Anche un sondaggio dell'Abacus ha convinto il ministro il 71% degli italiani crede che Maastricht sia positiva di Massimo Giannini

Anche un sondaggio dell'Abacus ha convinto il ministro il 71% degli italiani crede che Maastricht sia positiva Anche un sondaggio dell'Abacus ha convinto il ministro il 71% degli italiani crede che Maastricht sia positiva che ha tentato in tutti i modi di difendere la lira dalla travolgente aggressione speculativa del '92, che ha cercato di rimediare nel '93, da primo ministro, all'onta subita dalla nostra moneta esclusa dallo Sme, conta molto di più delle alchimie di Palazzo, dei rapporti di forza tra i partiti. Conta più dei tatticismi ai quali anche lui, in questi ultimi mesi, ha talvolta finito col cedere. Insomma, se la posta in gioco è vitale, perché è l'Europa, si può passare sopra anche alle piccole e grandi incoerenze, alle vaghezze dorotee tipiche di un governo di coalizione. Si può passare sopra anche all'eccesso di entusiasmo buonista e neo-kennediano di Walter Veltroni, che a fine agosto se n'è uscito con quell'infausta idea, «rinegoziamo Maastricht»: chissà, magari il vicepremier, dopo gli schiaffi presi dall'Italia a Valencia e a Dublino, preferirebbe non averla mai lanciata. Ma oggi, con questa Finanziaria da 50 mila miliardi, Ciampi vede la possibilità di rimediare. E vuole coglierla, a tutti i costi, andando a cercare in Parlamento i consensi che servono a farla passare. Lui, del resto, non ha i problemi di rappresentanza che hanno spinto per esempio il leader del Pds Massimo D'Alema a ingoiare a fatica il compromesso, di cui comunque a trarre la massima «rendita» politica è in effetti Bertinotti. Maastricht, per Carlo Azeglio, è davvero il coronamento di un sogno. E pazienza se per raggiungerlo non sarà possibile, come invece avrebbe voluto il leader pidiessino, fare una Finanziaria che segnasse una marcata discontinuità rispetto al passato, nuova e degna del primo governo guidato da una Sinistra moderna, finalmente attenta ai problemi delle classi davvero non protette, sensibile ai bisogni delle generazioni future. «Intanto entriamoci, in Europa», è il ragionamento di Ciampi: perché una volta dentro le grandi riforme, qualificanti sul piano della finanza pubblica e degli equilibri sociali, saremo comunque obbligati a farle. E a quel punto, con l'Italia già agganciata al convoglio europeo, non ci sarà in giro nessun Bertinotti disposto ad assumersi la responsabilità di farla scendere. Massimo Giannini

Persone citate: Bertinotti, Carlo Azeglio, Ciampi, D'alema, Walter Veltroni

Luoghi citati: Dublino, Europa, Italia, Valencia