Tonino meglio dei gol fa record di audience

Tonino meglio dei gol fa record di audience Tonino meglio dei gol fa record di audience IL PIÙ'AMATO DAGLI ITALIANI ROMA E' a chiacchiere né a parole», «benedett'Iddio», e tanto per «mettere il carro davanti ai buoi», si può subito dire che lo show televisivo di Antonio Di Pietro al Tgl resterà nella memoria, e non solo per l'inaudita apparizione intorno al quarto minuto di un paio di scintillanti canini. Si rassegnino i «criticoni strombazzanti»: Di Pietro ha battuto tutti i record d'ascolto della politica: 10 milioni di media e 12 di picco come il Commissario Rocca, con il Tg5 di Mentana doppiato per la prima volta. E la smettano, i «soliti furbi», di contestare con «parole vuote e pavoneggiami» le modalità dell'intervista, che tale poi non era, dato che il ministro ha usato il microfono di Maurizio Losa come se fosse uno dei suoi amati sigari Havana: senza mai staccarselo dalla bocca. Qualcuno cerca, «prò domo sua», di separare i due fenomeni, lodando il record e condannando il microfono. Ma «invertendo i fattori il prodotto non cambia»: Di Pietro piace al suo sterminato pubblico di italiani-veri perché viene percepito come uno di loro che ce l'ha fatta a sfondare senza per questo diventare come gli altri, «i soliti noti». Nemmeno le ultime voci hanno scalfito presso la gente la sua corazza di uomo d'azione semplice e puro che detesta il «chiacchiericcio». Ma per rimanere fedele al personaggio, Di Pietro ha bisogno di apparire diverso dai politici, i «soliti tromboni». Deve poter affacciarsi al suo balcone immaginario dopo una lunga attesa e senza interruzioni, cioè di rado e da solo, con una certa faccia e certe parole. «E' chiaro u' concetto?». Di Pietro non usa le videocassette come il primo Berlusconi, quello che vinceva perché appariva un alieno e che ha cominciato a perdere quando è andato a mescolarsi con D'Alema, Casini e la Parietti nei talk-show. Di Pietro non vende sogni, ma arcigne realtà a gente che «è stufa di parole vuote e dossieraggi» e «non gliene importa un fico secco di modelli e modellini». Ha bisogno di strumenti di comunicazione più ruspanti, ma che ottengano lo stesso risultato di non omologazione, «anche se tutti mi tirano per la giacchetta». Dapprima scrive articoli sui grandi quotidiani con stile forbito e inverosimile: «Mi sono formalmente impegnato...» (La Stampa), «Mi sono impegnato formalmente...» (La Repubblica). Poi elegge il principe dei rotocalchi, «Oggi», a tribuna settimanale dei suoi sfoghi, sistematicamente ripresi da tv e giornali che amplificano le sue parole senza che lui abbia bisogno di scoprirsi. Nella sua rubrica parla dello scibile umano, dalla mafia ai giocattoli moderni («mostri, mostriciattoli e mostruosità varie») e ovviamente di se stesso, alternando la saggezza popolare alle espressioni più aspre, «snodo la mazza», «raddrizzo la schiena», «gli taglio gli attributi». Di Pietro alimenta il mito dell'assenza. Lui non parla mai, purché gli altri parlino sempre: di lui. Deve aver letto da qualche parte che Humphrey Bogart accettò la parte di Rick in «Casablanca» perché il suo personaggio entrava in scena a un terzo del film, dopo esser stato evocato almeno dieci volte. E che «Il Grande Gatsby» di Fitzgerald si materializza a pagina settanta dopo innumerevoli citazioni preparatorie. Ovviamente gli servono dei complici, più o meno volontari. Spunta così la schiera dei portavoce non autorizzati. Cimadoro, Veltri, Rocchini, Tremaglia, Masi, persino Ripa di Meana: cognati di destra e amici di sinistra che si smentiscono a vicenda e che lui sconfessa quando vuole: «Mi sento usato da chi si riempie la bocca col mio nome». Finché, diventato ministro, si sceglie una portavoce autentica, carina e muta: Sonia Mancino, l'ideale. L'importante è non cedere alle lusinghe della vanità. Il suo rapporto con i giornalisti oscilla fra fratellanza e diffidenza. Agli amici parla, purché non scrivano. Agli altri regala grugniti monosillabici e anche un paio di spinfoni. Rifugge dai contraddittori e dai talkshow: e se il Berlusconi vincente irrompevainei prograiàmi di Santoro soltanto in spirito (telefonico), Di Pietro spedisce lettere che vengono recitate in diretta da un giornalista-amico. Usa la tv,;Benza farsene divorare: quando ci va crea l'evento e la gente si affolla davanti al video come per la finale di Coppa dei Campioni: che se ce ne fosse una al giorno, la decima non la guarderebbe più nessuno. Lui appare solo nelle situazioni d'emergenza: per respingere accuse, come l'altra sera, o leggere proclami, come due anni fa contro il «colpo di spugna». Aveva la barba lunga, quel giorno. Stavolta invece i denti che gli saettavano in fuori come lame. Ma in entrambe le occasioni la voce era solenne e un po' strozzata. E le parole semplici e definitive, ma in fondo sempre un po' sfuggenti. Perché il suo fascino ha bisogno di mistero. La suspense genera interesse e mantiene viva la diversità: «Io sono una scheggia incontrollabile». Mai rivelarsi fino in fondo, neppure adesso che è al governo. «Sinistra? Destra? Io non vado da nessuna parte, resto fermo. E' chiaro u' concetto?». Massimo Gramellini 1 22/02 2 25/02 3 24/02 4 24/05 5 23/02 6 21/02 7 06/09 8 03/05 9 15/11 10 17/05 RECORD 1996 I PRIMI DIECI (dati in migliaia di spettatori) RAIUNO «Festival di Sanremo II serata» RAIUNO «Festival di Sanremo V serata» RAIUNO «Festival di Sanremo IV serata» ITALIA. 1 «Calcio Aiax-Milan» RAIUNO «Festival di Sanremo III serata» RAIUNO «Festival di Sanremo I serata» RAIUNO «Calcio Italia-Slovenia» RAIUNO «Calcio Pcrma-Juvenlus» RAIUNO «Calcio Italia-Lituania» RAIUNO «Calcio Juventus-Parma» 18.389 17.601 16.805 15.906 15.825 15.602 14.147 13.956 13.595 13.525 | 1 DATI AUDITEL DEL 1995 ) TGl SHARETG1 22/05 CANALE 5 «Calcio Jwentus-Ajax» 19.042 1 o a "5 ~05 10.394 10.543 10.389 10.368 10.444 11.395 46,88 42,67 43,53 8419/ 38,31 20,00 44,47^43,72 42'98» 42,46 41,90 42/79 —44,07 i i I ! 20,08 1 20,05 20,07 20,10 20,15 20,20 20,25 20,29 I 20,30 Intervista Dì Pietro Iriflazione/rVodi - BllfflpEiflllBP^