Raffiche sui fedeli in moschea

Raffiche sui fedeli in moschea Raffiche sui fedeli in moschea Commando sciita in Pakistan: 21 morti ISLAMABAD. Il Pakistan sprofonda nella violenza politica e religiosa. Ieri un'ennesima strage è avvenuta a Multan (450 chilometri circa a Sud della capitale Islamabad) dove uomini armati e con il volto coperto hanno fatto irruzione in una moschea e hanno aperto il fuoco sui fedeli sunniti raccolti in preghiera. Ventuno persone sono state uccise e almeno 33 sono rimaste ferite in modo serio. Nel frattempo il primo ministro Benazir Bhutto ha detto che l'uccisione, venerdì scorso a Karachi, di suo fratello Murtaza è parte di «un complotto per gettare il Paese nel caos». La responsabilità del massacro nella moschea di Multan non è stata rivendicata, ma la polizia ritiene che vada inserita nel quadro dell'ondata di violenza settaria, tra musulmani sunniti e sciiti, che da qualche mese scuote il Pakistan. L'attacco alla moschea sunnita potrebbe essere una rappresaglia all'assassinio di un alto esponente sciita, Qamar Hussain Abdi, avvenuto presso Multan nella notte fra domenica e lunedì. Poche ore dopo la strage, uomini armati hanno ucciso un altro leader sciita nella città di Bahawalpur. A Multan, testimoni oculari hanno raccontato che da tre auto nere fermatesi davanti alla moschea Majid Al-Khair sono scesi diversi uomini che sono entrati nel tempio e hanno sparato all'impazzata sui fedeli per poi darsi alla fuga. La maggior parte delle vittime erano ragazzi della scuola religiosa adiacente alla moschea, tra i 10 e i 16 anni. Dopo il massacro, le strade di solito affollatissime di Multan sono rimaste deserte, i negozi hanno chiuso e centinaia di poliziotti e uomini dei corpi paramilitari si sono posizionati nei punti strategici della città. Di quando in quando si è udito anche qualche colpo d'arma da fuoco, mentre bande di giovani hanno dato fuoco a copertoni. Sciiti in armi, temendo una azione di rappresaglia, si sono radunati in una vicina moschea. Dagli altoparlanti delle moschee sia sciite che sunnite vengono inviati messaggi ai fedeli perché impugnino le armi e si preparino a combattere. Qualche settimana fa a Parachinar, nell'estremo Nord Est del paese, gli scontri fra sunniti e sciiti hanno provocato oltre 100 morti e hanno indotto le autorità a schierare l'esercito nelle strade. Il mese scorso nel Punjab 18 sciiti sono stati assassinati mentre pregavano. Sempre ad agosto, a Karachi sono stati uccisi 12 sunniti e qualche giorno dopo nel Punjab 18 sciiti hanno perso la vita in un attacco alla loro moschea. E la violenza non si placa malgrado l'arresto di decine di leader delle due comunità. Ieri a Larkana sono avvenuti scontri tra poliziotti e seguaci di Murtaza Bhutto, il fratello della premier Benazir morto giorni fa in una sparatoria con gli agenti. Larkana è la città di origine della famiglia Bhutto. Fonti del gruppo di Murtaza affermano che un giovane è stato ucciso, ma non ci sono conferme. Nusrat Bhutto, madre di Benazir e Murtaza, ha smentito di aver accusato la stessa Benazir dell'omicidio. Una dichiarazione in tal senso le era stata attribuita da alcuni giornali locali. [Agi-Ap-Ansa] Scontri fra polizia e fan di Murtaza Bhutto Benazir: «Complotto» Soccorsi ai feriti dopo la sparatoria nella moschea pakistana di Multan

Persone citate: Benazir Bhutto, Bhutto, Hussain, Majid, Murtaza Bhutto, Murtaza Bhutto Benazir, Nusrat

Luoghi citati: Islamabad, Pakistan