Sangue sulla Spianata delle moschee

Sangue sulla Spianata delle moschee Sangue sulla Spianata delle moschee La folla aggredisce la polizia che spara: tre morti sarà un tiro di fucileria denso e concentrato, proveniente da una parte sola. Quando la preghiera islamica s'inizia, nella moschea ci sono quasi diecimila persone e intorno il deserto. Un giro a piedi tra i vicoli di Gerusalemme dà le stesse sensazioni di una passeggiata invernale ai margini dell'infinita tristezza di un lago. Non un negozio, non un portone aperti: in giro solo file e file di poliziotti, che verso il termine della Via Dolorosa si raggruppano in reparto più nutrito. Saranno almeno 150: «Sono lì a proteggere l'ingresso del cunicolo» ci spiegano: quella galleria sotterranea che attraversa i luoghi santi islamici? ne perfora impudente le viscere e la dignità. «Oggi è chiuso, ma solo perché è venerdì», è la spiegazione ufficiale. Nonostante le pressioni del mondo, Israele rifiuta ancora di chiudere il budello che sta scatenando la nuova «Intifada». In questo incrocio di sotterranee tortuosità c'è l'essenza stessa di questi luoghi, tutto il tormento con cui per secoli religioni diverse hanno cercato di convive- PALCOSCENICO DELLA TRAGEDIA GERUSALEMME. Il Monte del Tempio, dove oggi si sta consumando l'ennesimo episodio della tragedia mediorientale, è uno dei luoghi più carichi di simboli storici e religiosi di Gerusalemme e non a caso il 30 agosto Yasser Arafat vi aveva convocato un «sit in» di preghiera, parzialmente riuscito a causa del blocco dei palestinesi provenienti dalla Cisgiordania, per ribadire l'importanza della questione di Gerusalemme. Secondo la tradizione è qui che la mano di Dio impedì ad Abramo di sacrificare il figlio Isacco ed è su questo monte dei Leoni soldati che trascinano via quattro compagni feriti. Non si notano segni evidenti. Pochi minuti ancora, e su di una barella esce un giovanissimo palestinese. Il viso è devastato da un proiettile che ha colpito in pieno la fronte. Il corpo ballonzola senza vita seguendo la corsa dei barellieri. Pochi attimi ancora, ed ecco il corpo di un secondo ragazzo arabo: il proiettile questa volta ha raggiunto la nuca, con identici, devastanti effetti. E via via che la Spianata si svuota, sono sempre di più i musulmani che si trascinano via mentrèil sangue sgorga dalle teste," dalle spalle, dal collo. E' chiaro che la polizia israeliana ha sparato ad altezza d'uomo. C'è gente che urla, gente che si dispera. L'urlo delle donne copre appena le maledizioni che s'incrociano, le minacce dei poliziotti esasperati e le imprecazioni degli arabi contro Netanyahu. «Maiale, guarda cosa ci hai fatto», «hai fatto ammazzare dei ragazzi», «vendichiamoci, vendichiamoci». Le ambulanze aspettano poco più in là, subito fuori dalla Porta di Damasco. Molto presto, si trasformeranno in corteo. «Abbiamo usato proiettili di gomma»: da questo momento in poi, dall'ultimo agente fino al primo ministro Netanyahu e ai capi dei vari servizi di sicurezza, tutti a ripetere questa giustificazione. Come se una pallottola di gomma (ma con anima metallica) non fosse in grado di uccidere se sparata da vicino e soprattutto al bersaglio giusto. «Stavo pregando, ero ancora all'ultimo inchino quando dall'esterno della moschea ho sentito sparare», racconta un uomo che scosta con una mano la «kefiah» macchiata di sangue. «Hanno sparato anche all'interno dei luoghi sacri...». Può darsi che qualche pallottola sia finita anche all'interno della moschea. Si sono visti feriti portati fuori direttamente dal Tempio, anche se forse altri li avevano ricondotti lì per le prime cure. «Non c'è stata provocazione - giura un altro - la polizia ha sparato senza ragione». Solo scampoli di una guerra delle versioni che continuano a incrociarsi con la guerra di fatto. Anche il processo di pace sta entrando in un tunnel. animi. «E' dovere religioso di ogni musulmano - aveva detto Mohammed Hussein la difesa di Gerusalemme, della sua più grande moschea. Questo tunnel è un crimine contro Allah e contro Al-Aqsa. I martiri morti per Gerusalemme parlano alle vostre coscienze, e vi dicono di combattere per la città fino al momento della libertà e della completa sicurezza...». I primi fedeli usciti con gli animi ancora infiammati da questo sermone, hanno trovato i soldati di Israele che li attendevano schierati. Gli uni, pronti ad aggredire coi sassi, gli altri a rispondere facendo fuoco. Pochi minuti dopo, ecco uscire di corsa dalla Porta NAZIONE UNITE

Persone citate: Leoni, Mohammed Hussein, Netanyahu, Tempio, Yasser Arafat

Luoghi citati: Cisgiordania, Damasco, Gerusalemme, Israele