Quando nella fiducia si apre la prima crepa di Giovanni Trovati

Quando nella fiducia si apre la prima crepa Quando nella fiducia si apre la prima crepa Perché aumenti la produzione è necessario che la gente comperi, ma se i soldi sono scarsi le famiglie si limitano allo stretto necessario: è il tema sul quale insistono i metalmeccanici. Nelle condizioni attuali per spezzare un circolo sempre più pericoloso lo sbocco va cercato nei mercati esteri, i quali assorbono soltanto prodotti di qualità, sempre aggiornati, a costo basso. E' la grande sfida, che presuppone la corresponsabilità di tutti, scuola compresa. Oggi un contratto non si limita a fissare orari, passaggi di categoria, aumenti salariali: si colloca nella macro economia del Paese e contempla investimenti, regole nuove in fabbrica, sviluppo della ricerca e della formazione. Troppe aziende hanno ridotto o addirittura rinunciato alla ricerca, perché costa. Per l'immediato è stato un risparmio, ora diventa un costo grave. Per una formazione valida siamo ai convegni di studio, ai dibattiti. Di realizzato poco. Il primo compito è della scuola, ma essa può dare una formazione generica, di base. La formazione specifica spetta alle industrie. E non si vedono i necessari collegamenti. Il nuovo contratto dei metalmeccanici pone problemi generali, una volta impensabili, perché la fabbrica oggi vive nel villaggio globale. Se del contratto si conservasse la concezione del solo aumento monetario, tanto varrebbe ridurre le trattative a livello delle singole aziende. CON lo sciopero dei metalmeccanici si è rotta una innovazione nei rapporti sindacali che durava da sei anni, e aveva fatto sperare che le trattative non fossero più momenti di lotta, ma incontri tra parti consapevoli che un buon contratto è nel comune interesse dell'imprenditore e del lavoratore. Si è incrinata la fiducia, indispensabile per una proficua collaborazione. E' questo il significato primo della manifestazione di ieri, e che conta, a nostro avviso, più del successo di piazza, anche perché l'incidenza contrattuale di uno sciopero si valuta sulle assenze in fabbrica più che sul numero dei partecipanti ai cortei. Ora si attende che qualcuno prenda l'iniziativa di rimettere attorno al tavolo i negoziatori. E' possibile che si faccia avanti il governo, più autorevole per aver firmato con Confindustria e sindacati l'accordo che dovrebbe creare nuovi posti di lavoro. Un trascinamento della vertenza dei metalmeccanci minerebbe subito all'inizio l'attuazione di questo accordo. Per l'occupazione non ci sono medicine dall'esito sicuro: già è molto se ci si convince che finalmente si esperimenta una terapia, pronti a correggerla strada facendo. Le misure previste dall'accordo da sole non bastano: si creano nuovi posti quando si aumenta la produzione in misura tale da superare l'aumento della produttività. «A produzione costante, ha ricordato Camiti, se la produttività aumenta, l'occupazione diminuisce». ti, sel'occ vati /ati Giovanni Trovati /ati