Una mostra itinerante
Una mostra itinerante Una mostra itinerante EM una mostra che presenta oltre 200 varietà di mele e di pere locali; percorrerà molti centri della penisola. Per ora la collaborazione del Fondo Ambiente Italiano la porterà in autunno al castello di Avio, al Monastero di Torba, al castello di Manta (Cn). E' così che tutti potranno comprendere il concetto della biodiversità, indicato dalla Conferenza mondiale sull'ambiente di Rio de Janeiro come una delle più importanti sfide del prossimo millennio. A organizzare quest'opera di sensibilizzazione itinerante è l'associazione «Pomona», (nome di un'antica divinità protettrice di orti e giardini), che si propone di salvare le varietà coltivate in pericolo di estinzione. E' nata nel novembre del 1983 a Milano e tra i suoi scopi vi è quello di riportare sulle nostre tavole la frutta profumata, saporita e colorata che per secoli è stata coltivata nei vari ambienti della penisola e che nessuno sembra più avere interesse a coltivare e a vendere. Oggi nei supermercati le varietà di mele disponibili sono tre o quattro, spesso di produzione straniera. Provate a cercare varietà tipiche del nostro paese come Abbondanza, Annurca, Appia, Aranciata di Cox, Bella di Boskoop, Campanino, Casciana, Commercio, Decio, Della Rosa, Durello, Fior d'Acacia, Gambafina piatta, Lavina, Limoncella, Magnana, Ronsè, Rosa romana, Tonina: vi guarderanno quasi sempre con occhi stupiti accompagnando il no con lo scuotimento del capo. Lo stesso vale per tante varietà di albicocco, susino, ciliegio, fico, pero, pesco, vite da tavola. L'unica labile speranza è quella di poterle trovare in qualche mercatino, me¬ glio se di provincia. Secondo la Fao, dall'inizio del secolo è andato perduto il 75% della diversità genetica delle produzioni agricole. Ciò significa che le nuove cultivar hamio soppiantato le vecchie varietà locali di frutta, cereali, ortaggi... Nel nostro Paese, in Toscana, nel 1700 esistevano, ad esempio, 116 varietà di arance e limoni, 10 di albicocche, 26 di pesche, 66 di ciliegie, 30 di fichi, 53 di mele, 109 di pere, 75 di susine e 75 di uva. Già un secolo dopo erano 200 di meno. Oggi la situazione si è ulteriormente aggravata. Non si tratta solo di un interesse storico e culturale, un nostalgico sguardo verso il passato. Anche se questo aspetto non è secondario. Il valore di una varietà coltivata va infatti considerato alla stregua di un bene culturale che fa parte del paesaggio, della storia, delle tradizioni di un'area nella quale è stata selezionata attraverso secoli. Un elemento della cultura materiale del nostro Paese che va salvaguardato e protetto. Ma l'estinzione di varietà vegetali coltivate va evitato al pari di quelle selvatiche, giacché con esse si perde comunque una fetta importante di biodiversità. La perdita irreversibile di un patrimonio genetico botanico, mai più recuperabile, sottrae all'uomo un «campionario» di geni che possono essere utilmente impiegati dalla moderna ingegneria genetica. Tra di loro infatti si possono trovare fattori di resistenza naturali utilizzabili per il miglioramento delle attuali varietà in sostituzione a metodi di intervento chimico. Oppure scoprire principi attivi utili nell'industria farmaceutica per combattere malattie oggi considerate ingua- Alla riscoperta di duecento varietà ormai perdute ribili. E' già accaduto. Può accadere ancora. La comunità scientifica internazionale è impegnata nella salvaguardia del patrimonio genetico sin dagli Anni 70. La Conferenza Mondiale sull'ambiente di Stoccolma 1972 presentò una specifica risoluzione con l'invito alla costituzione di banche del germoplasma. Più recentemente la Conferenza mondiale di Rio de Janeiro ha rilanciato e sancito l'importanza della conservazione del patrimonio biologico della Terra con la risoluzione sulla biodiversità. Per quanto riguarda il mondo vegetale la Fao ha costituito nel 1974 un apposito Comitato per le Risorse Genetiche Vegetali, l'Ibpgr (International Board of Plant Genetic resources) ora Ipgr (Institute for Plant Genetic Resources), allo scopo di promuovere una collaborazione su scala internazionale per la raccolta, la valutazione e la conservazione del germoplasma. In Europa uno specifico gruppo di ricerca, coordinato dal dottor Watkins della Stazione di ricerca di East Mailing, in Inghilterra, ove esiste la più grande collezione vivente di meli con oltre 3500 accessioni, ha avviato il progetto di «Inventario Europeo dei Melo». Sinora sono oltre 15.000 le accessioni descritte sulla base di una metodologia unica concordata tra i 17 Paesi partecipanti. Per l'Italia opera dal 1980, nell'ambito del progetto Cnr «Difesa delle risorse genetiche delle specie legnose» coordinato dal professor Scaramuzzi dell'Università di Firenze, un gruppo di lavoro che si propone di reperire i genotipi locali su cui occorre intervenire per salvaguardarli negli ambienti originari di coltivazione oppure allestendo appositi campi di collezione se a rischio immediato di estinzione. Dunque qualcosa, sia nel pùbblico che nel privato si sta muovendo. Tra i progetti di «Pomona» segnaliamo quello per il «Giardino degli antichi agrumi italiani» che sorgerà sulle rive del Lago a Limone sul Garda. Walter Giuliano sb SCOPERTA NEL SALENTO
Persone citate: Abbondanza, Acacia, Campanino, Durello, Fior, Lavina, Plant, Scaramuzzi, Walter Giuliano, Watkins
Luoghi citati: Avio, Europa, Inghilterra, Italia, Limone Sul Garda, Milano, Stoccolma, Toscana
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