LA BATTAGLIA DELLA CITTA' "Quattromila militari assediano in armi i luoghi santi dei musulmani"

Quattromila militari assediano in armi i luoghi santi dei musulmani Quattromila militari assediano in armi i luoghi santi dei musulmani «Assassini», grida un vecchio in kefìah «Abbiamo usato proiettili di gomma» dicono i soldati SGERUSALEMME ONO gallerie lunghe e buie, i passaggi secolari che conducono alla Spianata del Tempio. Oggi, prima ancora di raggiungerle bisogna avventurarsi per altre gallerie, infilarsi col fiato sospeso lungo cunicoli che respirano minaccia. Hanno pareti umane, quei percorsi. Mura fatte di divise verdi o blu, sudore di poliziotti e nervosismo di soldati che riducono le strade della vecchia Gerusalemme a budelli, dove si passa uno per volta, mentre centinaia di occhi ti scrutano e dinanzi al tuo sguardo scorre una fila ininterrotta di mazze e di mitra M-16. Forse mai, nella sua storia recente, Gerusalemme era stata così militarizzata. Fosse almeno servito a qualcosa. Oggi, giorno dello «Zuccot», la festa ebraica delle capanne, il più sacro dei luoghi di questa città è stato profanato nuovamente. Dopo la preghiera del venerdì nella moschea di Al-Aqsa, da un gruppo di ragazzi àrabi è partita una sassaiola, la dolizia'ha rispostò sparando. I morti sono tre, tutti giovanissimi, i feriti più di cinquanta, il furore dei musulmani sempre più prossimo aj punto di rottura è quel che resta del processo di pace, entità sempre più fantasmatica e lontana. Pallottole contro pietre, come nell'ottobre di sei anni fa, quando fra gli arabi le vittime erano state diciotto. Ma allora, mentre si preparava la guerra del Golfo, la provocazione c'era stata, e pesante. Allora, dalla Spianata del Tempio le pietre erano state lanciate giù, verso gli ebrei in preghiera dinanzi al Muro del Pianto. Oggi non è stato così. Tutto si è svolto nel chiuso di un luogo recintato di mura, senza altri testimoni che i superstiti, senza altre versioni se non quelle delle autorità israeliane e senza voci contrarie, se non quelle spezzate di pochi musulmani sanguinanti che hanno accettato di abbozzare un racconto. Sono quasi le 11, e quando la preghiera del venerdì sta per cominciare, l'afflusso dei musulmani ai passaggi per la moschea sembra procedere col contagocce. Dalla Porta di Damasco, e poi su verso El-Wad e la strada del mercato, la presenza delle forze israeliane è ossessiva. Almeno quattromila uomini. Chi si dirige verso la moschea, oltre a passare le gallerie umane, rischia una perquisizione ogni dieci passi. Sono interventi a campione, ogni quattro, cinque persone che passano una viene frugata. Ma potrebbe essere perquisita anche più avanti, o più avanti ancora. L'intento è evidente: non dev'esserci arabo che oggi possa portare con sé delle armi. E non ce ne saranno, infatti. Poiché quel che poco più tardi si sentirà esplodere

Persone citate: Dalla Porta

Luoghi citati: Damasco, Gerusalemme