«Parigi vi aprirà le porte»

il il TRA POLITICA E ECONOMIA «Parigi vi aprirà le porte» Fitoussy: ma sui cambi ci sarà guerra mSmm che, forse a torto, considerano una svalutazione competitiva». Il governo italiano replica che la lira si è deprezzata contro la sua volontà. E fa notare che nell'ultimo anno la nostra moneta ha recuperato il 17% sul franco. «E ha ragione. Nel '92 Roma ha imboccato la via del rigore economico e della stretta monetaria. E ha bruciato, secondo me a torto, grandi risorse per sfuggire a una svalutazione inevitabile per via del rifiuto della Banque de France e della Bundesbank di abbassare i tassi. Poi le tempeste valutarie del '92 e del '93 hanno tolto alla lira oltre il 35% sul franco. Il nuovo cedimento all'inizio del '95 ha esasperato i francesi». L'Italia teme che il prezzo da pagare per riportare la lira a 950 sul marco e 270 sul franco sia troppo alto. E' l'inizio di una grande trattativa? «Comincia una partita decisiva. Il problema non è tanto il rapporto franco-lira, che personalmente ritengo abbastanza equilibrato, quanto le parità con cui le divise europee entreranno nell'unione monetaria. Parità irrevocabili, ipoteche sulla competitività delle imprese e sulla politica economica dei vari Paesi europei. Nessuno di loro può permettersi che un altro entri nell'unione monetaria con una divisa troppo debole. Accusarsi l'un l'altro fa parte del gioco. Chirac e gli industriali francesi ritengono che la lira debba ap¬ CPARIGI HIRAC ce l'ha con l'Italia? Ma no. E' una tattica. Il nostro Presidente attacca Prodi non perché ne disapprovi la politica, ma per indurlo a proseguire sulla strada della lira forte. La Francia non accetterà che l'Italia entri nell'unione monetaria con una lira ancora debole, vorrebbe che recuperasse sul franco e sull'euro. Lo chiedono gli industriali francesi, che ancora risentono della maggior competitività degli italiani». Jean-Paul Fitoussy, presidente dell'Osservatorio francese delle congiunture economiche e docente all'Istituto di Studi politici di Parigi, è l'economista che ha messo a soqquadro l'establishment europeo con il suo libro su Maastricht «Le débat interdit. Monnaie, Europe, pauvreté». Professor Fitoussy, il ministro Visco parla di una «conventio ad excludendum» contro l'Italia. Chirac dice che non ce la faremo. Parigi vuole Roma fuori dall'Europa? «No. La Francia anzi ha interesse che l'Italia entri nell'unione monetaria subito. Senza italiani e britannici la nuova Europa coinciderebbe con l'area del marco. E, nel tète-à-tète franco-tedesco sulle questioni aperte, come la definizione della Banca centrale europea, Parigi finirebbe per soccombere. No, Chirac vuole l'Italia in Europa e la lira nella moneta unica. Non una lira così debole, però. Vede, tra i francesi è ancora diffuso il rincrescimento nei confronti di quella prezzarsi rispetto all'euro. Che è come dire che il franco deve scendere». E di quanto deve salire la lira? «Dopo il recupero del '96, la vostra moneta è ancora sotto del 20% rispetto ai livelli del '92. Credo che, in termini nominali, sia destinata a restare stabile. Il che significa che, in termini reali, senza tener conto dei prezzi, risalirà ancora». A dicembre Juppé ha criticato il modello italiano, «basato su moneta debole e spesa fuori controllo». Ora che Prodi vara una finanziaria durissima, ci si poteva aspettare un segnale positivo. Invece. Chirac non ci ha perdonato il no ai test nucleari? O vorrebbe imporci altri sacrifici? «Juppé sbaglia a criticarvi, perché il modello economico che l'Italia ha scelto in questo decennio è 10 stesso che la Francia si è data qualche anno prima: il modello di Bonn, rigore più bassa inflazione. Chirac è rimasto deluso da come l'Italia lo ha accolto: si attendeva solidarietà in funzione anti-tedesca, ha avuto una dura polemica su Mururoa. Ora vi punzecchia ma non attacca la finanziaria, anzi, la apprezza. Prima di accogliervi nel "primo gruppo" europeo, però, vuol sapere se 11 rigore italiano è finalizzato a risanare la finanza pubblica (e a rafforzare la lira) o soltanto a superare l'esame di Maastricht». Aldo Cazza Ilo

Persone citate: Aldo Cazza, Chirac, Prodi, Visco