Necci in cello teme di essere avvelenato

Vuole lo stesso cibo degli altri detenuti; scarcerazione negata anche alla segretaria ai Pacini Vuole lo stesso cibo degli altri detenuti; scarcerazione negata anche alla segretaria ai Pacini Necci in cello teme di essere avvelenato Per il gip deve restare in carcere LA SPEZIA DAL NOSTRO INVIATO Il gip ha negato gli arresti domiciliari a Lorenzo Necci e l'amministratore delegato delle ferrovie temerebbe di essere avvelenato. Per questo, nel carcere di La Spezia accetterebbe di mangiare solo lo stesso cibo consumato anche da altri detenuti. Secondo quanto si è appreso, Necci in questa settimana di detenzione avrebbe perso alcuni chilogrammi di peso. Nei giorni scorsi si era appreso che Necci aveva chiesto e ottenuto di restare in isolamento anche dopo essere stato interrogato dal gip. Ieri, nel Palazzo di giustizia di Milano, si è tenuto un summit fra i magistrati del pool di Mani pulite e Alberto Cardino e Silvio Franz, pubblici ministeri nel processo «Tangentopoli 2». Per confrontare il lavoro, trovare spunti e magari motivi di conforto. I sostituti procuratori liguri rientravano da Lugano dove avevano in programma l'incontro forse più importante della loro giornata iniziata alle 7,30. Portavano carte, tesi e sospetti al procuratore Carla Del Ponte. E questo pare voler dire che qualcuno ha deciso di collaborare e dare il permesso di andare a frugare sul suo conto in Svizzera perché i magistrati italiani non hanno chiesto rogatorie ma avrebbero agito in prima persona, con un atto chiamato «entrée directe». Chi mostra così buona disposizione verso la giustizia? Nomi non se ne fanno, ma c'è chi ricorda i lunghi interrogatori sostenuti da «Chicchi» Pacini Battaglia di fronte ad Antonio Di Pietro quand'era pm e la sua buona disposizione a raccontare. E la giornata di ieri doveva vivere altre ore calde. Roventi, quando si è diffusa l'indiscrezione che un plico era stato inviato al tribunale dei ministri, a Genova: perché, se confermata, la cosa sarebbe suonata come la prova che nelle tagliole della legge era rimasto qualche uomo di governo. Ma nessuna conferma, al contrario, con il crepuscolo è arrivata una prima correzione: non più Genova ma Roma sarebbe stata la destinazione delle carte. E poi, con le tenebre, la smentita ufficiale del procuratore Antonio Conte: nessuna ha spedito niente a nessuno. Ma, procuratore, sono filtrati dei nomi, ministri e politici importanti... «Che cosa posso farci? Non sono mica io che alimento certe voci». E' vero, invece, che Lorenzo Necci rimane in carcere. Lui è incredulo, forse rassegnato. 0 furente. Certo deluso. «No?», ha chiesto. «Ma, allora rimango qui?». Nien- t'altro. Rimane lì, a Villa Andremo, il carcere vecchio di La Spezia, quello di fronte alla ferrovia per Panna. Lorenzo Necci resta dentro «perché la legge ha deciso così». Non esce dal carcere, ha spiegato nel provvedimento Diana Brusacà, giudice per le indagini preliminari biondo e sorridente, perché è ancora al vertice delle Ferrovie e, per questo, potrebbe «reiterare nel reato»: insomma, riprovarci. 0 fare in modo di inquinare le prove. Per lui nell'ordinanza non sono previsti termini di scadenza se non quelli previsti dalla legge. La difesa ha incassato e l'avvocato Paola Balducci garantisce che «noi siamo molto sereni». Nello stesso momento in cui Necci veni- va informato che, per il momento, non cambiava l'indirizzo del suo attuale domicilio, anche Eliana Pensieroso riceveva la pessima notizia: pollice verso pure per lei, quello della dottoressa Maria Cristina Failla. Se ne riparlerà fra un mese, se la situazione dovesse rimanere cristallizzata. A metà mattinata la dottoressa Failla ha affrontato l'impegno più gravoso della sua giornata: l'interrogatorio dell'avvocato Giorgio Marcello Petrelli. Secondo l'accusa sarebbe una specie di Lorenzo de' Medici del crimine, cioè l'ago della bilancia fra il clan Pacini Battaglia e i magistrati presunti infedeli. Era fra i grandi sospettati, ma a piede libero. Quando a mezzogiorno in punto è uscito dalla stanza dei gip, al quarto piano, forse ha nascosto il sospiro di sollievo con questa dichiarazione: «Ho risposto alle domande, respinto le accuse e chiarito i fatti». Lui pure incastrato da una registrazione. «Ma non ero io, a parlare, altri parlano di me». Le contestazioni riguardavano soprattutto i rapporti con Pacini Battaglia. E lui, il legale, ha spiegato di aver acquistato, in passato, un ter- reno edificabile a Sacrofano, a Nord di Roma. Singolare come proprio in un prato di Sacrofano, lontano da quello agognato da Petrelli per la costruzione di una villetta, giovedì 25 febbraio 1993 abbiano trovato il corpo di Sergio Castellari, il consigliere di amministrazione dell'Efim che si sarebbe sparato un colpo alla testa e poi avrebbe riposto la pistola nella cintura. Oggi, davanti al giudice Failla, il numero uno della Oto Melara, Pier Francesco Guarguaglini, dovrà gettare luce su quelli che i pubblici ministeri considerano coni d'ombra sul traffico d'armi. Vincenzo Tessandori t v--:M " ■ '" ■ ".: y *"■ -\ ■• ■■■■■ « v — "Il -issar 4- ~ ~ ■..-.> Nella foto a destra il palazzo di giustizia di La Spezia Qui sotto il deputato Luigi Manconi Sgarbi e Taradash Manconi e la Maiolo visitano le prigioni in cerca di celebrità e con inconsapevole sadismo ln alto Lorenzo Necci Qui sotto Marco Taradash e Marcello Pera