Vienna boccia le Generali

«Inadeguata» per il Tesoro austriaco la proposta di Trieste «Inadeguata» per il Tesoro austriaco la proposta di Trieste Vienna boccia le Generali No all'offerta Creditanstalt VIENNA. Le Assicurazioni Generali incassano la prima sconfitta nella campagna d'Austria. Il ministero delle Finanze di Vienna ha annunciato la decisione di non accogliere l'offerta del consorzio di investitori capeggiato dall'Ea Generali, filiale del Leone di Trieste, per l'acquisto del controllo del Creditanstalt, la seconda banca austriaca. Anche se la proposta avanzata dalle Generali non è stata mai resa nota nei dettagli, secondo le indiscrezioni più accreditate sarebbe stata insufficiente a rilevare l'intera partecipazione pubblica nel Creditanstalt, equivalente al 70% dei diritti di voto. Tuttavia non è da escludere che la mossa sia stata consigliata dalla forte lobby politica ed economica che per tutto il corso della privatizzazione del Creditanstalt si è battuta perché l'istituto non passasse in mani straniere. Il governo austriaco, nella fattispecie il ministro delle Finanze Viktor Klima, si è impuntato sulla quantitià della proposta di acquisto presentata dalla compagnia triestina. «Il fattore determinante - affermano fonti delle Generali - è stato il fatto che non è stata presentata un'offerta sull'intera partecipazione dello Stato». Nonostante questa spiegazione, «il consorzio - viene sottolineato dalla compagnia italiana - è rammaricato per non essere riuscito, almeno finora, ad ottenere una spiegazione completa delle decisioni assunte dal ministero delle Finanze». Detto questo le Generali hanno confermato di essere ancora interessate al Creditanstalt qualora il governo di Vienna riaprisse una gara internazionale, confidando di poter nuovamente coinvolgere la Sparcasse Bank, di recente defilatasi dal consorzio in lizza per l'istituto di credito. Il consorzio, unico in gara per la privatizzazione della banca austriaca, è guidato dalle Generali Austria e composto da Mediobanca, Comit, dall'istituto tedesco Commerzbank e da alcuni imprenditori austriaci. Sino allo scorso 6 settembre (il giorno della presentazione dell'offerta) alla cordata par¬ tecipava anche l'austriaca Erste Oesterreichische Sparkasse. La proposta di acquisto bocciata verteva sul 35% dei diritti di voto, mentre per il resto era previsto il collocamento in Borsa. La quota pubblica, che lo Stato intende vendere in blocco, è infatti pari al 49% del capitale e al 70% dei diritti di voto. In una precedente offerta il consorzio (a cui partecipava anche la Erste) aveva offerto 9 miliardi di scellini per il 37% dei diritti di voto. Secondo le Generali, comunque, non è detta l'ultima parola per questa partita iniziata nel 1990 quando Vienna diede via libera alla privatizzazione mettendo in vendita i 19,9 milioni di azioni che detiene nel Creditanstalt. L'operazione è andata avanti con difficoltà, condizionata dalle polemiche legate al desiderio del mondo politico di mantenere il carattere austriaco della banca. La procedura era stata addirittura interrotta nell'ottobre 1995 in seguito alla crisi della coalizione socialdemocratica al governo, tornata però poi al potere con le elezioni anticipate di dicembre. Nel primo semestre di esercizio, Creditanstalt, che conta 7 mila dipendenti, ha registrato un utile operativo di 3,04 miliardi di scellini (+20,9%) e un profitto netto di 1,3 miliardi (+20%). Ma la compagnia non pensa al ritiro: «Vogliamo spiegazioni» Antoine Bernheim, presidente delle Generali

Persone citate: Antoine Bernheim, Erste, Viktor Klima

Luoghi citati: Austria, Trieste, Vienna