Oggi l'incontro per rilanciare la pace a Cesarea, mentre il negoziato non avanza «Arafat vieni a stringermi la mano»
Oggi l'incontro per rilanciare la pace a Cesarea, mentre il negoziato non avanza Oggi l'incontro per rilanciare la pace a Cesarea, mentre il negoziato non avanza «Arafqt, vieni a stringermi la mano» II presidente israeliano invita il leader palestinese «La pace si fa col nemico», disse uno dei padri dello Stato ebraico, quando si trattava di spingere Menahem Begin verso gli accordi di Camp David. Oggi l'autore di una frase che può apparire ovvia solo a chi non conosce il Medio Oriente, s'incontrerà con Yasser Arafat, il nemico di sempre. E' Ezer Weizman, presidente di Israele. Ancora una volta, oggi, «networks» di tutto il mondo trasmetteranno immagini di un ennesimo, storico incontro. Arafat volerà in elicottero fino a Cesarea, antica capitale dei Crociati, e Weizman lo riceverà nella sua residenza, con questo imprimendo un'accelerazione ai colloqui appena ripresi a Erez, ai confini della striscia di Gaza. La probabile, nuova e pubblicizzatissima stretta di mano però non significa ancora che dopo i giorni del sangue stiano per tornare quelli della ragione. E' un atto di distensione, senza dubbio. Il laborista Weizman, nipote dell'uomo che sviluppò la teoria di Theodor Herzl, l'eroe del '47, il laborista che appena un anno fa invitava Rabin e Peres ad essere più prudenti nella corsa verso la pace, torna a muoversi in controtendenza. Per quanto autorevole, il presidente d'Israele svolge funzioni meramente rappresentative: la sua decisione ha dunque il valore di una raccomandazione al governo di Benyamin Netanyahu: andare avanti, senza perder tempo. Che l'esortazione trovi ascolto, è cosa ancora tutta la verificare. Siamo sempre ed ancora, dunque, a quella diplomazia dello spettacolo (anzi, della «Cnn») che Netanyahu ha dimostrato di sapere utilizzare così bene. Pubblici sorrisi, sguardi fermi e buoni, grandi dichiarazioni d'intento mentre sul piano concreto tutto è ancora da determinare. Ad Erez, dopo le prime tre ore di incontri, sui colloqui di pace è sceso il silenzio. D'ora in poi, riserbo assoluto fino al giorno in cui si dovesse giungere a qualche soluzione. Le commissioni appena nominate (sul ritiro da Hebron, gli affari civili, quelh economici e sulla sicurezza) cominceranno a riunirsi in un calendario che, per non offendere la sensibilità di alcuno, prevede sessioni alternate nella parte palestinese ed in quella ebraica GERUSALEMME DAL NOSTRO INVIATO del luogo di confine. Le dichiarazioni di Wairen Christopher, segretario di Stato americano, parrebbero incoraggianti. Ieri, prima di ripartire per un viaggio in Africa - qualcuno ha notato che la maggior parte del suo mandato si è svol- »Un europeo dell'Est » t ta in questa regione -, Christopher ha detto che «questi accordi non saranno possibili se ci saranno dei vincitori o dei vinti. Devono poter vincere entrambe le parti». Il braccio destro di Netanyahu, Dorè Gold, sparge altro olio sulle ultime ferite. Tocca a lui condurre i negoziati, e adesso dice che isreliani e palestinesi «ribadiscono l'impegno a riferirsi all'accordo di Oslo ed alla sua applicazione». Dall'altra parte, per conto dei palestinesi Saheb Erekat resta convinto che tere dei giudici ha voluto rendere omaggio Francesco Cossiga. Per non parlare di Silvio Berlusconi, che con D'Alema ha installato una linea diretta di dialogo dopo aver verificato che il segretario del pds si asteneva dall'uso politico delle sue disavventure giudiziarie. E' probabile che il segretario del pds si compiaccia di questo ruolo carismatico assegnatogli dagli stessi avversari. Essere l'uomo che riporta la politica a capotavola in questo Paese, ripristinando l'equilibrio tra poteri andato in crisi con la Prima Repubblica, senz'altro deve apparirgli gratificante. Come non rilevare, poi, l'evidente coerenza tra tale immagine di sentinella della politica e la candidatura di D'Alema alla presidenza della commissione Bicamerale per la riforma della Costituzione? La presa di distanze del pds da Mani pulite cui Salvi ha dato una brusca e forse improvvida accelerazione, si presta però a due obiezioni, una di carattere pratico e una di carattere culturale, che potrebbero pregiudicarne l'esito. L'obiezione pratica consiste nel LA SENTINELLA DELLA POLITICA sterno e con spirito obiettivo. Era naturalmente prevedibile che l'intervento di Salvi riscuotesse numerosi consensi politici, da An a Rifondazione comunista passando per i partiti centristi. Tali elogi non rappresentano di per sé una ragione sufficiente a valutarlo né in positivo né in negativo. Sia consentito però di rilevare un fenomeno singolare: sono sempre più numerosi gli esponenti del Polo critici nei confronti dei magistrati di Mani pulite che individuano in Massimo D'Alema una figura forte di riferimento. Quasi che finalmente avessero scoperto dentro le file avversarie l'esistenza di un garante, o meglio di un protettore delle prerogative della politica. Delle critiche di D'Alema agli inquirenti abbiamo udito farsi scudo Publio Fiori, così come prima di lui Paolo Cirino Pomicino. Sempre alla determinazione con cui D'Alema fronteggia il po¬
Luoghi citati: Africa, Gerusalemme, Israele, Medio Oriente, Oslo
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