«Festival» della delusione per un amaro e bravo Boldi

«Festival» della delusione per un amaro e bravo Soldi «Festival» della delusione per un amaro e bravo Soldi MASSIMO Boldi, gran comico che in «Festival» interpreta per la prima volta un personaggio drammatico, racconta d'averla provata, l'angoscia cupa e distruttiva del fallimento: nel 1989, quando Berlusconi con tutte le ragioni gli fece causa per violazione di contratto, si ritrovò solo, con il telefono muto per mesi, la famiglia da mantenere, due miliardi di penale da pagare, «e quell'unica volta chiesi aiuto a Bettino Craxi, che continua ad essere un mio amico». Il film ambientato da Pupi Avati tra stupidaggini, cattiverie, lussi e paranoia della Mostra del cinema di Venezia nasce invece da un episodio crudele che coinvolse anni fa Walter Chiari: e si può vederlo come una parabola sul mondo dello spettacolo o magari sulla vita, analizzabile pure in «Festival»volume, curato da Lorenzo CodelÙ, pubblicato da Bompiani. Un comico un tempo famosissimo ma senza più successo arriva a Venezia come protagonista del film in concorso realizzato con pochi soldi da un giovane regista debuttante; il film piace, si comincia a parlare con insistenza del comico come possibile vincitore della Coppa Volpi per il migliore attore; lui ci crede, se ne convince, si esalta; ma il premio va a un altro, cancellando ogni speranza del comico di poter cambiare con una svolta miracolosa la propria esistenza fallimentare. Dunque illusione e delusione; le mortificazioni inflitte dall'esperienza, la fragilità del successo, il passato che si vendica nel presente, l'amicizia tradita, la disperata resistenza ad ammettersi perdenti: tutti temi cari a Pupi Avati, e in più una satira non spietata né astiosa dei costumi del cinema rivelati nell'occasione cruciale d'un festival. Massimo Boldi, sin troppo frenato, recita il comico incapace di tragedia, volgare e sentimentale, oscillante tra autoderisione e mitomania, con la gonfia tetraggine e il disarmato malumore dei malati di depressione: ed è così efficace che la sua doppia frustrazione (di attore, di personaggio) condiziona il film amaro, triste. Accanto a lui, Gianni Cavina interpreta molto bene l'agente del comico, brutale ma non senza cuore, mentre Isabelle Pasco è una delle tante ragazze desiderabili, umiliate e avide, capaci di usare chiunque per farsi strada nello spettacolo. Lietta Tomabuoni FESTIVAL di Pupi Avati con Massimo Boldi, Gianni Cavina Isabelle Pasco Margaret Mazzantini Drammatico Italia 1996 Cinema Doria di Torino; Mediolanum di Milano; Augustus 2, Savoy 1 dj Roma

Luoghi citati: Italia, Milano, Roma, Torino, Venezia