«Il pizzo sulla malata di cancro»

Avrebbe chiesto mezzo milione per non dimetterla. Ma lui: «Falso, è soltanto un malinteso» Avrebbe chiesto mezzo milione per non dimetterla. Ma lui: «Falso, è soltanto un malinteso» «Il pino sulla malata di cancro» Roma, primario in cella per concussione ROMA. La paziente è in fase terminale. Un cancro la sta consumando velocemente e ogni possibile terapia è stata prestata. Non resta che attendere la fine. Certo, ma non in ospedale, perché il letto va liberato per i casi urgenti. Che può fare la famiglia? Prega, scongiura il primario di tenere l'anziana morente in corsia - ha 70 anni -, di non farle mancare l'assistenza del personale qualificato, perché in casa l'angoscia per una morte imminente non si può reggere. E che fa il primario? Sospira, riflette, poi sussurra che «sì, forse, se mi fate un regalino», la sistemazione si può trovare. E per dimostrare la sua buona volontà trasferisce subito la paziente in una camera singola. Ma il figlio della donna decide di fargli pagare il «sopruso» e lunedì sera va in commissariato a raccontare tutta la storia. E' accaduto all'ospedale «Cartoni» di Rocca Priora, piccolo comune dei CasteUi romani, che da ieri ha il suo direttore sanitario, il dottor Domenico De Goni, rinchiuso nel carcere di Regina Coeli, accusato di concussione. La trappola viene preparata negli uffici del commissariato di Frascati. Quando il figlio della degente racconta la sua esperienza, gli agenti gli consigliano di preparare il «regalino», non prima di aver fotocopiato le banconote che intende lasciare nella busta per il primario: 500 mila lire. Sarà proprio con quella busta tra le mani che gli ispettori Mauro Fioranelli e Giovanni Rago troveranno il medico, nel suo studio all'ospedale Cartoni. RAZZISMO ALLA USL ■MILANO L dottore: «Signorina, dov'è nata?». La paziente: «A Battipaglia». Dottore: «Provincia di...?». Paziente: «Salerno». Dottore: «Ah! Ma che Salerno e Salerno! Africa, dica Africa! Non lo sa che dal Po in giù sono tutti africani?». Lunedì 1° ottobre, ambulatorio Usi 14, via Oglio, zona Corvetto, dove Milano confina con l'autostrada del Sole. Roberta, 19 anni, la paziente, forse non ha capito bene. «Dottore, sta scherzando o la sua è una discriminazione?». Il dottor P., dalla risposta che segue, non sta scherzando. «Ma quale discriminazione, allora lei è anche ignorante. Africa, dal Po in giù Africa e africani!». Roberta era andata alla Usi per un semplice certificato di sana e robusta costituzione, per una banale visita, nome e cognome, data e luogo di nascita e via. E invece eccola davanti al dottor P. che non ha ancora finito la sua lezione. «Lui si è messo a compilare il certificato - racconta Roberta - e continuava a ripetere che sotto il Po sono tutti africani. Io non sape- LA VIRILITÀ' RITROVATA ROMA IENTE più insuccessi fra le lenzuola, niente più brutte figure che possono ridicolizzare il maschio agli occhi della partner. L'andrologia ha un'arma in più per sconfiggere l'impotenza e ridonare nuovi slanci ai giochi d'amore: il pacemaker del sesso. Si tratta di un involucro ovoidale di due centimetri per tre, da impiantare nello scroto attraverso una piccola incisione chirurgica e da collegare a sensori innestati alla base del pene e nei suoi corpi cavernosi. Gli andrologi lo definiscono «neurostimolatore elettrico del pene» e non nascondono che questo dispositivo potrà riaccendere il desiderio. Secondo una recentissima indagine della Società Italiana di Andrologia su 3.000 uomini dai 20 anni in poi e di tutte le regioni risulta che 1' 11 per cento dei maschi italiani adulti ha problemi di erezione. Dopo i 70 anni si sfiora il 70%. All'estero, la ì Al momento dell'arresto De Gori si mostra sbigottito, cerca di convincere tutti che «si è trattato di un malinteso». Ma poi riprende il controllo di sé e dichiara di essere sereno: «Mi difenderà mio fratello, sto tranquillo». Sta parlando di Giuseppe De Gori, avvocato romano noto per essere stato il legale della de durante i processi Moro e attuale difensore di Francesco Pazienza. Come ha appreso la notizia dell'arresto del fratello? «Sono sicuro che non è un concussore, non può aver fatto una cosa simile, lo conosco bene». Avvocato De Gori, ha parlato con lui? «Sì, certo. Si tratta di un grosso equivoco. I parenti della sua paziente volevano pagare perché la donna potesse rimanere in ospeda¬ mento dell'arresto, il dottor De Gori ha parlato di «malinteso)). A lei ha spiegato che cosa intendesse dire? «Ma certo! Quel tale gli ha rifilato la busta e se n'è andato. Lui l'ha aperta e ha visto i soldi: voleva rincorrerlo, ma ha sentito bussare alla porta del suo studio. Era la polizia che l'ha preso con i soldi in mano. In flagranza di reato... ma quale reato? Non aveva chiesto lui quel denaro». Sarà questa la sua linea di difesa? «Questa è semplicemente la verità. Tutta Rocca Priora sta dalla sua parte, è un uomo onesto. E io sono affranto: il mio unico fratello è rinchiuso a Regina Coeli». le. Ma questo non era possibile, perché il nosocomio funziona per i casi di emergenza, non per le lungodegenze». Però il dottor De Gori, a quanto pare, sarebbe stato pronto a chiudere un occhio, anzi tutti e due, se avesse ricevuto un piccolo contributo. «Chi parla così e lo accusa non lo conosce. Mio fratello non ha mai chiesto soldi a nessuno. Tutto quello che avrebbe accettato come regalo è una bottiglia di cognac. Mimmo è un bravo medico, e non è certo avido: lei sa di qualche altro primario che a 58 anni viva con moglie e tre figli in una casa in affitto, in una casa non di sua proprietà?». Questa non sembra una decisiva prova d'innocenza. Al mo¬ Daniela Damele A destra Mandy Allwood che ieri ha perso gli ultimi dei suoi otto bambini in un aborto spontaneo