Intellettuali il catalogo è questo di Enrico Benedetto

discussione. In Francia un dizionario-summa. Ma resta la questione: chi sono veramente? discussione. In Francia un dizionario-summa. Ma resta la questione: chi sono veramente? Intellettuali, il catalogo è questo Da Althusser a Zola, e Bernard-Henri Lévy oscura Cioran Il primo inventario organico, in 1300 pagine e 800 schede Con poche donne Colette a sorpresa fra Camus e Breton Leon Blum e Picasso Sollers e Garaudy In mancanza di albo professionale, gli intellettuali - uno dei rari «made in France» esportati nel mondo - erano, sinora, una categoria a geometria variabile. Come orientarsi tra indiscussi e autoproclamati, presunti, aspiranti... ovvero distinguere le starlet della tuttologia o della comparsata giornalistica da meno cattivi maestri? Infine, si può. A un secolo abbondante dalla comparsa deH'«intellectuel» sulla scena europea, l'editore Seuil si accolla l'onere del primo inventario organico. Ottocento schede, oltre 1300 pagine, il Dictionnaire des intelle ctuels francais si presenta come una summa. Prestigiosa ma evidentemente non inattaccabile. Qualcuno si meraviglierà ad esempio nel veder repertoriata Colette al fianco di Zola e Camus. Ma è doveroso osservare che il giudizio, corrente in Italia, di una «Liala francese» le fa torto. In ogni caso, la sua inattesa presenza rafforza l'esigua pattuglia femminile, suggerendo qualche domanda maliziosa. La capacità d'indignarsi e insorgere lanciando pubblici «J'accuse» che dal caso Dreyfus alla Bosnia scuotono le coscienze non sarà inconsciamente rimasta prerogativa maschile, con le debite eccezioni - Simone de Beauvoir inclusa - a confermare la regola di un'anima femminile più remissiva o comunque incline a cause e sdegni privati? PARIGI DAL NOSTRO CORRISPONDENTE «Un mondo scomparso» Il Who's Who in questione non risponde. Né ci lascia indovinare se si classifichino i «veri» intellettuali come specie ormai in via d'estinzione o se al contrario sia il loro boom incontrollabile a esigere un tardivo catalogo. Le Figaro opta per la soluzione requiem: «Monumento funerario a un mondo scomparso» Certo, a scorrere le pagine, avventurandoci fra i Leon Blum, i Picasso, gli Apollinaire, i Breton, gb Althusser... ci si può domandare se le nuove generazioni non siano inadeguate Storie di guerra Caro Del Buono, ho ricevuto questa lettera terribile che ti allego. C'è finalmente il nome di quel giovane emiliano che da Sachsenhausen viene mandato in fonderia a Brandeburgo. Alla fine di ogni colata i prigionieri dovevano entrare nel crogiolo per togliere le croste infuocate rimaste: 30 secondi e poi fuori per non bruciare. Questo giovane non ne poteva più: consegnato il portafoglio a un amico, si buttò dentro il forno. L'amico recuperò soltanto alcune ossa. Se credi di poterla pubblicare perché qualcuno si soffermi a meditare un solo minuto, eccola... Ricciotti Lazzero Argegno (Como) Non «posso» pubblicarla, la «devo» pubblicare, perché occorre ricordare a ogni momento cosa sia la guerra e recuperare il concetto che non esiste male peggiore e abbiamo l'obbligo di apprezzare ogni momento di questa pace, sia pur inquieta, malata, crudele. Passo, quindi, a pubblicare la lettera che ti ha inviato un lettore del tuo ultimo libro che trat- a continuarne l'opera. E tuttavia l'inventario non cede al passatismo. Con 16 citazioni e un lungo testo consacratogli, Bernard-Henri Lévy batte di tredici lunghezze Cioran. E Philippe Sollers si vede tributare ampi omaggi. Quanto a Roger Ga- raudy, facile ipotizzare dietro la sua inclusione un dibattito appassionato tra i numerosi redattori dell'opera. Può un filosofo sotto processo per revisionismo stare a fianco dei Malraux e dei Finkielkraut? Sì, suggerisce il volume, eclissando qualsiasi tentazione di beatificare gli intellettuali facendone cavalieri del Bene senza macchia e senza paura. Alla pagina 391, il povero capitano Dreyfus fa così posto a Pierre Drieu La Rochelle, collaborazionista e antisemita, che l'avrebbe consegnato volentieri alla Gestapo. Ma in definitiva, chi è l'intellettuale? Maurice Barrès, che coniò il termine alla fine del XIX secolo, lo identificava in «colui che si occupa di ciò che non lo riguarda». Malgrado non tutti i seccatori siano intellettuali, insomma, l'intellettuale non può non essere un seccatore. L'etichetta del guastafeste e l'andar controcorrente è condizione necessaria ma non sufficiente. La tribù misteriosa Per riassumerla con Jean d'Ormesson: «Vi sono intellettuali idioti». A sua volta, lo scrittore Philippe Tesson - che riceve ogni settimana i suoi simili in un programma tv particolarmente seguito - sentenzia: «Un cioccolataio può essere un intellettuale». La misteriosa tribù conserva dunque intatto il suo mistero anche dopo accurate indagini. Analogo carattere discrezionale per «i luoghi» e «i momenti» intellettuali che figurano nel sottotitolo. A fianco degli individui, la ricerca repertoria infatti anche le istituzioni. Da Gallimard a Le Monde e Liberation, al Nouvel Obseivateur. E mostrando una certa larghezza. Che dovrebbe limitare le recensioni sfavorevoli. Enrico Benedetto

Luoghi citati: Argegno, Brandeburgo, Como, Francia, Italia, Parigi