Sopra il vestito, un'emozione di Antonella Amapane

Sopra il vestilo, un'emozione Dalla sottoveste di Kim Basinger al bikini di Ursula Anaress: rabbigliamento si identifica con i personaggi Sopra il vestilo, un'emozione Ecco gli «abiti mito» degli italiani MILANO. La sottoveste di Kim Basinger in «Nove settimane e mezzo». Il miniabito di Sharon Stone quando accavalla le gambe in «Basic Instinct». Il bikini di Ursula Andress, partner di 007 in «Licenza di uccidere». Il giubbotto dello spericolato Tom Cruise in «Top Gun». Ma anche il vestito a fiori della signora Coriandoli; la maglia azzurra di Tardelli; il cappello di Lucio Dalla... Sono solo alcuni fra i capi-mito che appartengono all'immaginario collettivo degli italiani. Lo rivela uno sondaggio - commissionato da Dash di Procter & Gamble all'istituto Explorer - che ha indagato su quali motivazioni e caratteristiche devono possedere certi indumenti per entrare nell'Olimpo degli «indimenticabi1 li», evocando ricordi collettivi e sensazioni personali. La ricerca, intitolata «Quando s'indossa un'emozione» - presentata oggi al Superstudio di Milano da Serena Dandini, durante una tavola rotonda - si basa sul risultato di 600 interviste condotte fra persone dai 15 e i 50 anni. Secondo lo studio il fattore trasgressione gioca un ruolo importante, nella selezione dei capi-mito, perché scatena pensieri erotici e sensuali. Da qui la sottoveste della Basinger, come pure la minigonna della Berte che diventano un inconscio oggetto del desiderio. L'altro aspetto che emerge dall'inchiesta è legato all'originalità del travestitismo giocoso, che rimanda a personaggi simpatici (la signora Coriandoli di Ferrini, Sbirulino della Mondaini). Segue il «fascino della divisa»: militare, sportiva o di altro tipo, come segno di appartenenza a un gruppo. Vedi l'uniforme di Antonio Rossi, medaglia d'oro alle Olimpiadi di Atlanta per la canoa; la canotta del signore degli anelli Jury Chechi (altro oro ad Atlanta). E in questo settore rientrano anche quei capi distintivi di certi personaggi: la camicia di Costanzo (complice anche la pubblicità), il fazzoletto di Pavarotti, la polo dell'Avvocato, la T-shirt di Jovanotti. A volte, sottolineano i sociologi, il meccanismo è talmente potente che non si riesce più a distingure se è più mito il capo o la persona che lo indossa. Un esempio per tutti: Marylin Monroe e in suo svolazzante vestito bianco in «Quando la moglie è in vacanza». Sganciati dai soggetti sono invece quegli indumenti che hanno identificato generazioni e fenomeni sociali. Il liberatorio bikini negli Anni Sessanta; l'eskimo della protesta sessantottina; le bluse di pelle sforacchiata dagli spilloni che i punk copiavano dai Sex Pistol a metà dei Settanta. E ancora i jeans e il giubbotto di Bruce Springsteen adottato dai rocchet- tari dieci anni fa. Lo studio psicologico, però, non si esaurisce all'analisi dei capi che caratterizzano i personaggi popolari. Ma analizza anche quali sono per gli italiani «i capi-simbolo» che, nell'esperienza individuale, si legano a un ricordo, a una sensazione emotiva. Sette persone su dieci anunet- tono di conservare nell'armadio un capo-feticcio soltanto perché rappresenta un momento particolare della loro vita: l'abito dei 18 anni, i boxer sfoggiati il tal capodanno, la giacca che portavano il giorno della laurea... E qui la T-shirt risulta gettonatissima, balzando in testa alla classifica grazie alla sua trasver¬ salità. Presente nei vari settori: dal casual, allo sport, all'intimo, si può definire l'indumento protagonista delle emozioni degli italiani. Per i ragazzi è il souvenir della prima vacanza da soli, mentre gli adulti la conservano a mo' di trofeo sportivo. A ruota si posizionano camicie, jeans, boxer e slip. L'indagine si chiude con i «capibandiera» scelti dai singoli per rappresentare la propria personalità attraverso un linguaggio cifrato che spesso comunica un ruolo sociale. Allora camicia e camicetta conquistano il primo posto. Le preferenze vanno poi a maglietta, tailleur e pantaloni. Antonella Amapane E nell'armadio entrano anche gli abiti considerati feticcio «Sono gli indumenti intimamente legati a ricordi o avventure»

Luoghi citati: Atlanta, Milano