Masi «abbandona» Dini

Masi «abbandona» Dini Masi «abbandona» Dini Polemiche dimissioni da capogruppo IROMA L partito di Lamberto Dini è sempre più smembrato: per protesta contro la Finanziaria «tutta tasse» ieri si è dimesso da presidente dei deputati di Rinnovamento italiano Diego Masi, che rimprovera al ministro «diniano» Fantozzi di non essersi battuto contro «il ricatto di Rifondazione comunista». E dunque, insiste Masi, «l'asse del governo si sposta sempre più a sinistra». In realtà Masi è sì presidente dei deputati «dimani», ma è legato a doppio filo con Segni, che naviga nelle acque del Polo. E così, le dimissioni di Masi sono state subito bollate da Dini come «affrettate» e «non giustificate», Fantozzi ha fatto sapere di essersi mosso «su mandato di Dini» e Rinnovamento ha confermato «l'appoggio al governo». Ma la sortita di Masi segna il definitivo affondamento della federazione di Rinnovamento italiano, creata in vista delle elezioni e articolata su tre aree: amici di Dini, pattisii di Segni e socialisti di Boselli e Del Turco. E intanto le dimissioni di Masi, oltreché a Dini, non sembrano essere state gradite neanche dalla City. Appena a Londra si è diffusa le notizia delle dimissioni di Masi, lira e Btp sono entrati in fibrillazione: la valuta ha perso tre punti nel cambio col marco e i Btp hanno perso e poi recuperato 30-40 centesimi. E proprio mentre il «taxi» di Rinnovamento italiano sembra ormai arrivato all'ultima stazione con i passeggeri pattisti e socialisti ognuno per la sua strada, Lamberto Dini ha in mente un piano di rilancio per quel che resta della sua lista: a partire dal 15 ottobre sarà lanciata in tutta Italia una campagna di adesioni, con la speranza di dar vita ad un vero e proprio partito. Insomma, anche il partito di Dini darà le tessere? «Sì, è vero - preannuncia Ernesto Stajano, nuovo portavoce del movimento - abbiamo deciso di dare rappresentanza democratica ad una presenza sul territorio che sta crescendo. E voghamo farlo secon- vo. Certo, dopo aver annunciato le sue dimissioni, Diego Masi ha spiegato che i pattisti restano nella maggioranza e, quando fosse posta la fiducia sul governo, lui e gli altri amici di Segni voteranno sì. Ma proprio ieri, alla festa nazionale del Patto, Mariotto Segni ha attaccato duramente gli attuali assetti politici: «I deputati del Patto lavoreranno per modificare questa brutta Finanziaria perché non si può correre dietro a Bertinotti». La Bicamerale? «I cittadini - dice Mariotto - capiscono che è una buffonata, una presa in giro». E Segni ha in testa un tragitto lontanissimo da quello dell'Ulivo: il 5 ottobre riunirà i Cobac, i comitati di base per la Costituente, per lanciare la sua campagna per la riscrittura della Costituzione. E il diniano Stajano infila il suo ago di veleno: «Da quel che sappiamo questi Cobac non è che abbiano ottenuto grande seguito come movimento trasversale: le adesioni sono tutte di An e in parte di Forza Italia. Al centro poco e niente...». [f m.] Diego Masi ex presidente dei deputati di Rinnovamento italiano Mas Cosa dici CHE VUOL^ DIRE? do un principio antico: un uomo, un voto». E l'ambizione, almeno sulla carta,- è quella di darsi un'ossatura organizzativa che «entro giugno annuncia Stajano - possa consentire la celebrazione del primo congresso di Rinnovamento italiano». E se questo, almeno nelle speranze, è il tragitto che ha in mente Lamberto Dini, gli altri spezzoni di Rinnovamento italiano stanno prendendo altre direzioni. I socialisti, già da tempo, coltivano la speranza di riunificare la diaspora del psi, mentre i pattisti di Segni sembrano in rotta di collisione con l'Uli¬ Nome e Cognome Via Cilia La parola delta 2*

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