Nella sua città

Nella sua città Nella sua città «Vicina agli intellettuali cattolici Anche Wojtyla certamente la conosce» A Francoforte Editori sorpresi «Chi è costei?» F l'inizio di un nuovo capitolo per la storia della cultura europea L A Polonia (come la Russia, più degli altri Paesi slavi e certamente più dell'Occidente) ama la poesia come fatto in sé. Parlare in versi è da tutti considerato più nobile e più raffinato che parlare in qualunque altro modo. Chi sa farlo è subito amato e rispettato, e così succede alla signora di Cracovia che indubbiamente sa esprimersi in poesia con sobrietà e gusto perfetti, tanto da suscitare persino dispute filosofiche. La Polonia - è il primo pensiero che viene in mente di fronte alla notizia di questo premio Nobel - è certamente la nazione alla quale si addice un grande premio di letteratura conferito a un poeta. Grazia Deledda HIUSA nella sua «dacia» di Zakopane, nei "latra, la catena di montagne che circonda Cracovia da meridione, Wislawa Szymborska, nel momento del massimo successo non risponde al telefono. E' timida, frequenta solo i suoi amici letterati, pubblica raramente i suoi versi e evita i contatti con la stampa. Ma a Cracovia gli amici sottolineano anche il carattere politico dei suoi versi, politico nel senso filosofico, platonico, di preoccupazione per lo Stato, per il bene comune. E si domandano se anche il conferimento del Nobel, assegnato a un poeta polacco per la seconda volta in pochi anni, possa avere un significato politico. Ma tendono a escluderlo perché, dicono, la sua poesia è di un valore che va ben al di là dei confini della Polonia. Proprio la settimana scorsa la Szymborska aveva vinto il premio del Pen Club polacco, e il presidente del club Artur Miedzyrzecki nel discorso di conferimento aveva previsto che «prima o poi avrebbe ottenuto il Nobel». Certo Cracovia, culla della letteratura e dell'arte polacca, vive un momento straordinario. Anche Czeslaw Milosz, quando era in Polonia, era legato a quella città e ai suoi movimenti culturali. Ma Cracovia inevitabilmente fa venire in mente Karol Wojtyla, anche lui poeta, anche lui autore di parole FRANCOFORTE semplici e profonde. «Non credo che lei conosca il Papa, ma certamente il Papa conosce bene la sua poesia», dice Jerzy Turowicz, fondatore a Cracovia di quello che è stato per tanti anni l'unico settimanale cattolico della Polonia comunista, il Tygodnik Powszechny. E racconta come negli ultimi tempi Wislawa Szymborska, vedova di Kornel Filipowicz, scrittore e collaboratore del Tygodnik Powszechny, si sia avvicinata al gruppo di intellettuali cattolici che gravitano attorno al prestigioso settimanale. Tanto più in Vaticano la notizia del Premio Nobel alla poetessa di Cracovia è stata accolta con grande soddisfazione. Wislawa Szymborska conclude una sua poesia, La fiera dei miracoli, in cui elenca in tono anche ironico una lunga serie di eventi che sembrano normali ma invece sono straordinari, con un verso: «L'inimmaginabile è immaginabile». E' forse quello che pensa oggi del suo destino di poeta. Karol Wojtyla Il Comitato Nobel ha forse voluto mettere a fuoco la presenza ormai indiscussa di quell'Europa che siamo abituati a collocare a Est, docili alla geografia, anche se nello spirito è (come la Polonia) totalmente legata all'Occidente. Sta tornando l'integrità culturale di mi mondo a molte voci e non è più un atto pole- mico dare un premio a un poeta dell'Est. L'intenzione è certamente quella di confermare ed esaltare l'inizio di un nuovo capitolo nella storia della cultura europea. Il poeta premiato, che rifiutò l'artificio dell'utopia, è fra coloro che hanno contribuito alla rinascita. Per chi ha seguito con trepidazione e ammirazione la lunga lotta della Polonia per la libertà è prezioso anche questo aspetto del premio. Negli elenchi dei premi scientifici nomi di donne compaiono spesso. Più raramente in quelli dei grandi premi letterari. Fra i Nobel non ne ricordo che otto: Selma Lagerlòef, Grazia Deledda, Sigrid Undset, Pearl Buck, Gabriela Mistral, Nelly Sachs, Nadine Gordimer, Toni Morrison. Wislawa Szymborska è assolutamente femminile nel pensare e neh"esprimersi. E' alle prese per quel che mi è dato di capire - con la vita vissuta nella concretezza fernminile. Per lei la vita si fa enigma e travaglio, per il cuore e per la mente, attraverso le sue due esperienze cruciali: l'amore e la morte. Le vive con sensibihtà e perspicacia femminili, senza debolezza. Nel riconoscimento che le è stato dato è presente un altro aspetto di un nuovo capitolo culturale e umano. Irina Alberti