«Ho mentito per mio figlio»

«Ho mentilo per mio figlio» «Ho mentilo per mio figlio» Finanziere: mai preso tangenti Fininvest magistrato che rappresenta la pubblica accusa. Ielo incalza, gli chiede di mazzette, imprese, verifiche e soldi. Per provocarlo gli ricorda il suo stato di servizio. Dice, il pm: «Come mai aveva così paura del carcere... lei che stava nei berretti verdi, che aveva lavorato con l'antiterrorismo...». Ma il maresciallo Arces non si smuove, nemmeno di un millimetro: «Un conto è l'abnegazione al servizio...». E un conto è il carcere. Quei giorni a Peschiera, buttato da Antonio Di Pietro mentre arresto dopo arresto crollavano sottufficiali, ufficiali e generali delle Fiamme gialle. Compreso il maresciallp Arces, che adesso nega tutto. Al processo milanese contro Silvio Berlusconi e gli altri imprenditori accusati di aver pagato militari corrotti, Giovanni Arces deve rispondere di una sola tangente: i 10 milioni che avrebbe intascato dalla Mediolanum, società del Gruppo Fininvest. Ma l'elenco delle sue confessioni - adesso ritrattate è molto più lungo. Ci sono infatti altre sei tangenti da altrettante imprese: 5 milioni da Bemberg, 10 milioni da Ausimont, 7 milioni da Alleanza Assicurazioni, 12 milioni e mezzo da Rinascente, 10 milioni da Bracco farmaceutica e 10 milioni da Selma. «Non è vero niente», risponde, accusa dopo accusa, mazzetta dopo mazzetta il maresciallo Arces. Chiede Ielo: «E quei verbali?». Pronta la risposta del sottufficiale: «Non rispondono al vero». Stessa scena un anno fa, aprile '95, processo a Brescia al generale Giuseppe Cerciello. Interrogato in aula come testimone, Arces smentì tutto. Il presidente del Tribunale trasmise allora gli atti alla procura di Brescia per autocalunnia, dove il procedimento è ancora aperto. Ricchi i verbali del maresciallo delle Fiamme gialle, davanti al gip Andrea Padalino. C'è anche una confessione tutta nuova, su una tangente della società Selma. Spiega, Arces: «E' vero, non mi era stata contestata. Ma volevo evitare che mi si accusasse anche di quello, con un nuovo ordine di arresto che mi avrebbe tenuto in carcere». Poi il sottufficiale fa mettere a verbale che gli era stato consigliato di avere buoni rapporti con gli imprenditori, perché «se piove, piove per tutti» e che lui aveva capito che così sarebbero arrivati soldi per tutti, circostanza che oggi nega. Nuova udienza del processo Berlusconi lunedì prossimo, quando saranno sentiti il maresciallo Giuseppe Capone, Salvatore Sciascia del servizio fiscale Fininvest e Paolo Berlusconi, [r. m.J A

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