E un ex 007 rodhesiano
Lo rivela un ufficiale sudafricano: faceva parte di un'organizzazione segreta Lo rivela un ufficiale sudafricano: faceva parte di un'organizzazione segreta Ha un nome il killer di Palme E' un ex 007 rodhesiano JOHANNESBURG. Un altro «testimone eccellente» lo afferma: veniva dal caldo il killer che in un gelido pomeriggio del 28 febbraio del 1986 uccise a Stoccolma il premier svedese Olof Palme. Era un uomo dei gruppi speciali antiguerriglia della ex Rhcdesia, ora Zimbabwe. Molti di loro, crollato il regime bianco rhodesiano, confluirono nei «servizi» sudafricani a cercare, invano, di proteggere l'ultimo bastione segregazionista del mondo. Di cui Palme era strenuo oppositore. Un nuovo tassello si è aggiunto, in tal senso, a sostanziare la pista del Sud Africa razzista quale mandante ed esecutore dell'assassinio di Palme. Ed ancora una volta è un capo delle squadre della morte dell'apartheid a fornirlo, cosi come il successore, Eugene De Kock, aveva fatto qualche giorno prima. L'ufficiale di polizia Dirk Coetzee - incriminato, come De Kock, per crimini contro i «sovversivi», vale a dire qiianti lottavano contro l'apartheid - non solo ha confermato, la pista sudafricana; ma ha addirittura fatto, ieri, il nome di chi materialmente, a suo dire, premette il grilletto. Si tratta di Antony White (non si sa se sia il nome vero o quello «d'arte»), già agente speciale della famigerata squadra anti guerriglia dell'ex Rhodesia, i Selous Scouts, quindi esponente di punta dell'organizzazione Long Reach, che, diretta dalla superspia sudafricana, Craig Williamson, si occupava di eliminare all'estero oppositori e nemici dell'apartheid. Ed appunto Long Reach avrebbe curato l'assassinio di Palme. Prima di Coetzee, il comandante De Kock aveva fornito la stessa ricostruzione, senza però fare il nome del killer. Dal canto suo Williamson, da Luanda dove si trova, ufficialmente per lavoro, ha smentito ogni coinvolgimento col delitto Palme. Pur tentando di definire l'organizzazionw Long Reach come una sorta di centro studi, ammette molte cose. Di aver diretto, in particolare, numerosi attentati contro «sovversivi» all'estero. Ma col premier svedese, dice, non c'entra nulla. Precisando peraltro di essere stato interpellato in tal senso dalle autorità svedesi (che non confermano: anzi, l'ambasciatore di Svezia a Pretoria è propenso ad escluderlo) nel 1987 e di aver chiarito tutto. Giornali svedesi, comunque, affermano che Williamson è sta- to visto a Stoccolma proprio nei giorni dell'assassinio di Palme. E mentre la pista sudafricana - già valutata dagli inquirenti svedesi a suo tempo, ma scartata all'epoca per mancanza di conferme Per una giornata situazio Olaf Palme, dopo anni di mistero la verità sul suo assassinio fattuali - prende sempre più piede, ora è scattata la ricerca del killer. Coetzee nelle sue dichiarazioni ha detto di ritenere che White viva in una qualche isola greca, forse a Cipro. Ma da Stoccolma fonti stampa affermano che si trova, o almeno si trovava fino a poco fa, a Beria, in Mozambico. Il killer di Palme lavorerebbe in una segheria. Una piccola impresa che in realtà, sempre stando a fonti stampa svedesi, nasconderebbe una serie di traffici criminosi, in particolare connessi al contrabbando di armi e di droga. Al di là dell'ancora misterioso White, è interessante notare come i tre protagonisti della vicenda, Coetzee, De Kock e Williamson, abbiano tutti avanzato domanda di amnistia dinanzi alla commissione per la verità e la riconciliazione che - presieduta dall'arcivescovo anglicano e premio Nobel per la pace Desmond Tutu - sta indagando sui crimini commessi negli ultimi anni dell'apartheid. E la commissione ha la possibilità, dinanzi ad ammissioni piene ed ad atteggiamenti che appaiano ispirati a sincero pentimento, di concedere, appunto, l'amnistia. Non certo, però, a chi risultasse essere il regista dell'assassinio di Palme. Anche perché, eventualmente, di lui si occuperà la magistratura svedese. Una cui missione in Sud Africa sembra prossima. [Ansa]
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