La velocità dell'Art tedesca e i «vecchietti illusi» della scuola

La velocità dell'Art tedesca e i «vecchietti illusi» della scuola LE1TERE AL GIORNALE La velocità dell'Art tedesca e i «vecchietti illusi» della scuola L'Europa si fa per i cittadini Sperando che Europa per l'Italia non significhi solo obbligo di soppressione del bestiame o della frutta per mantenere i prezzi di mercato, ma anche soprattutto maggiore efficienza statale e quindi valorizzazione dell'italiano quale cittadino, voglio raccontare una mia esperienza tedesca. Arrivato in Germania e dovendo convertire la patente mi sono recato all'Adac (l'Aci tedesca) dove ho pagato 50 marchi, portata la ricevuta alla Motorizzazione con certificato di residenza e foto ho pagato altri 50 marchi (senza marche da bollo che là non esistono) e compilato un modulo con appuntamento a ritirare la nuova patente 4 settimane dopo. Al termine delle 4 settimane mi hanno telefonato: la patente era pronta. Tornato in Italia e dovendo compiere la stessa operazione per la patente, mi reco alla Motorizzazione Civile, con i moduli ho cominciato le pratiche: cambio di targa e patente. Alle mie numerose telefonate per informazioni mi è sempre stato vagamente risposto che il tecnico non era in stanza. Ho perciò, non avendo tempo di seguire personalmente per motivi di lavoro la pratica, dovuto farla tramite agenzia, la quale ha ottenuto il visto del tecnico dopo 2 mesi circa; la revisione è stata fissata a 3 mesi dopo. Passata questa ho avuto il foglio di via valido 90 giorni, foglio che ha fatto in tempo a scadere altre 2 volte prima che io potessi avere il mio libretto di circolazione, cioè l'anno successivo. Tutto ciò mi è costato: L. 850.000 spese di agenzia e L. 300.000 per la patente. Francesco Pierantoni Senigallia (An) Gli allievi sono i giudici migliori Ricomincia l'anno scolastico e come ogni anno la partenza è deludente. Perché lei, signor ministro della Pubblica Istruzione, all'ini- zio del suo mandato aveva aperto finalmente il cuore alla speranza di chi gravita nel settore scuola, soprattutto a noi insegnanti precari. Invece noto con grande rabbia e disillusione che cambiano i ministri ma i problemi restano, anzi si aggravano. A cosa serve ogni anno obbligare gli alunni, entro gennaio, a fare le preiscrizioni, per avere a tempo debito la composizione delle classi e l'organico delle classi da mandare al Provveditorato, se poi puntualmente si verifica, a scuola già iniziata, l'umiliante ritardo con cui si pubblica la data del calendario degli incarichi annuali dei precari? I dipendenti del Provveditorato rispondono, quando hanno voglia, che il responsabile del caos è il ministero che non gli ha ancora comunicato il numero delle cattedre e le graduatorie. Si ritorni a far iniziare l'anno scolastico al 1° ottobre, permettendo così agli alunni di entrare in classe e di trovare tutti gli insegnanti al loro posto; questo eviterebbe a noi precari di vivere ogni inizio di settembre questa umiliante e tormentosa situazione di attesa che si protrae spesso oltre un mese con conseguente perdita di una o più mensilità. Egr. sig. ministro, cerchi di risolvere l'annoso problema dei fondi per noi precari perché anche noi insegnanti di «serie B» abbiamo gli stessi problemi materiali dei colleghi di ruolo: bollette in scadenza, affitti o mutui. Noi precari siamo insegnanti seri, amanti del loro lavoro, che hanno superato uno o più concorsi ordinari e che quindi operano nel mondo della scuola anche da 10-15 anni! Forse pensa di dare una mano a noi «vecchietti e illusi» precari, bandendo un nuovo concorso ordinario a cattedre zero almeno in.certe discipline? I concorsi ordinari sono veri e propri «concorsi-lotteria» dove non viene sempre premiato il merito ma il caso o la fortuna di saper rispondere a 2-3 domande su un programma talmente vasto che neppure chi interroga può conoscere approfonditamente. In que- sti concorsi non vengono valutati la reale preparazione, la passione con cui svolgi la professione e neppure il bellissimo rapporto con gli allievi; i ragazzi sono i più implacabili ma anche i più onesti giudici di noi insegnanti. Elisabetta de Gavardo Trieste Mettiamo in mora lo Stato inadempiente La Costituzione delia Repubblica Italiana, poco conosciuta e troppo inapplicata, recita e stabilisce all'articolo n. 1 : «La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione». In parole povere il po¬ polo elegge liberamente i propri rappresentanti che, tutti assieme, costituiscono il Parlamento. Ora risulta cosa certa che il Parlamento, approvando la legge finanziaria per il 1996, nello scorso mese di dicembre, ha fatto delega, vale a due incarico, al governo di abolire la tassa relativa all'autoradio «entro» sei mesi. Scaduti i sei mesi, stiamo ancora aspettando. Se al cittadino-contribuente non è consentito soprassedere a normative dettate dalla legge, ne consegue che, per coerenza, oltre che per moralità, non dovrebbe essere consentito ad alcuno il venir meno allo svolgimento di incarichi che gli siano stati delegati. Si dovrebbe consentire al cittadinocontribuente di mettere in mora chi gli sia debitore di un atto dovuto. Gian Giuseppe Cappello, Udine Polemiche sul «Conto Protezione» In un articolo a cinque colonne su «La Stampa» (che nel sottotitolo insinua che danaro di Pacini Battaglia sia stato portato al sottoscritto, il che non è altro che un falso di Giuda) Armando Zeni fra l'altro torna a riesumare, con tanto di particolari, la ormai famosa vicenda del «Conto Protezione». E' una vicenda che, come tutti sanno, risale a sedici anni fa. Un finanziamento illegale al psi, ormai prescritto da tempo, sul quale è stato poi costruito, a bella posta, il castello in aria di un concorso in bancarotta fraudolenta con l'aggiunta di aggravanti, per evitare anche in questo caso la prescrizione, al fine di poter colpire e condannare l'odiato Craxi. Una vicenda sulla quale erano stati già versati fiumi di inchiostro, anche se chi lo ha fatto ha generalmente tralasciato, per la verità, di ricordare che, proprio nello stesso periodo in cui faceva pervenire, per vie diverse, un finanziamento di sette miliardi al psi, il banchiere Calvi, direttamente attraverso il Banco Ambrosiano, faceva avere un prestito di 27 miliardi al giornale comunista di Boma «Paese Sera», che l'amministrazione di questi aveva poi, in buona parte, dirottati altrove. Prestito che, per quanto ne so, non è mai stato restituito. Besta ora da capire, anche se non è difficile, per quale ragione ci si torna ad occupare di questo capitolo di finanziamenti illegali che risale molto indietro nel tempo, mentre invece, visto che la questione è sempre all'o.d.g, non ci si occupa di finanziamenti illegali a partiti, soggetti politici, candidati e campagne elettorali assai più recenti e su cui non è stata fatta interamente luce come invece si potrebbe e si dovrebbe fare. Mi riferisco ad esempio ai finanziamenti illegali fatti al sistema politico dalla Fiat. Parlo della Fiat e non di società del Gruppo Fiat. Parlo di finanziamenti illegali di una non trascurabile consistenza e dei quali esiste prova certa e che possono essere fatti risalire direttamente alle decisioni ed al personale interessamento dei vertici del gruppo torinese. Mi rendo conto che chiedere questo ad un giornale di proprietà della Fiat è chiedere troppo. Ma allora che il suo giornale non si erga ad oracolo della verità e a principe della moralizzazione, almeno quando tratta materia sulla quale in generale, ogni volta che punta gli occhi, è costretto a farlo con una certa dose di strabismo. Se non è convinto di quanto le scrivo, caro direttore, le saprò essere assai più preciso in modo da convincerla. Bettino Craxi A Genova i cannoni del Risorgimento Anch'io concordo con Sergio Bomano nell'affermare che non si può rispondere al secessionismo con la falsificazione della storia e che questa è una pratica diffusa e sistematica. E' il caso, ad esempio, dei moti indipendentisti scoppiati a Genova contro l'annessione savoiarda: da Torino furono inviati i soldati con l'ordine di usare i cannoni. Bestarono a terra circa 800 morti e migliaia di feriti. Anche questo fu il Risorgimento: ma la storia ufficiale ha sempre taciuto. Giacomo Traverso, Imperia