Eni scoperto un archivio «segreto» di Chiara Beria Di Argentine
Visita Visita cardiologica per Pacini Battaglia Potrebbe ottenere gli arresti domiciliari Eni, scoperto un archivio «segreto» Nello scantinato della casa di Sernia anche al pool di Mani pulite? Di certo Antonio Sernia, avellinese, democristiano (per via di moglie è anche imparentato all'ex ministro Riccardo Misasi), ex presidente dell'Anic, leader della chimica di base pubblica, è un uomo che ormai ha poco da perdere. Non solo è finita da tempo l'epoca del dominio incontrastato del «grezzo pesante» (come era soprannominato in Eni, un po' per i tratti grevi ma anche per la sua battaglia per il polo integrato di Gela e Priolo), ma Sernia, imputato a Milano nel processo Eni-Sai, è stato condannato a 4 anni e 4 mesi. Un verdetto confermato in Appello, a novembre è attesa la sentenza definitiva della Corte di Cassazione. Una brutta faccenda che gli è costata le dimissioni, nel '93, dal vertice dell'Eni (era entrato in giunta nel '90, presidente Gabriele Cagliari). A Milano, Sernia era stato sentito ma solo come testimone nell'inchiesta Enimont. Poi, il silenzio. Fino a sabato 21 settembre, il giorno delle perquisizioni eccellenti, ordinate dalla Procura di La Spezia negli appartamenti milanesi di alcuni top-manager del vecchio gruppo dirigente dell'Eni, Pio Pigorini, Leonardo Greppi, Giovanni Dell'Orto. A Roma, nello stesso giorno, i finanzieri entravano nella casa e nell'ufficio di Antonio Sernia sequestrando anche i fascicoli del processo Eni-Sai. E l'ingegnere veniva arrestato, in flagranza di reato, per alcune pistole (secondo i difensori «vecchie armi di suo nonno conservate per affetto») non denunciate. Solo le precarie condizioni fisiche hanno evitato a Sernia la strada del carcere. Sabato 28 settembre, l'avvocato Nadia Alecci, del collegio di difesa di Sernia, ha incontrato i pm di La Spezia per concordare la data di un primo interrogatorio di Sernia. Per ora nell'agenda di Franz e Cardino sembra ci siano appuntamenti più urgenti. Compreso quello di vagliare con attenzione il materiale dell'archivio del top manager. Non è infatti un ritrovamento come tanti. Per capirlo, basta ripercorrere il curriculum di Sernia. Gepi dell'Eni). Uomo forte della de nella chimica, Sernia diventò presidente dell'Anic, società che faceva capo all'Enichem di Lorenzo Necci, il top-manager in carcere a La Spezia. Dall'89 fu uno dei protagonisti dell'affare Enimont, la joint-venture tra Eni e Montedison. Uno di quei manager pubblici detestati da Gardini che chiese la sua rimozione e comunque il ridimensionamento dei suoi poteri. Ma il numero uno della chimica di base pubblica si oppose ponendo le premesse per l'uscita dal gruppo e raccogliendo vaste solidarietà tra il management pubblico. Un boiardo, il «grezzo pesante», di prima grandezza della Prima Repubblica: e ora i suoi fascicoli, i suoi ricordi, sono in mano alla magistratura. Chiara Beria di Argentine
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