Il presidente serbo non entra a Sarajevo

Il presidente serbo non entra a Sarajevo Il presidente serbo non entra a Sarajevo Prima riunione dei 3 leader bosniaci, ma in un albergo di periferia La prima riunione ufficiale della nuova presidenza collegiale bosniaca si è tenuta ieri pomeriggio all'Hotel Saraj, alla periferia di Sarajevo, sulla strada che dalla capitale porta alla roccaforte serba di Pale. E' stata una piccola vittoria del rappresentante serbo, Momcilo Krajisnik, che ha rifiutato di incontrare il collega musulmano e quello croato nel palazzo della Presidenza di Sarajevo. Il musulmano Alija Izetbegovic ha cercato inutilmente di convocare la prima riunione nella capitale: oltre alla sede della Presi¬ ZAGABRIA NOSTRO SERVIZIO denza, Izetbegovic ha offerto la residenza di Konak, un altro palazzo ufficiale dell'amministrazione bosniaca, ma Krajisnik ha respinto tutte le proposte che lo avrebbero costretto a recarsi a Sarajevo. Per quindici giorni Cari Bildt, il rappresentante della comunità internazionale responsabile per la parte civile degli accordi di Dayton, ha tentato invano di trovare una soluzione di compromesso. All'inizio i serbi proponevano addirittura un edificio con doppia entrata situata sulla linea di separazione tra le due entità bosniache, la Federazione bosniaco-croata e la Republika Srpska. Da una porta doveva entrare Krajisnik, auguri a tutti e tre. dall'altra Izetbegovic e il croato Zubak. Secondo i serbi la riunione della presidenza collegiale doveva quindi tenersi sulla «terra di nessuno». In particolare hanno proposto la caserma di Lukavica, da dove hanno bombardato per quattro anni Sarajevo: la soluzione è stata ovviamente respita da Izetbegovic. Durante questo fine settimana Bildt è andato avanti e indietro tra la capitale bosniaca e Pale, cercando di mediare tra Izetbegovic e Krajisnik, anche perché tra i due non esiste una linea telefonica diretta. Al termine dell'incontro i tre non hanno rilasciato dichiarazioni. Il presidente russo Eltsin ha mandato i suoi Intanto Louise Arbour, il nuovo procuratore capo del Tribunale internazionale dell'Aia per i crimini di guerra in ex Jugoslavia, ha duramente criticato la Nato. Appena insediata la canadese Arbour, che ha preso il posto del sudafricano Richard Goldstone, ha denunciato l'atteggiamento «deludente e choccante» delle forze alleate che non hanno arrestato i criminali di guerra. «Avrebbero dovuto eseguire la consegna con la stessa professionalità con la quale hanno eseguito tutte le altre». Ingrid Badurina

Luoghi citati: Dayton, Jugoslavia, Sarajevo, Zagabria