«Liberi di far propaganda»

«Siamo vicini alla pace Soddisferemo le legittime BL CAPO DELLO STATO «Liberi di far propaganda» Zedillo: gli zapatisti non sono violenti PCITTA' DEL MESSICO RESIDENTE Zedillo, lei ha fatto una distinzione tra il più estremista Epr (Esercito popolare rivoluzionario), con cui resta in guerra, e gli zapatisti. In effetti lei ha uno strano tipo di rapporto ufficiale con il gruppo del Chiapas. Il governo permette a questa fazione armata, che mira a sovvertire le istituzioni, di organizzare tour per i produttori di Hollywood nei territori che controlla. Che cosa sta succedendo? «Nel Chiapas siamo a metà strada verso la soluzione del problema. Puntiamo a un accordo in base al quale il governo soddisferà le legittime rivendicazioni sociali e politiche degli zapatisti e questo gruppo, in cambio, deporrà le armi e prenderà la via della politica per partecipare alla vita civile del Messico. Nel frattempo, non c'è violenza, gli zapatisti restano in armi e sono liberi di organizzare le loro attività di propaganda». La violenza, però, ha già fatto ritorno: l'Epr concorrente degli zapatisti si è rimesso a sparare e a uccidere, e molti analisti valutano che l'apparato nazionale di sicurezza messicano è di fatto collassato dal 1994. «La violenza ha molte facce e sta crescendo. Ma questo non succede solo in Messico. Sembra esserci una nuova ondata di violenza politica in tutto ii mondo, talvolta persino promossa dai mass-media. In Messico abbiamo avuto omicidi politici di cui non conosciamo ancora i moventi, perché si tratta di casi estremamente complicati. Le indagini sono in corso. Riguardo alla violenza compiuta dai criminali comuni, la spiegazione sta nel fatto che le nostre leggi sono state troppo indulgenti e le nostre istituzioni hanno fallito perché non sono cresciute insieme al Paese. Alcune di queste istituzioni sono corrotte. Quello che stiamo facendo è adeguare le leggi ai tempi in cui viviamo e riformare le nostre istituzioni». Ma riguardo più specificamente ai delitti politici? «Sono atti criminali che fino a poco tempo fa erano inusuali in Messico. Adesso avvengono, e quello che dobbiamo fare è indagare e perseguire i colpevoli. Ogni caso ha la sua specifica spiegazione». In Messico il governo è accusato per tutti i problemi, dalla povertà all'ineguaglianza alla disoccupazione che sono alla base anche della rivolta del Chiapas. Lei, Presidente, come valuta la sua personale responsabilità? «La mia responsabilità comincia dal mio insediamento il 1 ° dicembre 1994, ma il governo deve farsi carico di ognuno di questi problemi. La povertà è una questione vecchia di 500 anni, ma adesso è un problema mio. Per quanto riguarda i problemi dell'economia, ritengo che siano cominciati tre anni fa. Abbiamo avuto dei deficit molto elevati nel '92, '93 e '94, e abbiamo permesso che si sviluppasse la situazione che ci ha portato alla crisi. Ma questo è irrilevante. Adesso è un mio problema e devo risolverlo io». Che cos'è che caratterizza di più le relazioni tra Messico e Stati Uniti: la cooperazione o il conflitto? «E' un rapporto complesso dalle molte sfaccettature e con molte questioni aperte, alcune assai difficili. Ma il presidente Clinton si è mostrato assai cooperativo e ci ha aiutato in diverse situazioni difficili. Ci è voluto molto fegato da parte sua sostenere il Messico come ha fatto. Fortunatamente, siamo stati in grado di ripagare quasi tutto il debito con gli Usa». Che cosa risponde a chi sostiene, come i ribelli del Chiapas, che l'accordo Nafta sull'eliminazione delle barriere tariffarie tra i Paesi del Nord America ha funzionato bene per gli Stati Uniti ma non per il Messico? «Il Nafta ha funzionato per tutti e tre i partner. Il commercio è significativamente cresciuto, e ha superato un difficile test nel '95. Durante la recessione messicana, fatto notevole, gli acquisti dagli Usa non sono calati e adesso stanno crescendo. Il Nafta non è più argomento di discussione perché ormai non si parla di teorie, ma di fatti». Sergio Munoz Copyright «Los Angeles Times Syndicate» e per l'Italia «La Stampa» «Siamo vicini alla pace Soddisferemo le legittime richieste del Chiapas e loro deporranno le armi» Il presidente messicano Ernesto Zedillo

Persone citate: Clinton, Ernesto Zedillo, Sergio Munoz, Zedillo