Prodi: Cossiga vuole che mi dimetta. Sarebbe un suicidio di Antonella Rampino

Prodi: Cossiga vuole che mi dimetta. Sarebbe un suicidio Prodi: Cossiga vuole che mi dimetta. Sarebbe un suicidio completamente sganciato da quello delle riforme, perché queste interessano tutto il Paese e bisogna farle a larghissima maggioranza. E adesso che ciò avviene questo dovrebbe essere un pericolo per il governo? Il governo ha ruoli, compiti e maggioranza diversi dalle riforme». Quanto sua è una candidatura forte e autorevole. E' l'impegno più solenne che il pds può assumere, e la coalizione può assumere, nei confronti delle riforme». Eppure Cossiga ha avvertito che una Bicamerale guidata da D'Alema, Berlusconi e Fini sarebbe una sorta di Direttorio, getterebbe il germe di una nuova maggioranza... «Perbacco - esclama il Professore - è da un anno e mezzo che dicono che per le riforme ci vogliono larghe intese, che il problema del governo deve essere alle esternazioni di Cossiga, «la Bicamerale è la soluzione più seria, più tranquillizzante. Se si vogliono soluzioni meno tranquillizzanti si possono proporre, ma non hanno possibilità, sono un ritorno al passato». Altro che dare le dimissioni per facilitare la riforma: «E poi cosa si fa? Si suicida il Paese? Questo è un governo che sta affrontando i grandi problemi. Le dimissioni non ci sono mai passate nemmeno nell'anticamera del cervello. Questo è un Paese che desidera stabilità», e invece l'opposizione continua a fare «piccoli eterni giochi di tam-tam che non contano nulla. Domani invece di Cossiga ci sarà un altro che vuole i referendum, e poi altri ancora. E il governo dura». Si freghino pure le mani, «gli induristi. Se le sono fregate tante volte e non hanno mai concluso niente. Perché, dico io, trovatemi un governo diverso da quello di og- II presidente del Consiglio Romano Prodi A destra: gi e potremo anche tremare per la sorte del governo. Mu siccome quella possibilità non c'è, l'inciucio resta questo grande divertimento di cui si parla ogni tre mesi». Ma le tensioni con D'Alema, allora? «Non ci sono mai state. D'Alema appoggia il governo con forza e lealtà. Quotidianamente ci telefoniamo o ci vediamo per parlare di tutti i problemi. Non c'è stato un solo momento in cui abbiamo avuto una discordia». Quanto ai problemi tra il leader del pds e Berti- stituirsi a quella di Berlusconi. Il punto è che, per il Paese, la risposta alle crisi politiche è nella politica, non nelle metamorfosi istituzionali». Fa eco il politologo Gianfranco Pasquino: «Dalle crisi si esce creando una rottura. E Cossiga non è riuscito a farlo neanche quando era presidente della Repubblica. Rottura vuol dire uscire dalla corruzione, fare le privatizzazioni, liberarci da una Costituzione Vertone: sua la prima ipotesi di costituente La Malfa: ma il Generale era sopra le parti non era affatto un uomo di destra notti, Prodi se ne lava le mani: «Se li guarderanno loro - dice -. Io rispondo del governo. Non sottovaluto le sofferenze di nessuno, ma vi dico una cosa: questo governo non ha divisioni interne e non ha alternative. Poi vedetevela fra di voi». Sarà pure vero che son tutti problemi suoi, ma proprio pensando ai compromessi tra Prodi e Bertinotti sulla finanziaria D'Alema ha detto che questo governo somiglia troppo a quelli del passato, che manca d'innovazione. Per una volta il Professore aggrotta le sopracciglia: «Non so cosa significa che assomigli agli altri. Solo un paio di ministri sono stati in altri governi. E' tutto nuovo, compresi - e Prodi tira la stilettata - i ministri del pds. Credo ci sia un equivoco. La grande accusa che fanno al governo è di aver fatto una Finanziaria senza aver massacrato la parte debole della popolazione: questa è innovazione». Dica la verità, lei in campagna elettorale pregava perché il Cavaliere restasse leader del Polo: Cossiga sarebbe meno rassicurante? «Io sono costante nelle mie preghiere - sorride il Professore - ma in questo caso l'alternativa non è male. Cossiga è una persona gradevolissima, ma quando si prende un leader esterno è segno di debolezza». Che poi anche Prodi fosse a suo tempo un leader esterno, chi se lo ricorda più. Fabio Squillante Pasquino: non è un uomo di rottura Sogno: può ricreare l'identità nazionale che fa riferimento a un sistema proporzionale, superare il trasformismo che regna in Parlamento. Rottura non può essere un affare per Cossiga, e nemmeno per le destre perché purtroppo, storicamente, in Italia la destra tende a riprodurre il tessuto politico degli ultimi quarant'anni della nostra storia. La rottura, per essere davvero tale, in questo Paese non può che farla la sinistra». Di fatto, con la sua ultima sortita ad effetto, Cossiga si è candidato ad essere la nuova stella cometa del Polo. E in più, come dice Sogno, il Picconatore «ha la capacità di agire per ricreare l'identità nazionale». O almeno, una delle due parti dell'identità nazionale. Se poi sarà un nuovo de Gaulle, bisognerà vedere. Avrà Cossiga la statura sorprendente di un leader che aveva come massima il «situarsi sempre sulla cima, là dove non vi sono ingorghi»? Antonella Rampino

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