Necci resta in carcere
FERROVIE E FERROVIE E Necci resta in carcere La Spezia, dal gip un secondo «no» ILA SPEZIA L sostituto procuratore Silvio Franz è uno che non si lascia travolgere dalle voci o dall'imbarazzo. Avete inviato avvisi di garanzia a Di Pietro e a Prodi? gli chiedono con scarso tatto. Perché c'è pure un'interpellanza di Domenico Gramazio di An... Lui socchiude gli occhi e risponde, sottovoce come sempre: «Chiedetelo a Gramazio, io non dico niente. 0 meglio, smentisco che siano indagati i politici, non è assolutamente ve ro». Altra domanda: questa indagine s'intreccia con quella sullo smaltimento dei rifiuti tossici che ha creato tanto allarme? «No». Volta le spalle ed entra nel suo ufficio. Per riapparire subito perché, forse, laggiù sullo sfondo, qualche legame si può anche indovinare. «Intendiamoci, allo stato, dico no. Fra qualche mese non lo so». E così, l'orizzonte dell'inchiesta «Tangentopoli 2», filone armi e affini, potrebbe essere diverso da quello che s'intuisce oggi. Perché, in questo momento, il pilastro sembrano quelle dozzine di bobine che recano incise le voci di Pier Francesco Pacini Battaglia, detto «Chicchi»; di Emo Danesi, quello dei telefoni che fece una strada strepitosa non appena si ficcò in tasca la tessera di socio dell'onorata Loggia Propaganda 2, o P2; di altri preziosi ragazzi del coro. Gli uomini del Gico, il raggruppamento della Guardia di Finanza che indaga sulla criminalità organizzata, hanno portato quei chilometri di nastro su al quinto piano del Palazzo di Giustizia, nella stanza del sostituto procuratore Alberto Cardino, e tutti hanno passato oro ad ascoltare e riascoltare per togliersi dubbi, mai ce ne fossero stati. Hanno riesaminato la posizione di coloro per i quali avevano proposto le manette: Pacini Battaglia, Danesi, Daniel Buaron, Ercole Incalza, Paolo Mineni, Necci, Paolo Perotti, Silvio Rizzotti, Giorgio Rocco, Felice Emilio Santonastaso, Stefano Spinelli; e poi quella di Enrico Mineni, per il quale la proposta erano gli arresti domiciliari. Si è voluto, soprattutto, aver chiari i motivi per i quali il gip aveva risposto picche in alcuni casi. E mentre i pm cercavano dal registratore nuovi spunti e qualche lume, Diana Brusacà, giudice per le indagini preliminari, spazzava gli ultimi interrogativi e alle 13,10 depositava in cancelleria l'ordinanza sulla richiesta di scarcerazione per Lorenzo Necci, il monarca dei treni costretto all'abdicazione. Aveva risposto «no», ma ai cronisti che la attorniavano famelici ha detto sol- megati i ve non li abbia soddisfatti: «Una pagina dattiloscritta e due righe», ha commentato Masseglia, quasi a far capire che il gip aveva soltanto sfiorato il merito della questione. Più aggressivo l'avvocato Balducci, tanto: «Ho deciso e depositato, ma nessun commento sulla decisione». In cancelleria, un minuto più tardi, sono entrati i difensori, Paola Balducci e Paolo Masseglia. Inutile sottolineare come il documento Vertice tra i giudici e gli uomini del Gico per passare al setaccio dozzine di bobine La Procura: nessun politico è indagato Si tratta di voci prive di ogni fondamento te al più presto, persistono quelle esigenze cautelari che impediscono la remissione in libertà». Certo, ha aggiunto, la difesa apprezza il lavoro dei giudici, ma la necessità di tenere dentro Necci proprio non la vede. E poi, quell'esigenza, «nell'ordinanza è ritenuta molto in astratto». Del iesto, il rischio che ^avvocato» torni a fornicare con tangentari e maneggioni sarebbe sfumato, ormai, essendosi «dimesso dalla propria carica sociale». Né sarebbe in grado di inquinare le prove. E poi, la procura poteva ben andare più a fondo, magari chiedendo lumi direttamente a quelli che hanno la voce incisa sul nastro o il nome dei quali è in qualche modo venuto in luce. Nel pomeriggio è toccato alla moglie, Paola Marconi, informare Necci. Per l'occasione, la signora ha indossato un tailleur nero. «Me l'aspettavo», le ha sussurrato ^«avvocato» non appena l'ha vista. E a lei non è rimasto che consegnargli «... E venne chiamata due cuori», di Mario Morgan: la storia di una dottoressa che per una ricerca va in una tribù di aborigeni australiani. Dovrebbe stare con loro due, massimo tre giorni e ci rimane sei mesi. Entrato in carcere con la speranza di rimanerci poco, Necci rischia di trascorrere in cella almeno tre mesi, perché il gip non ha indicato limiti temporali alla carcerazione. La difesa di Necci promette «nuove battaglie» e l'avvocato Balducci ricorda come il 9 ottobre tocchi al Tribunale della libertà decidere. Ma anche i giudici del riesame saranno assillati da dubbi. Oggi 1'«avvocato» sarà interrogato alle 14,30 da David Monti, sostituto procuratore di Aosta, che conduce l'inchiesta su «Phoney money». Monti è atteso a metà mattinata e con i pm di La Spezia dovrebbe, come si dice, compiere un «giro d'orizzonte». Poi, nel pomeriggio, visita a Villa Andremo, il carcere. Nell'interrogatorio Necci sarà assistito dall'aw. Masseglia, perchè il difensore naturale, Massimo Dinoia dello studio Stella, ha rinunciato all'incarico: «Da lunedì, checché ne dica Giuliano Ferrara». Nella fotgrande Lorenzo Nella fotopiccola a sinistra il gip Diana Brusacà che parla a raffica, per due minuti filati, e non nasconde tutto il malumore della difesa. «Il magistrato ha ritenuto che per la complessità dell'indagine, per una serie di attività istruttorie che devono essere svol- sp to Necci o
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