Andreotti, un'agenda in giallo

t C'era il nome «Giulio» e un numero di telefono, l'aveva trovata il commissario Cassarà t C'era il nome «Giulio» e un numero di telefono, l'aveva trovata il commissario Cassarà Andreotti, un'agenda in giallo Sequestrata a Ignazio Salvo, è scomparsa t PALERMO reso noto in un secondo tempo dalla procura della Repubblica che non ritiene di farlo adesso perché le indagini al riguardo sono in corso. Se ne riparlerà fra due settimane perché il processo è stato aggiornato al 9 ottobre. Il riserbo voluto dalla procura non ha tuttavia impedito che l'intera udienza di ieri fosse imperniata sul giallo dell'agendina. Ne hanno parlato a lungo,, infatti, i due testi che hanno deposto sul pretorio, attirando su di sé l'attenzione generale. Anzitutto Laura Iacovoni, la vedova del vicequestore Ninni Cassarà, il vicecapo della squadra mobile palermitana assassinato con l'agente ventenne Roberto Antiochia con cento proiettili kalashnikov il 5 agosto 1985. Laurata in lingue, insegnante di tedesco, la signora che ha 47 anni e due figli, che ha dovuto crescere da sola dopo l'uccisione del marito suo coetaneo, è assessore comunale alla Solidarietà Sociale nella giunta del sindaco Leoluca Orlando, grande accusatore di Andreotti. E la teste non ha certo reso un buon servigio al celebre imputato (ieri assente) quando ha confermato quel che aveva già detto in istruttoria, cioè che U marito, rincasando dopo la perquisizione in casa di Ignazio Salvo, le aveva detto: «Figurati che abbiamo trovato il numero diretto di Andreotti». E nel maggio del 1993 in un'udienza nel processo dell'assassinio del mari¬ to, Laura Iacovoni aveva già parlato dell'agendina. Due giorni dopo qualcuno era entrato nel suo alloggio, forzando una piccola cassaforte di suo figlio e andandosene senza portar via nulla. L'altro teste trattenuto dal tribunale sul giallo dell'agendina è il vicequestore Francesco Accordino che era in servizio alla Mobile con Cassarà. Il funzionario ha dichiarato che il collega aveva detto anche a lui dell'agendina con Giulio. Ha quindi precisato che ne parlava pure con Giovanni Falcone. «Ricordi Giulio - ha aggiunto Accordino -: era una battuta che abbiamo ripetuto spesso negli anni successivi a ogni nostro incontro. Lui, Cassarà, la chiamava la sindrome da reduce». L'interrogatorio del vicequestore sarà completato il 10 ottobre. Il presidente Francesco Ingargiola ha quindi interrogato prefetto e questore in carica a Palermo nel 1979, rispettivamente Girolamo Di Giovanni e Giovanni Epifanio. Quest'ultimo anni addietro fu il responsabile dei servizi di polizia al Quirinale. Hanno detto tutti e due che in occasione di una visita di Andreotti a Palermo notarono anche i cugini Salvo, ma hanno escluso che il senatore si appartò con loro o mostrò di conoscerli. DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Un'agenda strapiena di nomi e numeri telefonici è misteriosamente ricomparsa tre giorni fa nel Palazzo di Giustizia di Palermo. Ora è fra gli atti del processo a Giulio Andreotti per mafia che si celebra in tribunale. Non si sa ancora se sia la stessa che scomparve altrettanto misteriosamente dieci anni fa dal copioso materiale del primo maxi-processo a Cosa Nostra e che era stata sequestrata nell'attico dell'ex esattore dei tributi Ignazio Salvo al momento del suo arresto. Non è un dettaglio, questa agendina. Anzi, potrebbe essere importante per l'accusa se risultasse vero che nelle paginette della lettera «G» vi fosse stato scritto accanto al nome Giulio il numero di telefono riservato di Andreotti. Il senatore a vita, come ormai sanno tutti, non ha mai smesso di negare di aver conosciuto i cugini Ignazio e Nino Salvo, i ricchissimi ex gabellieri siciliani accusati di essere mafiosi, legati a doppia mandata con l'ex sindaco ed eurodeputato Salvo Lima, potente leader della de siciliana e con le sue moltissime tessere uomo di spicco fra gli andreottiani, anche lui ucciso in un agguato. Il pm Roberto Scarpinato, ieri, ha annunciato in aula che tutto quel che riguarda l'agendina sarà Antonio Ravidà A destra, Andreotti. A sinistra, Riina jr.

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