Nel labirinto degli uccelli
Le scoperte di una mostra parigina su pennuti e pittura Le scoperte di una mostra parigina su pennuti e pittura Nel labirinto degli uccelli Freud e il nibbio di Leonardo Dai copricapi di piume amazzonici alle miniature mongole di falconi dalle aquile murate di Magritte agli oggetti mobili di Calder, fino alle provocazioni surrealiste. Con un saggio di Lévi-Strauss EPARIGI EMBRA quasi una boutade di Savinio, o di Campanile. Il severo Cicerone che implora gli amici di non farlo esplodere in una crisi àìfou rire, mentre per obblighi politici finge seriosamente di cogliere gli auspici divini dai polli sacri. Ma è storia vera. Antichissima la tradizione degli àuguri e quello scrutare i cieli per interrogarne il futuro, sacralizzando i divini pennuti che scrivono sul vuoto il loro cifrato messaggio. E del resto se non esistesse il movimento degli uccelli e il loro generoso sperpero di colori e piumaggio forse il cielo non esisterebbe, non si avvertirebbe. E' il loro arrovellato girovagare capriccioso a dare un senso al vuoto celeste. Non ci voleva troppo ad avere l'idea, però ancora una volta ci sono arrivati puntualmente i francesi, con una divertente e affascinante mostra dedicata al rapporto tra i pennuti e l'arte, ed un titolo che pare un verso di Eluard: Comme un oiseau, aperta sino al 15 ottobre alla Fondation Cartier, nello splendido palazzo trasparente di Jean Nouvel. Una mostra non pedante, catalogatoria, ma estrosa, labirintica, come sanno fare i francesi: che ti conduce dalle fascinose tele settecentesche, come d'erbario zoologico, di Audubon, all'essenzialità evocatoria e liscia di Brancusi, dalle maschere primitive a foggia ornitologica armate di temibile becco, alle macchine per musica che simulano il volo d'uccello di Rebecca Horn, dai copricapi amazzonici decorati di piume, alle donne pelose di Frida Kahlo vestite di vermi e di pappagalli, dalle miniature mongole di falconi, al «volo» umano di Ives Klein che pare Saltare nel vuoto da un tetto, dalle aquile murate di Magritte alle fantasie di Klee e i mobiles di Calder, dal gufo perentorio e irato di Sutherland al celebre Perroquet semovente di Tinguely. E poi naturalmente la predilezione dichiarata dei surrealisti, Breton in testa, che elogiava la schiena d'uccello della sua donna e che nella figura del pennuto, come osservò José Pierre, vedeva «una risposta al suo grande bisogno di meraviglia». Da Lam a Brauner, da Mirò a Max Ernst, che nel suo doppio, volatile Loplop incarnava i suoi deliri sado-masochistici. Solo Leonardo, curiosamente, a differenza di Bellini, Carpaccio, Ghirlandaio e Pisanello, e tanti altri maestri del Rinascimento con Botticelli in testa (pensiamo alle molte Madonne della Quaglia o del Cardellino), rifiuta di rappresentare dei volatili statici accanto ai protagonisti delle sue sacri conversazioni. Non soltanto per via della celebre immagine onirica del nibbio che visita la sua bocca bambina e su cui si è intrattenuto a lungo Freud, disquisendo sulla sessualità di Leo- nardo, non soltanto per Un'im del ovigepiusteE' il ca al eva anvati con nte tra olo rd: ino ion zzo carinesi: ose er alcia ere ica alle mucca nici nne e di mi al che un di e e i ped al e di e la urche ello firvò po di ner, nel inmaenarllo, scista nne no), vogosadel Un'immagine fiabesca che l'arte ha tratto dal mon Haarlem celebra i segreti del paradiso terrestre ndo dei pennuti: «Gli uccelli» di Calder «Senza titolo» di Paolo Canevari opera del 1996 presentata a Torino FERRARA Palazzo ' dei Diamanti. «Pompei. Abitare sotto il Vesuvio» (fino al 19 gennaio '97). Questa straordinaria mostra allestita da Gae Aulenti ci illumina con materiali messi insieme per la prima volta, su come vivevano i romani nella città sepolta sotto la lava del vulcano nel 79 d.C. ROVERETO Taccuini picassiani Archivio del '900. «I carnet inediti di Picasso» (fino al 20 novembre). Sono in mostra 58 taccuini, provenienti dal Musée Picasso di Parigi, una serie di disegni in grado di tracciare un percorso attraverso la vita dell'artista. Pop-art inglese una censura e rimozione, dunque, come spiega Daniel Arasse, ma forse proprio per un rispetto a quella velocità imprendibile del volo degli uccelli, che egli volle studiare in un codice apposito, rimasto incompiuto. Considerando appunto gli uccelli «strumenti che operano secondo leggi matematiche», macchine astratte di scientifica fantasia, che lo condurranno a inventare un rudimentale velivolo, «grande uccello che empirà di stupore l'universo e darà gloria eterna al nido in cui è nato». Via dal colore, dalle lusinghe dell'estetica. Ma è straordinario, nel catalogo-volume Gallimard/Electa, assolutamente raccomandabile, il fresco saggio del decano Lévi-Strauss, che da buon strutturalista sembra far discendere tutto l'ordine dello scibile e del sapere («è sull'apprendimento delle differenze che riposa l'essenza del pensare») dall'Origine dei colori degli uccelli. Curiosamente, in America, dall'Argentina alla California, si tramanda una divertente leggenda dalla struttura sostanzialmente ricorrrente. Un vecchio indiano aveva bisogno di un genero come aiuto, ma non aveva una figlia. Se la crea, da un tronco ed è così bella che il Sole se ne innamora e la vorrebbe sposare: ma il vecchietto s'è dimenticato di crearle la vagina. Arrivano gli uccelli in soccorso, ma la scorza è troppo dura. Solo il Pie, perseverando, riesce a trafiggerla, ma ne zampilla un sangue rosso che tinge gli astanti. Così nasce il colore: la notte si distingue dal giorno, l'ordine dei venti e delle stagioni entra a regolare la Natura. Allo stesso modo, quando ancora gli uccelli non si distinguono dagli uomini, nessuno ha coraggio di combattere l'Arcobaleno, che come un sinistro serpente abita gli abissi. Soltanto il cormorano ha l'ardire di tuffarsi: quando fuoriesce dalle tenebre con la sinistra spoglia (l'Arcobaleno per gli Indiani rappresenta un sintomo di malocchio e catastrofe) gli altri uccelli si scatenano a contendersi i brandelli. Irrorati di sangue o di bile, chi, schizzato dagli escrementi, rimane nero come il corvo: ma soppravviene la pioggia. Chi è rapido rimane colorato, chi s'attarda non conserva che rade macchie, sul collo o la coda. Se l'Arcobaleno rappresenta l'indistinto maledetto, il cangiantismo inavvertibile dei colori che svariano (come il cromatismo musicale, che per Rousseau era «ammirevole per esprimere dolore ed afflizione») gli uccelli che smembrano quel cadavere di mostro e assumono ognuno un colore differente, rappresentano il nuovo ordine naturale e sociale. Dalla nascita dei colori degli uccelli sorge il mondo della cultura. Il nuovo modo di pensare. Marco Vallora Documenti interessanti anche per l'ampiezza cronologica, che dal 1907 arriva alla metà degli Anni 50. Si può ripercorrere l'itinerario pittorico di Picasso nei primi capolavori cubisti, negli schizzi scenografici per i balletti russi, o nei motivi ricorrenti della corrida e del pittore e la modella. MODENA Palazzina dei Giardini. «Alien Jones» (fino al 3 novembre). Jones è stato capofila della Pop^ art inglese con Hockney Hamil-
Luoghi citati: America, Argentina, California, Ferrara, Haarlem, Modena, Parigi, Pompei, Rovereto, Torino
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