«la Finanziaria, occasione persa» di Massimo Giannini

«la Finanziaria, occasione persa» «la Finanziaria, occasione persa» «E' sbagliato non toccare anche le pensioni» «La prsolo a Giuliano Amato A destra: il leader di Rifondazione comunista Fausto Bertinotti «La protezione sociale ormai tocca solo a chi ne ha veramente bisogno» Il mio ritorno in politica? «Ho troppi fucili puntati addosso» Se ne parla da anni, e la riforma Dini non è bastata. «Vede, il fatto è che in Italia sul piano finanziario: investire sul mercato quote del Tfr rende molto di più...». Ma il governo, ostaggio dei diktat di Bertinotti e di quelli dei sindacati, dei popolari e non si sa di chi altro ancora, con questa Finanziaria il pro¬ si continuano ad eludere le domande di fondo: perché le gestioni pubbliche non devono mai orientarsi al mercato? Perché le prestazioni sociali, per la loro indole storica, devono essere condannate al sottocosto delle gestioni pubblicistiche? E' ora di dirlo in modo chiaro: queste gestioni, in futuro, dovranno essere limitate solo a chi non ha risparmio disponibile, a chi non ha mobilità lavorativa né opportunità professionali. Per tutti gli altri il sistema previdenziale dovrà orientarsi al mercato, perché è necessario sul piano contabile ed è conveniente Corsi Serali di Specializzazione: FOTOGRAFIA, COMUNICAZIONE, TECNICHE DI RAPPRESENTAZIONE, COMPUTERGRAFICA IN AMBIENTE MACINTOSH E SILICON GRAPHICS Corsi Triennali di MODA, GRAFICA E PUBBLICITÀ, ILLUSTRAZIONE, FOTOGRAFIA, ARCHITETTURA D'INTERNI TRANSPORTATION DESIGN Via Pomba 17, TORINO Tel. 011/812.56.68 812.51.60 Fax 011/835.720 blema non l'ha affrontato... «Si capisce anche il perché: nella situazione politica in cui ci troviamo, chi come Bertinotti o certe frange sindacali si erge a difensore dei deboli ha sempre la meglio, soprattutto se gli interventi sul Welfare sono subiti come "tagli"». Da questo punto di vista la Finanziaria è stata un'occasione perduta? Oggettivamente i punti che lei ha enunciato sono stati rinviati... «Questo è vero. Ora l'importante è che nel frattempo si elaborino delle proposte. Io so che il governo le sta elaborando». Ma quello che lei disse una volta, e cioè che nel distribuire i sacrifici di una manovra il governo deve compiere l'ultimo tratto di strada che le parti sociali, pur riconoscendolo necessario, non possono percorrere da sole, stavolta non è accaduto... «Se è per questo, con l'aumento delle tasse quel passo lo ha fatto fin troppo lungo, tanto che ora sta facendo retromarcia...». Appunto, ma come dice D'Alema dalla Finanziaria del primo governo targato Pds si poteva pretendere un po' più di fantasia riformista... «Si fermi, questa è una valutazione politica, e come le ho detto non mi riguarda. Ma una cosa la voglio dire: più l'idea di "toccare le pensioni e la sanità" viene rinviata al futuro e vissuta come una minaccia incombente, più si creano le condizioni socio-politiche per non metterla mai in pratica, quell'idea. E questo sarà un male, in vista dell'Unione monetaria: perché una volta entrati in Europa, tutti devono saperci stare». Questo vuol dire che serviranno altri sacrifici? «Questo vuol dire che servirà la stabilità, nelle politiche economiche adottate dai partner. Perché sa, a volte lio un incubo: che accadrebbe se, con l'Unione a regime sul piano nonnativo, ma poco coesa sul piano strategico, i mercati internazionali decidessero di "colpire" l'Euro, facendolo crollare molto al di sotto della parità con il marco? Sarebbe un disastro, che rischierebbe di far saltare l'Unione e di vanificare i benefici che da essa ci si aspetta. Primo tra tutti l'occupazione, l'altro grande tormento per l'Europa». Appunto. E' stato il dibattito d'agosto, con Romiti e Veltroni che, proprio per via della disoccupazione, avevano proposto di ripensare Maastricht. Lei che ne dice? «Guardi, su questo punto ho letto un articolo molto interessante di George Soros sull'ultimo numero di Foreign Affairs. Lì per la prima volta Soros, che di fatto è ormai un americano, dava un giudizio molto positivo sulla creazione della moneta unica europea, ma aggiungeva che gli europei hanno un serio problema di disoccupazione, e che sono restii ad ammetterne la dipendenza dai costi del lavoro troppo alti. Ora, ragionava ancora Soros, per ridurre la disoccupazione gli europei dovrebbero ridurre il carico fiscale e parafiscale. E invece, nel cercare il modo più rapido per arrivare con i conti in regola alla verifica del '98, tendono viceversa ad aumentarlo...». E lei condivide? «Nell'impostazione del problema sì. Perché è vero che, a causa del percorso seguito fino ad oggi dai governi europei, la terra promessa di Maastricht ha finito col coincidere con la promessa di una maggiore disoccupazione. E poi, perché è vero che da noi c'è un divario troppo elevato tra il trattamento degli investimenti industriali e di quelli finanziari...». E in questo divario, secondo lei, ci sarebbe la causa della nostra disoccupazione? «E' probabile. Anche perché non tiene il ragionamento di chi dice che la disoccupazione è ormai un fattore endogeno dello sviluppo tecnologico. Perché allora i Paesi con più alto tasso di innovazione tecnologica, cioè Usa e Giappone, presentano anche i più bassi tassi di disoccupazione? No, evidentemente, il lavoro si può creare anche riducendo i costi dell'investimento industriale. Noi non ci abbiamo mai provato: ora varrebbe la pena di farlo». Presidente, adesso anche lei che insegue il progetto della Sinistra moderna, rilancia il modello yankee? «Io non propongo nessun modello. Sono appena tornato da New York, e le dico che chi, come me, vede gli Stati Uniti da vicino sa bene che quel modello non è esportabile, che noi non dobbiamo diventare come loro, dal punto di vista delle istituzioni sociali. Le faccio solo un esempio: una delle carte che Clinton ha giocato per le elezioni è stata una legge che garantisce alle mamme che hanno partorito la possibilità di restare in ospedale nelle 48 ore successive al parto, e che estende l'assistenza anche ai malati di mente. Ecco, io a questi eccessi non voglio arrivare. Ma...». Ma? «Ma per il bene dei nostri figli e della Sinistra, non voglio che tutto resti com'è. La Sinistra ha un dovere: quello di pensare, per la prima volta, ai non garantiti, a cui non ha mai pensato nessuno. E ha il dovere, una volta per tutte, di far capire alla gente che per certi privilegi non c'è più spazio: la protezione sociale, ormai, tocca solo a chi ne ha veramente bisogno». Massimo Giannini

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