«Mamma», poi la pugnala al cuore

La donna agli agenti «Non so che cosa ho fatto» La governante: «L'ho vista scendere in cucina Ho lottato e gridato per disarmarla» La donna agli agenti «Non so che cosa ho fatto» La governante: «L'ho vista scendere in cucina Ho lottato e gridato per disarmarla» «Mamma», poi la pugnala al cuore Uccisa la figlia del fondatore della «Lancia» TORINO. Ha bussato alla camera da letto: «Mamma...». E' entrata, chiudendosi la porta alle spalle. Una domestica, che dormiva in una stanza accanto, ricorda di aver sentito Eleonora Maria Lancia, 70 anni, figlia del fondatore della famosa casa automobilistica, chiedere: «Chi è? Sei tu cara? Vieni». Poi l'inferno. Le grida, le invocazioni di aiuto: «Fermati, ma che cosa fai Giovanna?». La domestica è corsa. Ha spalancato la porta. Giovanna Boglione, 44 anni, un figlio di 15, aveva ucciso la madre. Una coltellata al petto. Al cuore. Ora Giovanna è piantonata all'ospedale Molinette: «Non ricordo, non so che cosa ho fatto», ripete. I medici dicono: «Stato confusionale». E il referto parla di due ferite, una al petto, emitorace sinistro, l'altra ad una mano, la sinistra. Ferite da coltello, lo stesso coltello con il quale aveva ucciso la madre. «C'è stata una violenta lotta per disarmarla», dice il magistrato, la dottoressa Paola Stupino. Anche una domestica è rimasta ferita ad un dito. Da un po' di tempo Giovanna Boglione era depressa. «Prima la separazione dal marito, poi la morte del papà», mormorano i parenti. Non stava bene. Per questo la mamma l'aveva invitata nella sua casa, una villa nel verde della collina. «Vieni, parleremo, ti farà bene stare con me. E poi c'è il mio compleanno, ancora da festeggiare». Settant'anni compiuti mesi fa. La scorsa sera s'è fatta festa per «nonna Nori», come tutti chiamavano Eleonora Lancia. La cena, le paste dolci. C'era allegria. Si è andati a letto tardi. Ed è nella notte, in una notte nera per l'eclisse di luna, che è avvenuto il delitto. La villa è dietro a Moncalieri, in strada San Michele 16. C'è un cancello, un viottolo in terra battuta lungo duecento metri, un secondo cancello. Tutto è immerso nel verde: alberi e rampicanti. La villa è nascosta in quel verde. Davanti c'è un giardino. Dicono che «nonna Nori» amasse curare personalmente un roseto, che si arrampica sul muro della villa. Dopo la morte del marito, un anno fa, «nonna Nori» si era raccolta nei ricordi, lasciando raramente la casa. Una morte improvvisa quella di Giovanni Boglione. Un attacco al cuore. Giovanna aveva sofferto molto per la scomparsa dei padre. Erano giorni difficili per lei. Si era da poco separata dal marito, era andata a vivere a Torino, con il figlio Giò, che ora ha 15 anni. Un alloggio in centro, pochi passi da piazza Statuto. La custode del palazzo la ricorda con parole affettuose: «Gentile, era facile vederla rientrare dalla spesa, con la bottiglia del latte in mano. Ma quando parlava del padre, di quella sua morte improvvisa, il suo volto cambiava espressione, diventava triste». Una situazione delicata. Lei stessa, al pronto soccorso delle Molinette ha detto: «Sono in cura, un medico, all'estero». Giovanna Boglione è andata nella villa della collina tre giorni fa. Lo ricorda la custode del palazzo di Torino: «Le ho viste assieme, mamma e figlia, mercoledì. Sono salite nell'alloggio, sono tornate con due borse di plastica. Mi hanno detto che la signora Giovanna sarebbe stata fuori qualche giorno. Cammina¬ vano tenendosi sottobraccio». Le foglie degli alberi che circondano la villa, in strada San Michele, hanno in questi giorni i colori dell'autunno. Torino sembra lontana, il cielo è sempre azzurro. I parenti dicono che madre e figlia hanno trascorso giorni sereni. Sicuramente hanno parlato di nonno Giovanni, che un male si era portato via d'improvviso. E poi di quei ragazzi, di di Moncalieri. Gli inquirenti tentano di capire che cosa è successo e perché è successo. Attorno al tavolo c'erano «nonna Nori» e le sue figlie. Giovanna. Elisabetta con il marito Tullio Nejrotti. E la loro figlia, Eleonora, con il compagno, l'ingegner Paolo Pininfarina. Poi tre nipotini. Era mezzanotte quando, dopo un ultimo abbraccio, si sono spente le luci. In casa sono rima¬ Giò, e di tutti gli altri nipoti che spesso si raccoglievano attorno alla nonna, in quella casa sulla collina. E parlando di quei nipotini si è scoperto che uno di loro stava per compiere gli anni. «Facciamo una sola festa, per tutti i compleanni». Un giro di telefonate: «Vi aspettiamo giovedì sera, a cena». Sono state ore serene. Lo raccontano i parenti, ai carabinieri ste Eleonora Lancia e la figlia Giovanna. Gli altri sono tornati a casa, nella loro villa, adiacente a quella della nonna. Le stanze da letto sono al primo piano. Una accanto all'altra quella di madre e figlia. Quella di Adelaide, la governante di 57 anni, è proprio davanti a quella della signora Lancia. «Dormo con la porta aperta», ha raccontato ai carabinieri. La sua deposizione è «Erano le 2,30. Ho visto la signora Giovanna uscire dalla camera e scendere in cucina. E' risalita poco dopo. Camminava lenta. E' ancora passata davanti alla mia camera. Pochi passi, è tornata indietro, fermandosi accanto alla stanza della mamma. No, non ho visto che impugnasse il coltello preso dalla cucina. Qualche istante, poi le grida. So- AddI mile drammatica.

Luoghi citati: Moncalieri, Torino