Allarme alle Poste ventimila sono a rischio
La Finanziaria fa slittare la privatizzazione dell'ente al 31 dicembre '98. Proclamato lo stato di agitazione La Finanziaria fa slittare la privatizzazione dell'ente al 31 dicembre '98. Proclamato lo stato di agitazione Allarme alle Poste, ventimila sono a rischio Mentre il ministro del Lavoro dice stop ai prepensionamenti Per Treu è uno strumento superato «Gli episodi aperti saranno chiusi poi basta Si volta pagina» ROMA. Il ministro del Lavoro Tiziano Treu ha dato ieri un secco stop ai prepensionamenti, che indubbiamente hanno contribuito non poco ad allargare la voragine dei conti della previdenza pubblica. «E' uno strumento esaurito - ha dichiarato nel corso di una audizione alla Commissione lavoro della Camera - ed il governo non ha intenzione di utilizzarlo più. Gli episodi aperti saranno chiusi, poi basta». Ma, proprio in coincidenza con il drastico altolà di Treu, è esploso un altro caso clamoroso, che sarà assai difficile controllare e risolvere senza il ricorso a massicci prepensionamenti: ben 20 mila lavoratori postelegrafonici rischiano di perdere il posto di lavoro in seguito allo slittamento al 31 dicembre '98 (previsto dalla finanziaria '97) della trasformazione dell'Ente Poste in S.pA., cioè della sua privatizzazione. Il governo potrà insistere sulla chiusura della fase dei prepensionamenti di fronte ad una nuova «grana» di tedi proporzioni? I sindacati dei postelegrafonici di Cgil-Cisl-Uil sono subito scesi in campo, proclamando lo stato di agitazione contro il rinvio della privatizzazione, sollecitando immediati incontri con i gruppi parlamentari e chiamando in causa la responsabilità delle forze politiche rispetto al futuro di «una azienda strategica per l'economia e la democrazia del Paese». Secondo i sindacati, la decisione di slittamento appare «assolutamente immotivata» rispetto ai risultati sin qui conseguiti. «Non si comprende precisano - la ragione del differimento, a quale logica essa risponde e quali oscuri interessi E intende tutelare a scapito di quelli più generali». Tanto più, aggiungono, che per agevolare il percorso della ristrutturazione aziendale i lavoratori postelegrafonici hanno accettato i sacrifici conseguenti, anche al fine di concorrere al risanamento dell'azienda che presentava un deficit annuale di circa 4 mila 500 miliardi. «Ma ora - concludono i sindacati - quale ulteriore ristrutturazione deve subire una categoria già interessata a processi di riorganizzazione tuttora in corso per raggiungere gli standard europei? Forse nuovi e più pesanti contrazioni dei livelli occupazionali?». Forse non basta il taglio già attuato di 50 mila posti di lavoro, né è considerato sufficiente paradossalmente un aumento di produttività individuale superiore al 20%. «Dietro questa manovra - precisa Nino Sorgi del sindacato postelegrafonici della Cisl - si nasconde un altro taglio di 20 mila unità. A questo assurdo disegno ci opporremo con tutte le nostre forze. Sembra inevitabile un autunno caldo nelle poste». Il ripensamento del governo, incalza il segretario generale della Uil-poste Paolo Tulio, è ancora più preoccupante perché accompagnato da provvedimenti che compromettono il rientro del deficit aziendale che si stava perseguendo anche attraverso pesanti riduzioni di organico. E' una preoccupazione, spiega il sindacalista, rafforzata dalla proposta di introdurre dal gennaio '97 la cassa integrazione nel settore: una «minaccia lampante ai livelli occupazionali». LE POS PORTALETTERE Il ministro del Lavoro Tiziano Treu MILIARDI DI LE TE SN (DAT11995) 188.000 DIPENDENTI 50.000 14300 SPORTELLI 9 TTERE E PA 11.000 ARDI RICAV 16.000 ATRIMONIO I CSFRE CCHI L'ANNO I '95 MMOBILIARE 1
Persone citate: Nino Sorgi, Paolo Tulio, Tiziano Treu, Treu
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