Devastato il palazzo che il primo ministro e sindaco cittadino aveva lasciato da poche ore Esplode l'ufficio di Juppé

Devastato il palazzo che il primo ministro e sindaco cittadino aveva lasciato da poche ore Devastato il palazzo che il primo ministro e sindaco cittadino aveva lasciato da poche ore Esplode l'ufficio di Juppé Bordeaux, bomba corsa in municipio Oggi alla Nato Lebed: mai minacciato l'Alleanza PARIGI DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Il terrorismo corso voleva colpire al cuore lo Stato francese. E c'è riuscito. Di Palais Rohan, lo storico municipio bordolese ove il sindaco Alain Juppé trascorre i rari momenti liberi da incombenze governative, rimane in piedi solo lo scheletro. Alle 23,41 di sabato sera una bomba ha mandato in frantumi venticinque finestre, divelto le porte, scheggiato la facciata hi pietra e danneggiato gravemente i bei saloni ottocenteschi. Il premier aveva lasciato solo poche ore prima la capitale vinicola di Francia per rientrare a Parigi. Ma ieri mattina è tornato sul luogo dell'esplosione, definendola - quando ancora gli investigatori non si erano pronunciati - un «attentato terroristico». «Sono indignato. E sappiano di aver di fronte un uomo che non si lascia intimidire». Chi? Nessuno designa ancora ufficialmente gli autori. E in assenza di rivendicazione, i magistrati dell'antiterrorismo non possono avocare l'inchiesta. Ma un inquirente anonimo, citato da «France Presse», afferma che con 90 probabilità su 100 i bombaroli sono legati all'ala armata dell'indipendentismo corso. Sulle prime, si era ipotizzata la mano dell'Età o del gruppo clandestino basco Iparretarak. Movente: la stretta collaborazione con le autorità spagnole che Matignon ha messo in opera negli ultimi mesi estradando su richiesta di Madrid non pochi militanti baschi. Ma l'esplosivo impiegato - i primi riscontri sono categorici: plastico o dinamite - fa propendere per la pista corsa. E non mancano indizi supple- i 1 contro il potere centrale, già trasferitasi a varie riprese sul continente ma senza toccare - finora - obiettivi di primissimo piano. La strategia è chiara: far abortire il Piano Juppé che trasformerebbe l'isola in «zona franca» con vantaggi economici immediati negandole tuttavia un sostanziale corrispettivo sul piano linguistico e dell'autonomia politica. L'ordigno non voleva, comunque, uccidere. Virtuosi del timer, mentari. In un recente volantino, il Fine «canale storico» - il vecchio Fronte di liberazione nazionale corso è ormai diviso in tre tronconi cui non ripugna l'omicidio per tentare d'imporsi alle fazioni rivali - accusava Alain Juppé di «aver negato l'esistenza del nostro popolo e sbarrato la porta a ogni progresso significativo». La clamorosa intimidazione segnerebbe insomma la fine della tregua estiva e, insieme, un'escalation della lotta armata BRUXELLES. Il segretario del consiglio di sicurezza russo Alexander Lebed è giunto a Bruxelles per una serie di Lj^ontri con i vertici della Nato. Al suo arrivo, l'ex generale ha avuto parole rassicuranti: pur confermando la sua netta opposizione all'allargamento dell'Alleanza verso Est, ha liquidato come «agghiaccianti storie fantastiche» gli articoli in cui gli si attribuivano minacce contro l'Occidente in caso di estensione della Nato ai Paesi dell'ex blocco comunista. Lebed ha quindi affermato di voler «stabilire una relazione costruttiva» con l'Alleanza atlantica e ha sottolineato l'importanza del «dialogo» fra Mosca e la Nato, da cui a suo avviso «dipende il futuro non solo dell'Europa, ma del mondo intero». In quest'ottica il segretario del Consiglio di sicurezza russo ha aggiunto di voler capire quali siano i progetti dei Sedici e spiegare il punto di vista russo senza «interpretazioni in malafede secondo le quali Lebed sta minacciando la Nato con i missili nucleari». Oggi l'ex generale accreditato come possibile successore del presidente Boris Eltsin incontrerà il segretario generale dell'Alleanza Javier Solana, il presidente del comitato militare Klaus Naumann e gli ambasciatori dei sedici Stati membri. Domani infine visiterà il centro di comando Nato. La sua è la terza visita di un alto esponente russo al quartier generale alleato dopo quelle del ministro degli Esteri Evgheny Primakov e del titolare della Difesa Igor Rodionov.

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