«Il pds rischia grosso» di Paolo Patrono

«Il pds rischia grosso» «Il pds rischia grosso» «Colpiti i ceti che votano per noi» ECONOMISTI A CONFRONTO «E a Pasqua, sorpresa» «Vedrete, ci sarà la manovra-ter» ROMA A quanto è di sinistra la prima Finanziaria .della sinistra? «Mah», risponde, dubbioso, Michele Salvati, uno dei più profondi conoscitori dell'economia della sinistra italiana. Economista, è stato eletto alla Camera nelle file del pds, ed ha partecipato alla composizione del programma economico di Botteghe Oscure. «E' necessario precisare innanzitutto due aspetti per poter rispondere. In astratto, sarebbe stato giusto e opportuno che la sinistra riducesse le spese e alcune iniquità in comparti come la previdenza. Ma, in concreto, esisteva un patto di ferro non scritto con il sindacato che ha posto il problema politico di avere l'appoggio di una forza che in questi anni ha contribuito moltissimo al risanamento finanziario del Paese». Ed esisteva il problema di Bertinotti, il grande vincitore... «Già, Bertinotti. E' vero, ha portato a casa parecchie cose, ora può dire di essere un partito di lotta e di governo, ma è anche vero che si è incastrato in marnerà ormai definitiva in una posizione minoritaria, vecchia, a difesa delle categorie storiche del suo partito. E alle altre si è presentato come la causa principale delle enormi tasse che gli italiani sono chiamati a pagare». Una colpa che minaccia di creare forti difficoltà anche al pds... «Sì, il pds ora rischia grosso con il ceto medio. Sia il ceto medio-alto di lavoratori dipendenti come i professori universitari, sia il ceto medio di lavoratori indipendenti onesti come professionisti, commercianti e artigiani, saranno colpiti duramente da questa Finanziaria e sono proprio quelli che votano per noi. Una brutta botta, ma in gioco c'era l'Europa, e i margini di manovra erano ridottissimi». C'erano l'Europa, e Bertinotti, e i sindacati, ma era proprio l'unica manovra possibile? «Beh, no. In realtà, dal punto di vista dei tagli, la gran parte dei risparmi si otterranno solo se il governo rimarrà al governo a lungo. Non metterei la mano sul fuoco sui risultati che dovrebbero arrivare dalla pubblica ammmistrazione o dalla finanza locale e anche altre voci mi sembra che traballino. Sul fronte delle entrate, le definirei brutte, maledette e subito, e dotate di un numero impressionante di deleghe che spero abbiano effetto, ma, insomma, posso solo fare tutti i miei auguri al mio amico Visco. Ci sono poi le operazioni di tesoreria: una serie di pasticci, di partite di giro. Nulla di grave: anche all'estero fanno lo stesso, ma dal punto di vista della concretezza, il discorso non cambia. Infine, la tassa sull'Europa: è ovvio che non si doveva fare, ma ci si è trovati incastrati fra SALVATI problema è un altro: lo Stato fa acqua da tutte le parti. Da aprile in poi ci si è trovati con circa 15 mila miliardi di spese impreviste. Ed è così ogni anno perché i controlli di bilancio sono inesistenti. E nessuno si aspetti che questi sacrifici siano gli ultimi: il '98 sarà un altro anno difficile». Altri sacrifici? «Di sicuro, e oltretutto sia ben chiaro che l'ingresso in Europa è ancora ben lontano: il '98 è per la Germania un anno elettorale e i tedeschi non hanno molta voglia di avere un'Europa con l'Italia. Il governo da gennaio dovrà avviare un'attività diplomatica assillante, altrimenti rischiamo di rimanere fuori e quello sarebbe il vero disastro, la catastrofe: probabilmente il governo cadrebbe. Tutto si rimetterebbe in gioco e, se nel frattempo la destra sarà stata in grado di riorganizzarsi e di mettere in piedi un serio programma di tipo thatcheriano, per la sinistra sarà la fine». Nel caso di un'Italia in Europa e di una sinistra al governo, ci sarà anche un D'Alema presidente del Consiglio, magari al posto di Romano Prodi? «E' la logica naturale delle cose. Non ci si poteva arrivare subito perché il pds è ancora l'ex pei, ma con il tempo...». AROMA L professor Antonio Marzano, economista di punta ed esponente di Forza Italia, non va proprio giù questa Finanziara «che mangia se stessa». Ma perché? Ha anche riscosso l'approvazione dei mercati, il plauso di chi ci aveva già considerati fuori dall'Europa di Maastricht, come il ministro delle Finanze tedesco Waigel e il presidente della Commissione europea Santer. «Guardi, non ho mai sentito dire da un ministro, da uno statista a un altro, in pubblico, in una conferenza intemazionale "Hai sbagliato". Le riserve, le cose vere si dicono solo in privato, a quattr'occhi. Quanto ai mercati, mi lasci dire che come avviene sempre reagiscono alla prima notizia, all'effetto-annuncio. E in questo caso hanno reagito positivamente davanti alla dimensione della manovra. Salvo poi a guardarci dentro con più attenzione, a valutarne gli effetti. E magari, poi, a correggere il tiro». E' naturale che voi del Polo, dall'opposizione, critichiate il governo dell'Ulivo: ma che cosa avreste fatto al posto di Prodi? «Prestissimo il Polo presenterà la sua contro-Finanziaria e la sua cu¬ «Bertinotti ha vinto ma ormai è bloccato in una posizione vecchia e minoritaria difende le categorie del suo movimento» MARZAN0 «Questa Finanziaria mangia se stessa Ed è una bugia dire che la pressione fiscale resta inalterata» la necessità di mantenere la promessa di entrare in Europa e l'impossibilità di fare altrimenti. No, non era la migliore Finanziaria possibile, ma non me la sento di scagliare la croce addosso al governo: non avevano davanti a sé un compito facile». Sì, ma tutto sa di già sentito, e di già visto. Dai tempi della de in poi, gli italiani ogni anno vengono chiamati a sacrificarsi in nome di esigenze straordinarie ormai tristemente ordinarie. «La tassa per l'Europa che colpirà Irpef, Irpeg e Ilor è straordinaria e rientrerà immediatamente, ma il A sinistra: Michele Salvati economista del pds A destra: Antonio Marzano economista di Forza Italia Flavia Amabile riosità sarà esaudita. E mi dispiace di non poter anticipare, per correttezza, quello che diremo. Ma posso spiegare da subito perché il governo ha sbagliato con questa manovrona che, da sola, rischia di non portarci nemmeno in Europa». E allora sentiamo dove ha sbagliato Prodi, secondo voi. «Anzitutto osservo che ha smentito se stesso, le sue promesse elettorali quando si era impegnato a non aumentare la pressione fiscale». Un momento, a parte la tassa per l'Europa, il ministro Visco sostiene che resta immu- tata la strategia di non alterare la pressione fiscale. «Mi dispiace, ma questa è proprio una bugia. Inalterata? Ma come, l'Irpef salirà dell'uno e mezzo, nel '97 la pressione fiscale globalmente aumenterà dell'uno per cento. Sulle famiglie si abbatte un salasso da 40 mila miliardi, i balzelli sulla casa infliggono ima batosta tremenda a un settore che in vent'anni ha già subito un incremento del peso fiscale dell'800 per cento. E c'è qualcuno che sostiene ancora che il fisco resta immutato?». Resta il fatto che con questa super-Finanziaria il governo Prodi ci porterà nell'Europa di Maastricht. «Ma chi ce l'assicura? Questa è una Finanziaria che mangia se stessa, che per il suo carattere recessivo, di freno all'economia, di contrazione dei consumi, almeno ottomila miliardi in meno a disposizione delle famiglie, ci costerà mezzo punto di Pil. Ossia il governo avrà meno entrate fiscali e più spese per interventi sociali. E non basta, perché il governo non controlla la spesa pubblica, che aumenterà del 6 per cento quest'anno, ma contro un incremento del Pil inferiore a mi punto. E' la composizione della Finanziaria che ci urta, le nuove entrate saranno oltre il 50 per cento, mentre quale sarà il peso effettivo del taglio alle spese per il personale, agli enti locali? Quante incertezze su questo versante, per non parlare del finto maquillage dei conti della Tesoreria». E dopo questa diagnosi così allarmante, qual è la sua conclusione? «Secondo i nostri calcoli, il governo non raggiungerà gli obiettivi di finanza pubblica previsti. Non si arriverà al famoso tre per cento nel rapporto fra deficit e Pil». E allora che succede? «Succede che ci vorrà una manovra ter. Dopo la stangata di Natale, nell'uovo di Pasqua gli italiani troveranno la sorpresa di una terza manovra da 30 mila miliardi per centrare i parametri di Maastricht». Non è un quadro troppo nero? Non si può prevedere anche un calo dei tassi d'interesse da parte di Bankitalia grazie all'inflazione in calo? «Guardi che le retribuzioni effettive stanno salendo del 4 per cento, contro un tasso di inflazione programmata del 2,5 l'anno prossimo. Insomma, l'inflazione sta calando, ma non con quella velocità necessaria a rientrare nei criteri di Maastricht. E i tassi manovrati da Bankitalia potranno anche scendere per dare un po' di fiato. Ma non al livello di quel 7% previsto da Prodi». Paolo Patrono