EFFETTI SPECIALI«La sfida italiana»

L'arte di Carlo Rambaldi contro la compu-graphic di «Independence Day», il film esce il 27 settembre L'arte di Carlo Rambaldi contro la compu-graphic di «Independence Day», il film esce il 27 settembre EFFETTI SPECIALI La sfida Miana ROMA. Sull'onda della popolarità e dei record d'incassi americani, nonché del successo, piccolo ma significativo, ottenuto alla Mostra dj Venezia, arriva il 27 settembre «Independence Day», film di effetti speciali inventato da quella diabolica coppia di giovanotti che rispondono al nome di Dean Devlin e Roland Emmerich, due svelti trentenni che, usando la compu-graphic, di basso costo e massimo effetto, sono riusciti a farci credere che i marziani siano sbarcati sulla Terra con le loro immense astronavi dall'ombra cupa e minacciosa. E di nuovo si torna a parlare del cinema americano che sa pensare in grande, sa raccontare le paure inespresse del mondo occidentale, sa inventarsi nuove avventure, soprattutto sa sfruttare al meglio tutti i ritrovati della tecnologia più moderna. Tant'è che fa sorridere, pensando alle sequenze incendiarie con cui, proprio il 4 di luglio, giorno aell'indipendenza americana, nel film si chiude lo scontro mortale tra gli alieni che vogliono distruggerci e il manipolo di terrestri guidati dal presidente degli Stati Uniti che vuole salvarci, immaginare che anche l'Italia, proprio in questi giorni, ha deciso di scendere nell'agone e sfidare gli ameri¬ cani sul terreno degli effetti speciali. Eppure è così. O almeno questa sembra essere la decisione presa da Carlo Rambaldi, il famosissimo creatore di Et, l'uomo che grazie a King Kong è diventato cittadino degli States, il quale, dopo tre anni di ricerche e tentativi, con l'aiuto dei fondi della Cee, apre quest'autunno nei capannoni di una fabbrica che faceva aerei e carri armati, a due pasi da Terni, la prima Accademia degli Effetti Speciali, una scuola che non esiste neanche in America dove, a suo dire, l'utilizzo delle nuove tecniche si apprende solo facendo pratica in modesti studi locali. «So benissimo - dice Rambaldi - che creare effetti speciali è come dipingere: se non c'è un talento naturale nessuno può insegnarti niente. Ma se il talento c'è non è meglio apprendere come sfruttarlo in una classe, che esser costretti a rubare il mestiere spiando gli altri?». L'idea di Rambaldi, aiutato in questo suo progetto dal produttore Gioele Centanni, è dunque quella di varare un corso di scuola superiore di tre anni, fatto di teoria e pratica, alla fine del quale gli allievi più bravi potrebbero approdare addirittura a Los Angeles per entrare a lavorare nelle majors. Una ambizione smodata? Rambaldi sostiene di no. «L'inventiva e la fantasia italiana sono ricercatissime: perché non offrire una formazione completa a chi vuol praticare questo alto artigianato?». Un artigianato che nel presente deve ancora coniugare l'uso del computer, perfetto per ricostruire gli sfondi, con la fabbricazione di pupazzi animati, indispensabili a ricreare l'effetto del pelo o dell'epidermide, ma che nel futuro potrebbe perfino sostituire i divi dello schermo, ai quali verrebbe chiesto solo di recitare le scene in primo piano perché al resto penserebbe il computer. Ma questo non rischia di far perdere al cinema il suo fascino? Rambaldi non lo sa. «Se nei film, come succede adesso, si esagera con le esplosioni e la violenza perché al computer vengo¬ no bene, il pubblico può anche stufarsi. Ma se si cercano nuovi effetti, come quelli che noi stiamo mettendo a punto nel cartone "Astro-kid", in preparazione per la Rai come risposta italiana al "Re Leone" della Disney, allora forse il cinema può conquistare un fascino nuovo, non perdere quello vecchio». Forte di questo stesso convincimento, proprio in questi giorni, s'è buttato nell'impresa di girare un film italiano con la compu- graphic anche uno stravagante regista di documentari, Giorgio Fabris, appassionato di cinema e di teatro, discendente di Lorenzo da Ponte, il librettista di Mozart, nonché proprietario di una importante azienda vinicola a Conegliano Veneto. Fabris, che vuol far concorrenza agli americani in nome del cinema di Zavattini e Fellini, ha scritto «Frigidaire», una favola ambientata nel mondo del circo. Aiutato da Luciano Sovena, ne ha girato un film con i giovanissimi Riccardo Salerno, scoperto da Scaparro, e l'altrettanto giovane Maria Monsè, quella del televisivo «Go-cart», più un folto gruppo di attori teatrali. E adesso, per la post-produzione, ha affidato il materiale a David Bush, un inglese che vive in Italia da più di vent'anni, mago della compu-graphic nostrana, autore tra l'altro di quei famosi spot del Mulino Bianco in cui fiorivano prati in Piazza Duomo a Milano. A Bush toccherà il compito di creare una città gotica alle spalle di un muretto sbrecciato della romana Magliana davanti a cui hanno recitato gli attori; di far entrare la luna in un pozzo per la gioia di una bambina che si tufferà a ripescarla; di far ondulare un catafalco nero su cui giace morta Scarabocchio-Maria Monsè, legandolo a due corde di arcobaleno. In Italia è la prima volta che la compu-graphic, già dominatrice del mercato pubblicitario, entra con tanta prepotenza in un film. E Fabris è talmente convinto del successo di questa sua trovata, che, sempre per far concorrenza agli americani famosi per la loro capacità di vendere tutto, non solo ha ottenuto che la sua favola diventi un libro edito da Rizzoli, ma s'è anche inventato il prosecco «Don Giovanni» con cui tutti gli artisti dovrebbero brindare al ritorno della poesia noi cinema. Simonetta Robiony L'inventore di «E.T.» ha creato una scuola vicino a Terni: «Daremo alla tecnica la nostra fantasia» Il regista Fabris gira «Frigidaire» opera al computer ma con la poesia di Zavattini Foto grande: un'immagine di «Independence Day» qui a fianco: «Frigidaire» piccola proposta italiana per gli effetti speciali Carlo Rambaldi creatore di «E.T.», diventato cittadino americano dopo aver girato «King Kong», apre un'Accademia degli effetti speciali in Italia