«Giulio amico dei corleonesi» di A. R.

L'ex boss di Catania accusa il senatore Andreotti: me lo disse mio genero L'ex boss di Catania accusa il senatore Andreotti: me lo disse mio genero «Giulio amico dei corleonesi» Ilpentito Pulvirenti in aula PALERMO. «Nel 1982 mio genero Piero Puglisi mi disse: Andreotti è amico di Lima ed entrambi sono vicini ai corleonesi. E attraverso il presidente Carnevale i processi vengono aggiustati in Cassazione». Lo ha riferito il pentito catanese Giuseppe Pulvirenti, ex luogotenente di Nitto Santapaola, deponendo ieri mattina in video-conferenza al processo al senatore Giulio Andreotti, accusato di associazione mafiosa. I rapporti della famiglia mafiosa di Catania con gli uomini politici, da Drago a Urso a Salvo Andò, le promesse non mantenute di Salvo Lima in relazione all'aggiustamento del maxiprocesso, la sua conseguente uccisione, i contatti di Cosa nostra con i maggiori imprenditori catanesi, da Costanzo a Rendo, sono stati al centro della deposizione àJ[ collaboratore catanese. «Nel 1982-'83, sfogliando un libro con gli atti del maxiprocesso ha spiegato Pulvirenti - mio genero lesse il nome di Andreotti e mi disse: è amico dei corleonesi». I) pentito ha sostenuto che Cosa nostra a Catania aveva l'ordine di votare per la democrazia cristiana «ma poi - ha aggiunto - si disse di portare avanti il socialismo per aggiustare i processi». I rapporti con i politici, secondo Pulvirenti, venivano tenuti dal boss Iano Ercolano, Santapaola aveva contatti diretti con l'andreottiano Nino Drago. Pulvirenti ha sostenuto che l'imprenditore Carmelo Costanzo pagava il pizzo e aveva cointeressenze di affari con Nitto Santapaola, e che egli stesso aveva rapporti con Mario Rendo dei quali non ha però precisato la natura. Rispondendo alle domande della difesa (avvocati Gioacchino Sbacchi e Giulia Bongiorno), Pulvirenti ha ammesso di avere commesso direttamente due omicidi e di averne commissionati altri. Il pentito non ha però confermato le circostanze rivelate dal teste Vito Di Maggio, ex barman dell'hotel Nettuno di Catania, sia in relazione a una cena all'hotel Perla Jonica la sera prima dell'omicidio del boss Giuseppe Calderone, nel settembre del 1979, alla quale avrebbe partecipato anche Pulvirenti, sia in riferimento alla presenza di Santapaola all'hotel Nettuno. L'apporto elettorale degli esattori Nino e Ignazio Salvo alla de e, nelle sedi congressuali, alle singole correnti del partito è stato invece il tema centrale della deposizione di Nino Drago, catanese, deputato per sei legislature, a capo della corrente andreottiana nella Sicilia orientale. «I Salvo disponevano di venti, trentamila voti in provincia di Trapani - ha rivelato - e questa circostanza era patrimonio dell'intero partito. Ma non godevano di consensi nelle altre province siciliane, altrimenti li avrebbero rivendicati nei congressi». Il processo è stato rinviato a oggi. [a. r.]

Luoghi citati: Catania, Lima, Palermo, Sicilia