PRIGIONIERI DI VECCHIE PAROLE di Luigi La Spina
Si pagherà un contributo di «solidarietà» per l'occupazione. Prodi: «Voterà anche Rifondazione» PRIGIONIERI DI VECCHIE PAROLE ALLA vigilia di una Finanziaria decisiva per il nostro ingresso nell'Europa, ora che si sono spente in Spagna le nostre ultime illusioni, il pericolo più grave non è quello di uno scontro di interessi, di ideologie, di poteri. Scandalizzarsi per le polemiche di questi giorni e sintomo o di sospetta ingenuità o di speculazione partitica. Il vero rischio è quello che la volontà di trovare un accordo, prevalente fra i protagonisti di questo cruciale confronto politico e sociale, si infranga davanti alla «prigione di parole» che essi stessi si sono costruiti. Con il risultato più probabile, non tanto di una crisi di governo, quanto di un compromesso pasticciato e inutile, fondato su quella fiducia nella Provvidenza che, ancora ieri in Olanda, Prodi invocava con fervore. Per chi, più laicamente, guarda la realtà con minori conforti superiori, il quadro è chiaro: il governo non vuol ammettere che le promesse di non toccare pensioni e sanità si sono rivelate irrealizzabili. Bertinotti non può rinunciare al veto per chi tocca il tabù del cosiddetto «Stato sociale». L'opposizione finalmente alza la testa, dopo mesi di tristezze, di mugugni, di silenzi e grida chi, come Costa, al crucifige contro il «governo delle tasse», chi, come Fini, a un popolarissimo taglio degli stipendi dei parlamentari. I sindacati, infine, aprono uno sbarramento preventivo in difesa degli interessi dei loro assistiti, regolarmente «i più deboli», con la solita disputa tra lavoratori dipendenti e autonomi. E' un vero peccato che in questa sfilata di personaggi e interpreti, consueti nella commedia d'autunno sulla Finanziaria, siano del tutto assenti i maggiori Luigi La Spina CONTINUA A PAG. 14 PRIMA COLONNA
Persone citate: Bertinotti, Prodi
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