La sfida di Dora al Pasok vincitore

La figlia dell'ex premier Mitsotakis, 42 anni, si candida alla guida di Nea Demokratia DOPO IL VOTO BN GREC9A La figlia dell'ex premier Mitsotakis, 42 anni, si candida alla guida di Nea Demokratia La sfida di Dora al Pasok vincitore Una donna vuole condurre la destra alla riscossa ATENE NOSTRO SERVIZIO E' ormai un rito ripetitivo quello che vuole che ad ogni sconfitta elettorale di «Nuova Democrazia» se ne dimetta il presidente, ritenuto responsabile del fallimento della campagna. Il gesto non è imposto da alcuna disposizione statutaria, ma fu compiuto tre anni fa da Costantino Mitsotakis con un'aria di magnanimità che voleva nascondere il dispetto. L'altra sera Miltiadis Evert, personaggio più rozzo ma non stupido sul piano dell'etichetta politica, non poteva esimersi dal ricalcare l'esempio del predecessore di cui era stato il principale frondista nelle file del partito. Come in ogni saga, le vendette devono attendere la loro stagione. Que:i.e elezioni hanno spianato la strada a quella, a lungo rimuginata, dal clan cretese dei Mitsotakis. Ma non a opera del capostipite, ritenuto non più papabile a causa dei suoi 78 anni. Bensì attraverso la figlia, la quarantaduenne Dora Bakoyannis, che ieri si è candidata ufficialmente alla sucessione di Evert. Per ottenere la consacrazione, attraverso i voti del gruppo parlamentare neodemocratico, dovrà misurarsi con altri tre notabili di discreto rilievo pubblico. Anche se fallisse in questa prova, passerebbe comunque agli annali politici poiché sarebbe la prima donna a tentare di conquistarsi la leadership di un partito greco. «Dora in prima linea» gridavano dai muri, durante tutto il mese scorso, i grossi manifesti elettorali con la sua effigie. Alta, formosa, bruna nei lunghi capelli abbandonati sulle spalle, Dora del padre non ha forse ereditato l'abilità manovriera, ma sinora si è dimostrata abilissima nella manipolazione dei consensi. Alla sua prima sortita nella circoscrizione di Atene è riuscita ad accaparrarsi il maggior numero di preferenze nelle schede destinate al suo partito. Nel collegio principale della capitale approdò per la prima volta quest'anno dopo essersi aggiudicata per ben tre volte (nell'89, nel '90 e nel '93) il seggio di una provincia interna della Grecia continentale. Era il luogo d'origine del marito Pavlos Bakoyannis, un noto giornalista assassinato proprio nel 1989 per mano dei terroristi del «17 novembre», il fantomatico gruppo che per anni ha seminato Atene di cadaveri eccellenti. La tragedia segnò l'inizio della carriera politica della vedo¬ va. Un'ascesa rapida, sulle ali della popolarità di cui si circondano le vittime in questo Paese emotivo. Nel gabinetto del padre le fu affidato il ministero della Cultura. Una gestione incolore, priva di quegli sprazzi geniali cari a Melina Mercuri che l'aveva preceduta su quella poltrona. Fors'anche priva di idee di fondo, come suggerisce quell'annuncio con cui ieri si è candidata a guidare la «Nuova Democrazia» in nome di «una prospettiva nuova, un ritorno a guardare all'avvenire attraverso i valori del liberalismo democratico». Formula vaga, questa, che nel pensiero del padre avrebbe dovuto contrapporsi all'altrettanto vago «liberalismo radicale» inventato a suo tempo dal fondatore Karamanlis. Non per nulla ad Atene c'è chi comincia a chiamare Dora la «Thatcher greca». Minas Minassian Nel governo del padre è stata ministro della Cultura. Il marito fu assassinato da terroristi Dora Bakoyannis, figlia dell'ex premier greco Costas Mitsotakis

Luoghi citati: Atene, Grecia