IL PRIGIONIERO DEL PASSATO

Estero LA STAMPA KABUL. Dopo una battaglia che ha provocato centinaia di morti, le milizie islamiche dei Taleban hanno conquistato la notte scorsa la capitale afghana Kabul, costringendo alla fuga il presidente Burhanuddin Rabbani. Il primo atto del nuovo governo di Kabul - che in un comunicato ha affermato che intende instaurare nel Paese un «sistema islamico integrale e puro» - è stato di impiccare Najibullah, l'ultimo presidente comunista rifugiato da quattro anni in un ufficio delle Nazioni Unite. Decine di migliaia di persone, si accalcavano frenetiche ieri mattina nella grande piazza Ariana al centro di Kabul, dove da ore pendevano da due lampioni i cadaveri sfigurati dell'ex presidente comunista Najibullah e della sua guardia del corpo. Il macabro spettacolo è a pochi passi dai portoni del ministe¬ IL PRIGIONIERO DEL PASSATO CHE terribile morte. Preso da una folla impazzita di vendetta, linciato a pugni e calci, appeso come un capretto, Mohammed Najibullah esce all'improvviso dal nulla nel quale si era rifugiato, ma giusto il tempo per precipitare dentro il pozzo vuoto della storia. E' come se ieri avesse avuto una seconda vita; però, questa, della durata soltanto di pochi, drammatici, minuti: uno strappo violento nel silenzio dei lunghi giorni che avevano seguito la fuga dell'Armata Rossa, poi questo spettacolo orrendo che ripete il fotogramma di altre dittature impiccate dai trionfatori. E una pagina si chiude. L'ultimo presidente «civile» dell'Afghanistan (la sua investitura comunque nasce in un regime militarizzato, dove lui faceva il Quisling di Mosca) diventa un altro frammento di passato che scompare, forse l'ultima ombra dell'illusione genetica che aveva spinto la vecchia Unione Sovietica a immaginarsi come una grande potenza asiatica. Oggi che l'Urss è morta, con Breznev, con il Muro caduto, con il Kgb trasformato in una banda poco affidabile e infiltrata dalla mafia moscovita, oggi che i simboli del vecchio potere comunista sono finiti nella polvere, o vengono venduti nei mercatini dell'usato, uno come Najib era soltanto un'eredità muta: il «suo» Afghanistan era diventato un'altra storia, e le lotte di fazione tra le antiche componenti della Resistenza avevano cancellato perfino il ricordo del suo ruolo politico. Era un sopravvissuto, nient'altro che un fantasma. Questa sua morte ricupera una dimenticanza della storia. Gli «studenti di Dio» che oggi hanno preso il potere a Kabul (ma, per capire meglio le cose, questo è un organico esercito integralista, che niente ha a che vedere né con la scuola né con l'età adolescenzia- TERRORISMO Estero

Persone citate: Breznev, Burhanuddin Rabbani, Mohammed Najibullah, Najib, Najibullah, Quisling

Luoghi citati: Afghanistan, Kabul, Mosca, Unione Sovietica, Urss