«Quel tunnel resterà aperto in eterno» di Aldo Baquis

Accordo impossibile sul vertice tra i leader di Israele e Olp, Clinton li convoca a Washington Accordo impossibile sul vertice tra i leader di Israele e Olp, Clinton li convoca a Washington «Quel tunnel resterà aperto in eterno» Linea dura di Netanyahu: non cederò a nessuno viceversa la situazione rischia di degenerare in qualsiasi momento: in particolare si temono nuovi attentati suicidi islamici in Israele. Gli sforzi diplomatici per organizzare un summit fra il presidente palestinese Yasser Arafat e il premier israeliano Benyamin Netanyahu erano alacremente proseguiti nonostante il riposo sabbatico. Gli Usa avevano proposto di inviare nella regione il segretario di Stato Warren Christopher, oppure di organizzare a Washington un vertice con Arafat, Netanyahu, re Hussein e Hosni Mubarak. Arafat da parte sua poneva due condizioni irrinunciabili: che Netanyahu si presentasse all'incontro almeno con l'impegno di chiudere il tunnel archeologico sotto la spianata delle Moschee e di ordinare il ritiro israeliano da gran parte della città cisgiordana di Hebron. Il deputato palestinese Anan Ashrawi aveva chiarito che l'Autorità palestinese non avrebbe più potuto accettare incontri «formali e ritualisti». Per Il primo ministro Benyamin Netanyahu, mentre ieri proseguivano gli sforzi diplomatici americani per riaprire il dialogo tra israeliani e palestinesi, ha scelto la linea dura. Parlando di fronte a circa seimila persone, Netanyahu ha affermato che il tunnel della discordia, la cui riapertura nei giorni scorsi ha scatenato la nuova Intifada, «resterà aperto e per sempre». «Israele non può fare ancora concessioni unilaterali - ha aggiunto il premier israeliano -: questo tunnel esiste da duemila anni». La dichiarazione di Netanyahu è stata diffusa ieri sera, al termine del quarto giorno di confronto nei Territori, quando israeliani e palestinesi sembravano essere riusciti a rallentare il livello di violenza che aveva già provocato la morte di 62 palestinesi e di 14 militari israeliani, nonché il ferimento di quasi 2 mila palestinesi e di 100 israeliani. Ora questo, per accettare il vertice, i palestinesi chiedevano che venissero affrontate le questioni legate al ritiro israeliano da Hebron, alla chiusura del tunnel della discordia, al rilascio dei prigionieri palestinesi e al blocco degli insediamenti in Cisgiordania. E il capo della diplomazia palestinese, Farouk Kaddoumi, aveva ripetuto che i colloqui potevano avvenire solo quando Israele avessero chiuso «non temporaneamente, ma definitivamente» il tunnel. Ieri gli incidenti sono proseguiti sia a Gaza sia in Cisgiordania ma in nessun caso degenerando in scontri a fuoco. Il cessate il fuoco è stato ottenuto grazie a un massiccio dispiegamento di forze israeliane e a un diverso comportamento tattico sul terreno della polizia palestinese. Per la prima volta dal 1967 Israele ha schierato carri armati Patton e cingolati lungo la linea di sutura con la Cisgiordania e ha pubblicizzato via radio gli ordini dati ai carristi di aprire il fuoco in caso di emergenza. Ai bordi della striscia di Gaza sono inoltre affluite venerdì e sabato colonne di carri armati Merkhava, di cingolati Bardelas, di cannoni Vulcan nonché elicotteri da combattimento Cobra. A Gaza si è avuta così la netta sensazione che Israele fosse sul punto di rientrare in forze nelle zone di autonomia consegnate ai palestinesi due anni fa. A Nablus (Cisgiordania) il comandante israeliano ha minacciato di far entrare i carri armati se la popolazione oserà avvicinarsi alla Tomba di Giuseppe, un santuario ebraico che giovedì è stato teatro di una sanguinosa battaglia durata cinque ore. Da parte sua la polizia palestinese ha adottato ieri con grande decisione una tattica volta a impedire alle masse di dimostranti di raggiungere i posti di blocco israeliani. In varie città (Betlemme, Ramallah, Gaza, Khan Yunes) militanti di Hamas hanno inscenato accese manifestazioni anti-israeliane. Ma quando i dimostranti hanno cercato di marciare verso le posizioni israeliane sono stati arrestati da cordoni della polizia palestinese che li ha respin¬ ti, anche a manganellate. Gli incidenti più gravi sono dunque avvenuti nel Sud della striscia di Gaza, un tallone d'Achille sia per l'esercito israeliano sia per la polizia palestinese. Un assalto alla colonia di Nissanit è stato fermato sul nascere dalla polizia palestinese. Intanto diventa drammatica la situazione negli ospedali palestinesi costretti a prestare cure a 2 mila persone, ferite o intossicate dai gas lacrimogeni. Il ministero palestinese dell'Informazione ha accusato ieri le autorità israeliane di aver ripetutamente ostacolato il trasbordo di feriti e il transito di camion con medicinali. La gravità della situazione è stata discussa a Gaza dal ministro palestinese della Sanità Riad Zaanun con il console d'Italia a Gerusalemme Enrico Nardi che gli ha assicurato la fornitura immediata di medicinali e di attrezzature mediche per un valore di 100 mila dollari. Aldo Baquis