Tassi e lavoro Romiti va all'attacco

Il presidente Fiat chiede una riduzione del costo del denaro. «Gli oneri sulla busta paga, tangente scandalosa» Il presidente Fiat chiede una riduzione del costo del denaro. «Gli oneri sulla busta paga, tangente scandalosa» Tassi e lavoro. Romiti va all'attacco «E subito le privatizzazioni» ROMA. Appena i tassi di interesse caleranno, e ciò avverrà con l'ulteriore calo dell'inflazione, l'Italia godrà di ulteriori benefici che le consentiranno di entrare fin dall'inizio a far parte del gruppo di testa dei Paesi dell'Unione monetaria europea. A esprimere questa convinzione è il Ragioniere generale dello Stato, Andrea Monorchio, sentito ieri in commissione Bilancio e Tesoro della Camera sulla riforma del bilancio dello Stato. «Ho una convinzione - ha detto Monorchio al termine dell'audizione -, L'Italia è un grande Paese e se saprà dimostrare, come ha già dimostrato nel '95, che sa far flettere il rapporto debito-Pil e mantenere questo andamento, l'Unione europea non si priverà «Occorre stare in guardia»: la risposta del governatore Antonio Fazio a chi gli chiede di abbassare subito il tasso di sconto è tra le righe di un discorso astratto e complicato. Il succo è che un governo può fare scommesse politiche, una banca centrale non può permetterselo. Il governo Prodi può decidere di giocarsi il tutto por tutto sull'ingresso nell'«Euro»; la Banca d'Italia con la sua politica monetaria deve pensare a difendere la stabilità della moneta, «pronta a intraprendere azioni preventive» nel caso di rovesci imprevisti, o di fallimento delle «altre politiche». Dunque Fazio non mollerà: «La politica monetaria restrittiva è volta a sradicare definitivamente la mentalità inflazionistica che ha prevalso negli Anni 70». I dati sui prezzi al consumo in settembre, secondo lui, dimostrano che l'obiettivo non è stato ancora raggiunto. Proprio perché manca poco, rallentare adesso non vale la pena: «Per una banca centrale, o meglio per un Paese nel suo insieme, la credibilità è fondamentale. Ci vuole molto tempo per acquisirla ed accrescerla, ma può essere compromessa molto rapidamente». La prossima tappa di verifica sarà rappresentata dai prezzi al consumo di ottobre. Molto dipenderà dall'andamento dei mercati finanziari, che è rimasto positivo anche ieri nonostante la polemica Prodi-Chirac. Però il «banchiere centrale dell'anno» (il titolo gli è stato conferito ieri dalla rivista Euromoney) invita a guardare le cose più da lontano, in una prospettiva di medio periodo. E' dal distacco tra dollaro e oro nell'agosto '71 che nel mondo «la politica monetaria naviga in un mare molto più agitato»; a tutt'oggi l'Italia non ha ancora riassorbito del tutto le conseguenze del disordine inflazionistico degli Anni 70. Non manca una lode a Carlo Azeglio Ciampi, quasi a sollecitarne la comprensione: tra la fine degli Anni 80 e l'inizio dei 90 «la politica del cambio seguita dal governatore Ciampi ha creato le condizioni per una politica fiscale e dei redditi orientata alla stabilità». Dalla manovra Amato di 90.000 miliardi in MONORCHIO I SORCI VERDI Il presidente del gruppo Fiat Cesare Romiti essere il complemento cerimoniale. Così come la convocazione dell'ambasciatore, su un altro piano, o le insistenti lodi a un'economia che «tremare il mondo fa» - o potrebbe farlo, con le opportune condizioni e i dovuti periodi ipotetici - lasciano supporre che non si tratti di uno sfogo umorale o di una irresistibile improvvisazione. Certo, la sorpresa resta. Più che richiamare un timido auspicio, o uno speranzoso incoraggiamento, i «sorci verdi» del presidente sanno di polemica, di sfida, anche personale. Un paio d'anni di visibilità, d'altra parte, più quattro-cinque mesi di governo, dimostrano che c'è pure un Prodi che talvolta s'accende e ha i suoi bei scatti di nervi. Un Prodi, se non minaccioso, sbrigativo; quello del «quod dixi, dixh (quel che ho detto, ho detto, punto e basta). Il Prodi acido con Mario Monti, livido con Maccanico, quasi strafottente con «una minoranza che ci impedisce di lavorare standosene al mare», oppure sdegnato con Romiti, che pensi a fare le automobili. Questo particolare Prodi dispone senz'altro di una certa umanissima ira, perlopiù trattenuta, che non di rado si trasfigura in collerica baldanza. La quale, a sua volta, può manifestarsi in maniera un po' goffa, e persino sconfinare nelle praterie del comico, con il che confermando che le più autentiche virtù del personaggio sono la bonomia, la serenità e una ragionevolissima abitudine a non prendersi troppo sul serio. E però, tornando ai metaforici topolini, non sarebbe giusto liquidare la battuta secondo i canoni del crollo psicologico o della gag umoristica. Nel caso di un «serio orgoglio nazionale» - come ha voluto specificare - e più in generale dell'Italia in Europa, delle sue immense risorse economiche, della paura che può ispirare nei partner, soprattutto in quelli concorrenti, e quindi anche della sua personale reazione di fronte alle pretese francesi o ai giochetti degli spagnoli, ecco, rispetto a tutto questo è assai plausibile che Prodi abbia voluto cambiare tono e messaggio. Aprendosi così una prospettiva tanto rischiosa quanto obbligata. Fino a qualche settimana fa, l'adesione all'Europa rientrava in una logica dimessa, con risvolti addirittura domestici e rassegnati: «E' come quando prendi un mutuo per comprare una casa. Magari lo prendi in valuta e poi te ne penti, ma non c'è altro da fare che pagare le rate». Prestito, beninteso, che in ogni caso poteva essere «discusso e interpretato in ambito di solidarietà europea». Quando - magari un po' tardi - si è capito che tale solidarietà non solo non c'era, ma anzi c'era il più gagliardo egoismo di tutti gli altri, indipendentemente dal carattere o dall'effetto eroicomico dei suoi furori, Prodi ha dovuto fare una Finanziaria tremenda. E adesso, se ha qualche speranza che gliela perdonino, deve per forza alzare i toni, rispondere con determinazione agli stranieri, respingere l'eterna tentazione auto-flagellante, non limitarsi alle fredde risposte a Bossi o alle battute scontate tipo «la Ferrari unisce l'Italia». In qualche modo deve anche, Prodi, verificare se per caso esiste una qualche ondata emotiva di «patriottismo». Sollecitarla, magari, e comunque intercettarla. Ieri ha cominciato. E così, per il più stravagante e sintomatico destino delle parole e dei pensieri, gli sono ritornati in mente gli strabilianti «sorci verdi». 11 che fa pensare, sia pure non necessariamente a una sferragliante e rischiosa avventura futurista 1938. Ma la traversata dell'Oceano, quella sì, per stupire davvero i «sorci verdi» dovettero farla davvero. Anche perché tornare indietro, sul Sahara o in mezzo all'Atlantico, non si poteva proprio. Filippo CeccareCli

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