Suicida l'agente rapinatore

In servizio alla stazione di Orbassano, aveva messo a segno alcuni colpi in banche della Riviera In servizio alla stazione di Orbassano, aveva messo a segno alcuni colpi in banche della Riviera Suicida l'agente rapinatore Smascherato, si spara prima dell'arresto IN SAVONA. Era oppresso dai debiti, decine di milioni di prestiti contratti con sette banche. Da agente di polizia si era trasformato in rapinatore. Si è ucciso ieri mattina a Varigotti. Pochi secondi prima alla sua porta avevano suonato i carabinieri del nucleo operativo di Savona. Erano venuti per arrestarlo dopo che, mercoledì sera, era stato identificato come l'autore della tentata rapina del 6 agosto alla filiale di Varigotti della Cassa di Risparmio di Savona. Federico Bigoni, 23 anni, veniva dal Torinese: abitava con la madre a Carmagnola e come agente della polizia ferroviaria prestava servizio nella stazione di Orbassano. La sua vita è finita ieri quando si è sparato un colpo alla testa con la pistola di ordinanza, in una villetta di Varigotti. I soldi avuti in prestito li spendeva per una vita brillante ma soprattutto per le scommesse ippiche. Un demone che lo ha portato in pochi anni in una spirale senza uscita, al punto da farlo trasformare da tutore della legge in malvivente. Era l'autore della tentata rapina di agosto ma era anche sospettato di essere la mente di alcune rapine in banca messe a segno nei mesi scorsi in Riviera. Per il solo mese di agosto Bigoni aveva affittato il villino a Varigotti, poi si era fatto fare im duplicato delle chiavi. La casa, nascosta dagli alberi, è ideale come rifugio: un punto strategico per non dare nell'occhio in una località turistica che in autunno si svuota. La presenza I VANTAGGI DELL'EUROPA Waigel hanno dimostrato che non c'è- contrasto fra il risanamento della finanza pubblica e la crescita dell'occupazione: lo sviluppo economico dipende dai tassi di interesse che possono mantenersi bassi perché gli Stati riducono le spose e perché l'inflazione rimane sotto controllo. L'occupazione, oltre che di questo maggiore sviluppo, è conseguenza anche della flessibilità del mercato del lavoro. In questi giorni anche il governo italiano sta esprimendo un forte impegno per proseguire nel risanamento della finanza pubblica puntando insieme a favorire l'occupazione sia attraverso una migliore gestione dei progetti di investimento nelle infrastrutture sia con opportuni incentivi per modificare le condizioni del mercato di lavoro. Del resto, credo si sia rafforzata nelle ultime settimane presso le forze politiche la consapevolezza della necessità assoluta che l'Italia ha di entrare in Europa, fin dall'inizio, insieme agli altri principali Paesi del continente. Al di là delle polemiche contingenti, peraltro simili a quelle esistenti in tutti gli altri Paesi, due concetti sono ormai ampiamente diffusi: 1. che molta strada è già stata fatta lungo il percorso del risanamento della finanza pubblica testimoniata dal forte avanzo primario del bilancio, pari quest'anno a oltre 80 mila miliardi di lire, e che quindi oggi dobbiamo fare il passo finale che ci consentirebbe tra l'altro di poter finalmente beneficiare di una significativa riduzione dei tassi di interesse; 2. che è solo una pericolosa illusione immaginare che stando fuori dall'Euro, e cioè rifiutando la disciplina di Maastricht, si potrebbero mantenere inalterati i benefici dell'attuale Stato sociale o effettuare politiche di sviluppo disinvolte, basate cioè sulle spese pubbliche e sul cambio della lira. Restare fuori dall'Euro, per un Paese come l'Italia, è molto rischioso dal punto di vista economico perché con ogni probabilità non si potrebbe beneficiare del ribasso dei tassi di interesse. La finanza pubblica rimarrebbe quindi in forte squilibrio e ciò implicherebbe la necessità di tagli alle spese ancora più drastici, mentre sarebbe alto il pericolo di perdere gran parte della competitività del sistema industriale, senza peraltro poter ricorrere alla svalutazione della moneta: questa manovra sarà, infatti, preclusa da un sistema di sanzioni imposte dagli altri Paesi entrati a costituire la moneta unica. Per contro l'Italia non dovrebbe avere nessun timore a sottoscrivere il patto di stabilità che dovrebbe legare a determinati comportamenti «virtuosi» i Paesi aderenti all'Euro. Una volta compiuti tutti gli sforzi necessari a raggiungere i parametri di adesione, l'ulteriore contenimento del deficit pubblico sarebbe facilmente assicurato da un ribasso dei tassi di interesse, di almeno due punti, e quindi dal minor costo del debito che oggi schiaccia la nostra finanza pubblica. Sono i 200 mila miliardi di interessi sul debito, infatti, che oggi rendono difficile il controllo di un deficit che si mantiene intorno ai 100 mila miliardi di lire. Ma se l'esclusione dell'Italia dall'Euro sarebbe penalizzante dal punto di vista economico ancor più rischiosa sarebbe dal punto di vista politico. E ciò non solo per l'attuale coalizione di governo, ma per il futuro dell'intero Paese, già minacciato da una profonda frattura tra Nord e Sud e scosso da una crisi istituzionale che stenta a trovare i percorsi giusti per essere affrontata e risolta. Credo che l'Italia abbia tutte le possibilità di darsi degli obiettivi ambiziosi. La cosa più importante oggi è superare l'attuale clima di incertezza e di guardinga attesa che blocca le decisioni dei cittadini sia come investitori che come consumatori. L'impressione è che non siamo lontani dalla possibilità di voltare pagina a patto che non prevalgano chiusure corporative o promesse demagogiche. Probabilmente molti sarebbero disponibili ad accettare anche un prelievo sul reddito di carattere straordinario, purché temporaneo ed equamente ripartito, pur di avere delle prospettive più chiare e più affidabili di quelle attuali. Ma soprattutto la credibilità del sistema Italia, sia presso i propri cittadini che all'estero, si rafforzerebbe molto se si accelerasse il programma di privatizzazione dando in tal modo un serio contributo non solo all'aumento dell'efficienza ma anche alla riduzione del tasso di corruzione. E poiché la fiducia è anche un fattore economico, è probabile che liberando le energie vitali del Paese, la ripresa economica possa partire entro tempi piuttosto brevi. Com'è avvenuto in altri Paesi, ciò dipende soprattutto dalla qualità della manovra, che dovrebbe incidere di più sulla riduzione delle spese. Ma l'ingresso dell'Italia nella moneta unica non è solo vi- Due scene del luogo dove è avvenuto il suicidio del poliziotto, ammazzatosi perché sospettato di essere l'autore di alcune rapine dell'agente in Riviera era stata segnalata dai negozianti di Varigotti, insospettiti. Avevano notato il giovane e temendo un'altra rapina alla banca (la filiale della Cassa di Risparmio di Savona è stata rapinata cinque volte negli ultimi anni) avevano avvertito i carabinieri. Infatti Bigoni, a bordo della sua Polo bianca, era slato fermato due volte negli ultimi giorni. «Sono un collega», aveva detto, e i carabinieri lo avevano lasciato andare. Poi, mercoledì sera, la svolta. La foto di Bigoni è stata messa assieme ad altre foto segnaletiche e tale per noi: è anche importante per il resto dell'Europa. Sicuramente Francia e Germania hanno assunto, ed è bene che mantengano, il ruolo di motore della nuova Europa. Però anche gli altri Paesi hanno un peso rilevante non solo per gli aspetti più generali di tipo politico, riguardanti il necessario equilibrio tra Nord e Sud del continente, ma anche per tutte le questioni più propriamente economiche. Sicuramente la vivacità dell'industria italiana è ben nota anche al di là delle Alpi. Un nuovo sistema economico continentale non può prescindere da una strategia complessiva di integrazione con questa parte molto importante del suo sistema industriale. Per molti versi il nostro sistema produttivo è complementare a quello francese ed a quello tedesco. I sistemi bancari sarebbero più competitivi se si raggiungesse un più elevato livello di integrazione. Cosi come progetti integrati migliorerebbero la produttività delle infrastrutture europee. Sono tutte questioni che potrebbero fin d'ora essere oggetto di studio da parte di commissioni miste dei rispettivi governi, a cominciare, ad esempio, dalle piccole e medie imprese che sono il nerbo dell'industria italiana e che invece sono meno diffuse negli altri Paesi. In sostanza, al di là dei problemi di concorrenza commerciale, anche per il resto dell'Europa non sarebbe positivo dover rinunciare alle potenziali sinergie con l'apparato produttivo italiano che, nonostante tutte le sue fragilità, è comunque riuscito a conquistarsi un buon peso a livello mondiale. Infine, mi sembra opportuno sottolineare che la moneta unica, pur costituendo un passo rilevante nella costituzione dell'Europa, da sola non basterà a piantare quelle robuste radici che consentirebbero un veloce sviluppo della nuova piànta. Occorre che si compiano sostanziali passi in avanti nella costituzione di una unità politica che renda più direttamente partecipi i cittadini alle decisioni del nuovo Stato continentale. Non ci si può limitare solo alle questioni dell'economia e della moneta: anche le libertà individuali ed i diritti dei singoli e delle collettività vanno ampliati ed equiparati così da creare quell'unione non solo di interessi, ma anche di culture e di sentimenti che contribuiscono, non certo meno degli interessi, a cementare i legami tra i popoli. mostrata al direttore della banca, Andrea Rossello. Il funzionaro ha riconosciuto nell'agente il giovane che il 6 agosto lo aveva ferito al collo con un taglierino, durante il tentativo di rapina. Un colpo andato a vuoto. Ieri mattina la decisione di intervenire. I carabinieri ritenevano che Bigoni fosse tornato in Riviera per ripetere quella rapina non riuscita in estate. Si sono ricordati del giovane brillante che ad agosto frequentava i locali della zona dicendo di essere un agente e presentando altri amici come colleghi ma che, Giovanni Agnelli Copyright «Le Monde» e per l'Italia «La Stampa» Marcello Veneziani VENEZIANI AL «TEMPO». Sarà Marcello Veneziani il nuovo direttore del quotidiano romano II Tempo. La notizia dell'insediamento sarà ufficializzata oggi, ma oramai è certo che ha «bruciato» la candidatura di Roberto Gervaso. Veneziani, 41 anni, ha fondato l'Italia settimanale da cui fu allontanato nell'aprile del 1995 per volere di una parte di Alleanza Nazionale. Nei giorni scorsi si erano fatti i nomi di Paolo Liguori, Pia Luisa Bianco e Arturo Diaconale. Ora la decisione dell'editore si è indirizzata sul più giovane. IN CALO LE STRAGI SABATO SERA. Nell'estate del 1996 ci sono stati meno incidenti al sabato sera. La flessione è stata del 43,3%. Un bel successo, al quale ha contribuito la campagna del dipartimento informazione della Presidenza del consiglio. Il responsabile Mauro Masi annuncia che l'operazione sarà ripetuta nel '97. «FORZA ITALIA IDEA DI CRAXI». La nascita di Forza Italia rievocata ieri al tribunale di Torino, alla ripresa del processo a Marcello dell'Utri, ex presidente di Publitalia imputato per false fatturazioni. Ezio Canotto, ex esponente de ha spiegato come nel '92 e nel '93 abbia svolto il lavoro di consulente per preparare la «discesa in campo» del Cavaliere. Quest'ultimo, ha dichiarato Canotto, «maturò la decisione dopo un incontro con Bettino Craxi».