la pace sotto il Vesuvio

OGGI VERTICE A NAPOLI OGGI VERTICE A NAPOLI la pace sotto il Vesuvio Dini: ho risolto io la crisi IROMA NCOMINCIA oggi a Napoli il vertice della riconciliazione tra Italia e Francia. Dopo il rinvio dell'anno scorso provocato dalle polemiche sui test nucleari francesi a Mururoa e dopo il quasi-rinvio dell'altro ieri dovuto alle affermazioni di Chirac sulla lira, la riunione annuale tra i due Paesi toma finalmente in carreggiata. Sia Palazzo Chigi che la Farnesina ostentavano ieri grande ottimismo. «Con la Francia ha promesso Lamberto Dini - ci sarà un ottimo vertice». Il ministro degli Esteri ha anche voluto sottolineare il ruolo da lui svolto nella soluzione alla crisi scoppiata martedì: <cA Lussemburgo ho sbloccato la situazione concordando con il mio collega francese de Charette la dichiarazione che poi abbiamo ottenuto da Chirac». Roberto Nigido, consigliere diplomatico di Romano Prodi ha confermato: «L'incidente che si stava per creare martedì è onnai chiuso». Certo, rimane il dubbio sulla questione che ha poi scatenato tutta la bufera: (; cioè se Chirac abbia detto come le agenzie di stampa hanno riportato - che, a suo avviso, l'Italia non ce la farà ad essere nel primo Prodi: altri Paesi hanno fatto alcuni trucchetti Il presidente francese Jacques Chirac gruppo che parteciperà all'unione monetaria. Ma su questo punto il governo ha deciso di sorvolare. «Secondo la trascrizione che ci è arrivata dalla Francia - ha spiegato il portavoce di Palazzo Chigi, Francesco Luna - Chirac non ha fatto alcun riferimento all'Italia». E lo stesso Prodi, in un'intervista che comparirà oggi sul quotidiano francese Le Figaro, sostiene che «le dichiarazioni di Chirac si riferivano al passato» e che «negli ultimi tempi il marco è sotto le mille lire e noi dobbiamo ora affrontare il mugugno dei nostri esportatori». «Jacques Chirac - afferma ancora il presidente del Consiglio - è un uomo politico abbastanza fine per capire l'importanza per la Francia e per l'Italia di collaborare su basi solide». Anche Lamberto Dini e il vice premier Walter Veltroni hanno gettato altra acqua sul fuoco spiegando ai giornalisti che le considerazioni di Chirac sulla sotto-valutazione della lira andavano intese «nel loro giusto contesto storico». Nella baia di Napoli, dunque, tutto è pronto per ricevere al meglio il Presidente francese. Sarà Romano Prodi ad accoglierlo a Capodichino verso le sei di sera. Chirac alloggerà con la sua nutrita delegazione (i ministri degli Esteri, della Difesa, degli Interni, del Tesoro, dell'Industria) all'Hotel Vesuvio. Alle nove il presidente Scalfaro offrirà un pranzo in onore del Presidente francese a Capodimonte. Gli incontri di lavoro inizieranno venerdì mattina a Palazzo Reale, dopo una breve visita di cortesia del sindaco Antonio Bassolino a Chirac. Il piatto forte dei colloqui sarà naturalmente la moneta unica. E qui toccherà a Prodi spiegare a Chirac come il governo conta di portare l'Italia all'Euro con il gruppo di testa. Il presidente del Consiglio aveva già anticipato questa intenzione a Chirac in una lettera inviatagli a inizio settembre, ma alla luce delle considerazioni fatte (e poi smentite) dal presidente Chirac in questi giorni, la lettera non deve essere stata molto convincente. Ora però Prodi può gettare sulla bilancia tutto il peso della Finanziaria appena varata dal governo. Che avrà pure le sue debolezze, ma che secondo il presidente del Consiglio non sono paragonabili alle «soluzioni di facciata» adottate dai francesi. «E se i francesi la fanno franca - ha detto in un'intervista apparsa ieri sul Financial Times - allora anche noi faremo ricorso a un paio di trucchetti». Altro tema scottante: il rientro della lira nello Sme. La Francia lo vuole al più presto, ma ancora ieri l'Eliseo sosteneva che la lira deve fare «ancora un po' di recupero» nei confronti del franco francese. Non è detto che il governo italiano sia d'accordo: anzi, alcuni ministri, tra cui Augusto Fantozzi (Commercio estero), pensano che la lira si stia rafforzando troppo in queste ore. Chirac e Prodi cercheranno anche di dare un nuovo impulso ai lavori della Conferenza inter-governativa (Cig) che deve gettare le basi dell'unione politica tra i Quindici e che, a detta di tutti, langue da mesi. Si parlerà anche di sicurezza europea e di Nato. E non è da escludere che Chirac, impegnato in un braccio di ferro con Washington per ottenere il comando Sud dell'Alleanza, che si trova per l'appunto a Napoli, non chieda una mano al suo «nuovo amico» Romano Prodi. Andrea di Robilant DALLA PRIMA PAGINA IL FIANCO SCOPERTO portavano alla bocca rari bocconi di malavoglia, gli occhi nel piatto. A tavola un disastro. E un disastro nello studio ovale, un disastro in giardino sotto i teleocchi della mondovisione, dove li abbiamo visti tutti: Arafat e Netanyahu sembravano due astiosi malati costretti a passeggiare nel parco di una clinica insieme a un importante parente venuto per loro. I fotografi erano disperati, anche se Bob Dole accusa Clinton di aver organizzato non un vertice di politica estera ma un servizio fotografico. Non c'era atmosfera, non esistevano sguardi, sorrisi credibili, sembrava tutto finto. Arafat e Netanyahu sono stati sempre vicini, hanno respirato la stessa aria e calpestato la stessa ghiaia, ma non si sono mai guardati in faccia. Così è stato il vertice di questi primi due giorni di ottobre. Clinton si trova dunque con un fianco scoperto e su quel fianco Bob Dole ha preso la grave e inconsueta decisione di attaccare il presidente nel corso di una crisi.