L'amico Milosz
L'amico Milosz L'amico Milosz «Isuoi versi sono ironici e amari in svedese hanno un suono stupendo» E' Ih [accettarlo, anno modi per esprimere la loro prole- |sta. l'anno quadretti, ad esempio questo: A un primo sguardo nulla di particolare. Si vede uno specchio d'acqua. Si vede una delle sue sponde. Si vede una barchetta che s'affatica. Si vede un ponte sull'acqua e genie sul [ponte. La gente affretta visibilmente il passo perché da una nuvola scura la pioggia ha appena inizialo a scrosciare. Il Tallo è ihe poi non accade nulla. Li nuvola non muta colore né forma. Li pioggia né aumenta né smette. La barchetta naviga immollile, hi genie sul ponte corre proprio là dov'era un attimo prima. E' difficile esimersi qui da un commento: Il quadrello non è affatto innocente. Qui il tempo è sialo fermalo. .Non si è più tenuto conio delle sue leggi. IjO si è privalo di influenza sul corso degli svedese (come hanno fatto alcuni critici e autori italiani): «E' una grande poetessa, punto e basta. L'ha vinto per i suoi meriti letterari. Appartiene alla cultura mondiale. Non è una poetessa politica, dunque non capisco come si possa solo pensare che si tratti di un "Nobel politico"». L'ipotesi della vittoria, è un'altra. Non dettata dalla geopolitica, ma dall'armonia. «Il suo segreto, forse, è un'ottima traduzione in svedese. In quella lingua i suoi versi hanno un suono meraviglioso». Milosz è amico di Wislawa Szymborska (l'ha conosciuta quest'anno durante un viaggio a Cracovia) e ha tradotto i suoi versi in inglese. «E' letta e amata in Polonia. Ha uno spiccato senso dell'ironia. Gioca spesso sul crinale tra poesia e saggio, utilizzando gli elementi della nostra comune eredità culturale, scrivendo per esempio delle donne di Rubens o del Barocco. Non sarebbe rimasta però fedele, allo spirito dei suoi SAN FRANCISCO E' il trionfo della letteratura polacca del XX secolo. E' la seconda volta che accade. Una conferma della posizione eccezionale che riveste nella cultura mondiale». Dice il poeta Czeslaw Milosz, vincitore del Nobel nell'80, senza nascondere la gioia sincera per la vittoria di Wislawa Szymborska. Ha appena ricevuto la telefonata «emozionata e gonfia di terrore» dalla sua amica e compatriota. «Wislawa - dice Milosz - è una persona molto appartata, sensibile, rifugge la luce dei riflettori. E' ovviamente felicissima, ma è anche terrorizzata dal rumore della fama. Se lo aspettava? Forse, perché s'era fatto il suo nome già lo scorso anno. Ora si è rintanata in montagna, a Zakopane, per metabolizzare la notizia». S'indigna, invece, Milosz al solo sentire parlare di «Nobel politico», di scelte extra-estetiche, di bizzarre alchimie dell'Accademia tempi se avesse mantenuto solo tonalità serene. La sua è, diciamolo francamente, una poesia molto amara sotto l'apparente patina leggera». A quali grandi autori si potrebbe paragonare? «A Beckett o a Larkin. Però, contrariamente a loro, la Szymborska ci propone un mondo dove è possibile respirare. Alla fine, nonostante tutto, si riafferma sempre l'enorme multiformità e lo splendore dell'esistenza umana». Bruno Ventavoii
Luoghi citati: Cracovia, Polonia, San Francisco
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