a Tangeri con ventimila cavalieri, picchieri e archibugieri, venne sbaragliato pochi giorni dopo dal sultano Mulay Abdelmalik; il re stesso cadde in battaglia insieme al fior fiore della nobiltà lusitana, e il suo cadavere non fu mai ritrovato. La scomparsa di Sebastiano, che non aveva figli, significò la rovina del regno; l'onnipotente Filippo II, re di Spagna, occupò il Paese a mano armata e si proclamò re del Portogallo, mentre l'impero coloniale andava in frantumi sotto i colpi delle squadre inglesi e olandesi. Fra il popolo portoghese, sbigottito dalla catastrofe, cominciò ben presto a circolare la voce che il re creduto morto in realtà viveva, celato fra gli altri schiavi cristiani, nei serragli di Fez, e non si rivelava per espiare i suoi peccati, ma un giorno sarebbe tornato a rivendicare il suo regno. Questa straordinaria mescolanza di realtà e fantasia ispirò a Calderón de la Barca, in pieno secolo d'oro, il dramma del «Principe costante», in cui un sovrano portoghese sopporta eroicamente la schiavitù fra i Mori per non dover consegnare in riscatto la città cristiana di Ceuta; tre secoli dopo, Alberto Arbasino ha riscritto questa storia con lo stesso titolo, trasformandola in un irresistibile vaudeville sado-maso. Yves-Marie Berce, professore alla Sorbona, nel suo volume II re nascosto. Miti politili popolari dell'Europa moderna, attira invece l'attenzione sui numerosi episodi in cui un preteso Sebastiano si presentò davvero alla ribalta per rivendicare il trono portoghese, e li raffronta con altre vicende coeve, ricavandone una chiave preziosa per comprendere la mentalità politica d'allora. Due avventure hanno il posto d'onore nell'analisi di Bercé, accanto a quella dei falsi Sebastiani. La più nota è quella musicata da Mussorgskij nel «Boris Godunov»; la storia, cioè, del Falso Demetrio, il preteso figlio di Ivan il Terribile che pervenne a impadronirsi del trono moscovita, e dopo essere stato eliminato da una congiura di boiardi continuò a riapparire qua e là in Russia, ad opera di sempre nuovi impostori. L'altra, molto meno nota, è la storia di quel gentiluomo francese chiamato La Ramée che si fece passare per un figlio di re Carlo IX, avanzando pretese al trono di Francia in opposizione all'ugonotto Enrico IV, finendo poi impiccato e arso in place de Grève, ciò che non scoraggiò negli anni seguenti la comparsa di diversi imitatori. A queste tre storie paradigmatiche, la brillante erudizione dell'autore provvede poi ad accostare una moltitudine davvero impressionante di altre vicende analoghe, creando un caleidoscopio di storie che illuminano da angolature sempre diverse il significato inconscio della regalità. Si scopre cosi quanto siano frequenti nella storia d'Europa, dalla Scozia all'Ungheria, i casi in cui la morte di un principe in battaglia è considerata dai contemporanei come la giusta espiazione per le colpe del suo popolo: agli occhi dei nostri antenati infatti «il Cielo ha concesso ai re la facoltà di riassumere un popolo intero», lo stesso ruolo che sarà svolto dall'Uomo della Provvidenza nella società di massa del nostro secolo. Egualmente diffusa è la leggenda del re addormentato, che non è morto ma riposa da secoli in una caverna, da dove uscirà solo quando il suo popolo avrà davvero bisogno di lui. Così, il Barbarossa, annegato in Asia Minore durante la terza crociata, a quel che credono i contadini tedeschi non è morto, ma dorme in fondo a una montagna; si sveglierà quando i Turchi abbevereranno i loro cavalli nel Reno. La stessa leggenda corre sul conto di suo nipote, l'imperatore Federico II, che in quanto re di Sicilia non riposerebbe però in qualche caverna dello Harz, ma nelle viscere dell'Etna. Nel 1250 un frate siciliano, mentre pregava su una spiaggia ai piedi del vulcano, vide un'interminabile colonna di cavalieri, con armature di rame rosso, che risalivano la montagna. L'ultimo di quei cavalieri, interrogato, gli disse che quello era l'imperatore Federico, che entrava nell'Etna con i suoi guerrieri; pochi gionù dopo, il frate venne a sapere che proprio a quell'ora l'imperatore era morto. Anche quando il re ha avuto re- E l'impera (ore Federico il "ionio del suo decesso fu risto da un frale entrare nell'Etna alla lesta dei guerrieri