L'aguzzino della bella Nadia

■/aguzzino della bella Nadia ■/aguzzino della bella Nadia Si racconta che strappò le unghie alla Comaneci Era ridotto una larva, Nicu, roso dalle malattie ma soprattutto da un male dell'animo. «Pentirmi: e di che?», diceva nelle interviste. Raccontava di non essere mai stato marxista. Ripeteva ossessivamente di esser stato perseguitato anche lui. Dalla madre, persona che odiava: quella terribile Elena che negli ultimi anni della satrapìa dominava non solo la mente di Nicolae, il marito dittatore, ma ogni ganglio dello Stato. Fu per colpa della madre, diceva Nicu, se nove anni fa la sua brillante carriera di delfino era stata interrotta da un esilio interno. Era il dicembre dell'87, e d'un tratto l'uomo più invidiato e temuto di Romania fu costretto a trasferirsi di tutta fretta a Sibiu, lontano dalla capitale. 1 Ufficialmente Nicu andava a vivere ai margini della Transilvania per dirimere la questione delle minoranze, in realtà l'ennesimo scandalo gli aveva tarpato le ali. Una ballerina russa, dissero. Una ragazza che forse era stata uccisa, più probabilmente si era uccisa. Erano peròi motivi del suicidio ad aprire scenari ancora più inquietanti: forse amore, forse vergogna. La vergogna di esser stata costretta ad esibirsi in orge a beneficio degli amici del Male. del capo. Fino a quei giorni carriera, orge e fama di Nicu avevano vissuto l'identica, inarrestabile progressione. Capo della gioventù comunista, a 32 anni membro del Comitato centrale, a 34 ministro della Gioventù, infine membro supplente del Politburo. Intanto quale presidente della Steaua Bucarest girava il mondo atteggiandosi ora a grande manager, ora a sfrenato playboy. Strano Dracula, quell'arrogante giovinastro. Improba- Sgomberati 50 diplom ogni tanto si vedevano sfrecciare le sue Maserati, doni di uomini d'affari occidentali o di gente che aveva comprato le partite. E' in quegli anni che la fama di sfrenato gaudente comincia a stingere sull'immagine del pervertito incallito. Raccontano che in un accesso d'ira fa spezzare tutte le dita delle mani a Ducadan, straordinario portiere della Steaua, divenuto troppo popolare dopo aver parato cinque rigori in una finale di Sopra, il dittatore romeno Nicolae Ceausescu con Nadia Comaneci A destra, Nicu Ceausescu la corsa l'olle all'autodistruzione. «A Sibiu avevo ai miei ordini tre divisioni missilistiche: mi sarebbe bastato premere un bottone per distruggere tutti», ripeteva il Nicu prigioniero. E invece alle prime avvisaglie del colpo di Stato lui riuscì solo a far sparare sui manifestanti, sui medici di un ospedale ed infine a fuggire in auto verso Bucarest, per incappare in un posto di blocco. Condannato a 25 anni per questo, e solo per questo, era finito in carcere. La sua ultima immagine pubblica risale al '92: mostra uno spettro avvolto in un cappottone scuro che esce sotto la neve dal carcere della Jilava per salire su una piccola «Dacia», con una donna alla guida. Soltanto una zia. Delle sue donne ufficiali (Poljana, moglie per due anni, Donca Mizil, perseguitata dalla famiglia per le origini semite, Nadia Comaneci) solo la cantante Daniela Vladescu gli era rimasta in qualche modo vicina. Coppa. Raccontano che alla più famosa delle sue amanti (la ginnasta Nadia Comaneci, un monumento nazionale) faccia strappare le unghie delle mani. C'è qualche esagerazione, in queste leggende. La storia della Comaneci, per esempio, è un po' diversa. Un giorno, a tavola, Nicu dice alla sua amante che per essere una ginnasta porta le unghie un po' troppo lunghe, lei reagisce, lui s'imbuìalisce, la picchia e le spezza non le dita ma un paio di quelle propaggini laccate. Poca cosa, certo, ma abbastanza per mettere in dubbio almeno la parte più sanguinolenta delle leggende che gli erano cresciute intorno. Anche a Sibiu, negli anni cupi dell'esilio, le indagini ed i processi del dopo-rivoluzione non sono riusciti a individuare quei momenti di sadismo di cui pure si era favoleggiato a lungo. Giorni annegati nell'alcol, certo, ammucchiate a ripetizione all'«Imparatul Romanilor», cosiddetto grande albergo cittadino. Il delirante isolamento di un Tiberio a Capri, bile, come signore delle tenebre, uno così affascinato dai miti d'Occidente, dagli sfavillìi di Montecarlo, dai casinò di mezza Europa, dalle piste di cocaina. Nelle strade di Bucarest atici e volontari stranieri. Migliaia di civili in fuga

Luoghi citati: Bucarest, Capri, Europa, Montecarlo, Romania, Transilvania