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«E ora separiamo le carriere»
«E ora separiamo le carriere» «E ora separiamo le carriere» Segnali al Polo: t'intesa è possibile Pietro Folena responsabile giustizia nel pds A sinistra: il procuratore Borrelli stati dei personaggi che poi sono stati assolti». Nei suoi ragionamenti ad alta voce D'Alema spiega che «non è contraddittorio difendere la legalità e nel contempo tutelare i diritti degli imputati» e aggiunge: «Il pds non proporrà colpi di spugna, ma è anche vero che non si può creare una fibrillazione continua, uno stato d'incertezza nella vita economica e politica dell'Italia». E il leader della Quercia ha delle idee ben precise anche riguardo all'appiattimento della magistratura giudicante su quella inquirente. «Il problema della divisione della carrie¬ re Vozza (il segretario della Quercia campana ndr)». Un'altra chiave di lettura la fornisce Oliviero Diliberto, che oltre alla motivazione indicata da Bressa ne individua anche una seconda. Dice il capogruppo di Rifondazione comunista alla Camera: «Quella dichiarazione di Salvi è inquietante perché fa capire che la Quercia ha i nervi scoperti su questo fronte. Eppoi, per quarant'anni il pei è stato il partito dei magistrati, ed ecco che all'improvviso cambia rotta e invia un segnale a Berlusconi, nella prospettiva di un accordo». La riflessione di Diliberto sul tentativo, da parte del pds, di agganciare il cavaliere non è peregrina. Sì, perché non bisogna dimenticare che nella due giorni di Forza Italia, all'hotel Sheraton di Roma, Berlusconi ha insistito molto sul tasto della giustizia e ha ripetuto in tutte le salse che «è un'emergenza da affrontare subito». E infatti nel Polo si fanno ragionamenti analoghi a quelli di Diliberto. Osserva Marcello Pera: «Quella del pds potrebbe essere una strizzatina d'occhio, ponendo un tema che riguarda anche la Quercia e sul quale Berlusconi è molto interessato». «Già - gli fa eco Peppino Calderisi - il partito democratico della sinistra cerca una sponda per convincere Berlusconi a dare il via libera alla Bicamerale». Non è un caso quindi che uno dei forzitalisti che più è stato a contatto con il pds in questo periodo, cioè Giuliano Urbani, venerdì scorso, osservasse: «Nella Bicamerale si può fare un patto costituente per risolvere tre questioni: forma di governo, forma di Stato e giustizia. Del resto le condizioni, adesso, sono favorevoli: non vedete che i nomi che escono dalle inchieste più recenti appartengono ad uno schieramento e a quello opposto?». Così è. Ormai tutti, nell'una e nell'altra sponda, hanno interesse a risolvere l'«emergenza giustizia». E la Bicamerale può essere un terreno di trattativa. D'Alema sembra intenzionato ad andare avanti su questa linea. Ma lo vorrebbe fare con il minor clamore possibile. Anche perché, il rischio è quello indicato da Franco Corleone, sottosegretario alla Giustizia: «Attenzione a non mettere il carro davanti ai buoi, sennò poi non si fa niente di niente». re - ha spiegato spesso e volentieri in quest'ultimo periodo il segretario del pds - esiste. Nessuno vuole minare l'autonomia dei magistrati, però c'è bisogno di un'articolazione che tenga conto delle diverse funzioni del pubblico ministero e del gip». Questi e altri ragionamenti va facendo Massimo D'Alema. Ma perché mai proprio adesso il pds sta imprimendo un'accelerazione alla questione giustizia? Se lo chiedono i suoi alleati. E se lo stanno chiedendo tanto più adesso, dopo questa sortita di Salvi. «In parte - confida Gianclaudio Bressa, il braccio "politico" di Romano Prodi - quell'uscita del presidente dei senatori nasce da una reazione per quello che sta succedendo con l'inchiesta di Napoli. Qualche giorno fa un esponente del pds mi disse che loro erano rimasti colpiti dalla storia di quell'agente provocatore che aveva cercato di coinvolge¬
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