Yves «sfila» in casa di Antonella Amapane

Yves «sfila» in casa Yves «sfila» in casa Saint-Laurent diserta la passerella PARIGI DAL NOSTRO INVIATO «Troppe sfilate uccidono la moda». Parola di Yves Saint-Laurent che per la prima volta, dopo 33 anni, diserta la passerella. Il carrozzone del prèt-à-porter lo disgusta. «Basta con le congestionate sale del Carrousel, i ritardi, le top capricciose. E' diventato un circo. Uno spettacolo che cannibalizza l'abito, rovina il settore», spiega lo stilista sessantenne che ha deciso di ritirarsi dai riflettori per «ricevere in casa». Nel salotto della sua sede, al 5 di Avenue Marceau. Ieri, il genio dello stile ha presentato a porte chiuse un «bignami» della sua collezione. Venticinque abiti per nove modelle sfilano in un'atmosfera ovattata, senza musica. La platea è formata da pochi eletti: 24 giornalisti, 16 fotografi e una tv. Pierre Bergè, socio di SaintLaurent, è drastico: «La scelta è definitiva. Torniamo a parlare di ve¬ stiti, a vederli da vicino, a toccarli. La spettacolarizzazione nel nostro settore è gratuita. 87 défilé in una settimana, di cui 31 al Carrousel, più 47 appuntamenti sono una follia, un'inutile maratona che piace soltanto ai media, ma distrugge il sistema». Le ragazze escono a ritmo lento. Nella selezione «indossata» compaiono i sempre verdi: tailleur pantalone gessati, sahariane sabbia, smoking dal taglio impeccabile, abiti da sera incrostati di jais. Il resto - cappellini, scarpe gioielli - si può ammirare insieme con gli altri 65 pezzi della collezione, appesi agli stenderini. A fine show SaintLaurent si intrattiene con gli invitati offrendo tartine e spremute. E chiacchiera. Oggi da Hubert Boukobza sfilano Mikey Rourke e Naomi Campbell. Sulle pedane si vedono più personaggi che vestiti. Sono queste le operazioni che la infastidiscono? «Non ne potevo più. Trovo tutto così ridicolo, finto. Non mi riconosco in questa atmosfera da baraccone. La moda è qualche cosa di molto più serio. Il prèt-à-porter è un prodotto difficile. Il suo successo dipende delle esigenze di mercato. Gli addetti ai lavori devono avere la possibilità di valutarlo con calma. Non è come nella couture dove le stravaganze più sfrenate sono ammesse. Quella è giusto presentarla in pedana. Infatti io continuerò a sfilare l'alta moda. Ma il prèt-à-porter no. Almeno finché non cambierà qualche cosa». La sfilata è anche un momento di comunicazione, di pubblicità, non pensa che defilarsi sia un errore? «Me ne frego. Non ho bisogno di tutto questo. Forse mi mancherà il calore del pubblico, l'emozione che c'è sempre dietro le quinte prima di un défilé. A conti fatti però preferisco che sia così». Anche Renzo snobba la pedana per concedersi una pausa di riflessione. La nuova formula SaintLaurent influenzerà anche altri? «Non mi interessa sapere che cosa fanno i colleghi. Ognuno è libero di agire co- lllllllllllllll me meglio crede. La sola griffe storica che ammiro è Chanel». Nel '57 lei è stato direttore artistico da Dior e ha lavorato nella maison per due anni. Oggi Ferrè firma la sua ultima collezione Dior. Forse verrà sostituito da John Galliano. Mentre da Givenchy arriverà Alexander Me Queen, conosciuto per i suoi abiti intrisi di sangue e cosparsi di capelli. Ha mai pensato a un suo suc¬ cessore? «No. Non c'è neppure nel mio team. Nessuno mi potrà sostituire». Sulle passerella di Milano si sono visti nudi e trasparenze, che cosa ne pensa? «Il "nude look" l'ho inventato io. Vent'anni fa. Data l'epoca, suscitò molto, ma molto più scalpore di quanto non stia succendo adesso». Antonella Amapane

Persone citate: Alexander Me Queen, Ferrè, Hubert Boukobza, John Galliano, Marceau, Mikey Rourke, Naomi Campbell, Pierre Bergè

Luoghi citati: Milano, Parigi