Con una telefonata ho fatto cadere il Muro

« « Con una telefonata ho fatto cadere il Muro » In librerìa le memorie di Kohl: i segreti della riunificazione «Chiamò Gorbaciov Il Kgb voleva mandare i tank ma io riuscii a convincerlo» BONN DAL NOSTRO CORRISPONDENTE I servizi segreti sovietici e tedesco orientali, il Kgb e la Stasi, tentarono fino all'ultimo di impedire la riunificazione tedesca: la sera in cui il Muro cadde, il 9 novembre del 1989, Michail Gorbaciov ricevette al Cremlino un rapporto che lo sollecitava a inviare i carri armati a Berlino, «per impedire il linciaggio dei militari sovietici presenti nella Ddr». Gorbaciov esitò, incredulo, e l'indomani si mise in contatto con il Cancelliere Kohl, che riuscì a rassicurarlo nonostante le comunicazioni fra i due uomini di Stato fossero tecnicamente difficili, in quel momento: i carri armati resteranno dove sono, telefonò nella notte Gorbaciov ai leader della Ddr. E la storia fece un balzo. E' lo stesso Kohl a rivelare questo e altri aspetti inediti di un momento convulso e decisivo - per la la Germania e per l'Europa - in un libro di memorie che ripercorre «dall'interno» la svolta dell'89 e del '90 («Ho voluto l'unificazione tedesca», quasi 500 pagine dettate al magnetofono e riscritte con la consulenza dei giornalisti Kai Diekmann e Ralf Georg Reuth), che il Cancelliere presenterà stamane a Bonn ma che lo «Spiegel» ha anticipato con ampi stralci ieri. Mentre Kohl si appresta a festeggiare quattordici anni di governo (il 31 ottobre batterà il record del suo padrino politico, Adenauer, e si avvicinerà a quello di Bismarck), l'uscita di un volume pur denso di curiosità e attenzioni storiche ha risvolti «pubblicitari» e ricadute politiche importanti, in previsione della scadenza elettorale del 1998 e mentre l'opinione pubblica tedesca è ostile al piano di austerità voluto dal governo Kohl. Lo stesso vistoso lancio su un settimanale tradizionalmente «nemico» (che gli dedica la copertina e un titolo esuberante, «Il Cancelliere eterno»), ha il sapore di un riconoscimento ufficiale dell'intellighenzia di sinistra allo «statista più rispettato che ancora è in carica», come proprio lo «Spiegel» lo definisce presentando le memorie. Al di là delle ripercussioni interne e della possibile aderenza a un sofisticato progetto-immagine, il libro che da oggi sarà in vendita a 48 marchi (un prezzo tutto sommato popolare, considerata la mole del volume) sarà comunque utilissimo agli storici e agli amanti delle rievocazioni personalizzate dei grandi eventi pubblici: per la quantità di informazioni riservate, ma anche per i dettagli privati ed emotivi dei quali il libro è ricco. A cominciare dal «giorno in cui tutto cominciò»: la notizia che il Muro di Berlino era caduto, e che la Germania si avviava verso un futuro denso di interrogativi ma anche di euforie difficili da prevedere e da controllare, il Cancelliere la apprese a Varsavia, dov'era in visita ufficiale. Uno stretto collaboratore gli si avvicinò al tavolo dov'era in corso il banchetto di benvenuto, e gli disse che in una riunione straordinaria il Bundestag aveva appena cantato l'inno tedesco, «per sottolineare l'unità delia nazione».

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