Tritolo contro il processo? di Giovanni Bianconi

Tritolo contro il processo? LE TELEFONATE INTERCETTATE Tritolo contro il processo? Manovre per trasferirlo a Cassino CROMA I sono anche qualche chilo di tritolo e due scavatrici saltate in aria nell'inchiesta sulla presunta corruzione dei magistrati condotta dalla procura di La Spezia. Un attentato dinamitardo sul quale indaga la Direzione distrettuale antimafia di Roma, ma di cui c'è traccia nelle intercettazione dei colloqui fra Pacini Battaglia ed Emo Danesi, quando parlano delle manovre per trasferire il processo sull'Alta velocità a Cassino, dove l'avrebbe preso in mano il procuratore (arrestato) Orazio Savia. Oggi la Procura di Roma chiederà e trasmetterà gli atti a quella di La Spezia, dando il via ad indagini collegate: dai nastri registrati, infatti, nasce il sospetto che ci possa essere proprio la «cupola» d'affari individuata dai magistrati liguri dietro quell'attentato. La storia comincia la notte del 21 gennaio scorso quando vicino a Cassino, in un cantiere della società Icla - di cui sono titolari i fratelli De Falco, altro nome che compare più volte nelle intercettazioni - saltano in aria due mezzi per il «movimento terra». La polizia riferisce alla Procura di Cassino, ma la Criminalpol avverte anche la Direzione antimafia di Roma, competente per i reati della criminalità in quella zona. Sembra un tipico atto di guerra per gli appalti in terra di camorra, e il sostituto di turno, Pietro Saviotti, rivendica l'inchiesta. Il 26 gennaio, il procuratore di Cassino Savia trasmette a Roma copia degli atti, ma la risposta di Saviotti e del procuratore aggiunto De Cesare è netta: vogliono tutta l'inchiesta, non una copia degli atti, e sono pronti a sollevare conflitto di competenza davanti alla Procura generale. Passano tre settimane, e il 14 febbraio l'inchiesta sull'attentato alla Icla arriva definitivamente a Roma. Adesso, l'indagine di La Spezia su Savia porta elementi che suggeriscono una diversa lettura dei fatti. L'11 gennaio '96, cioè dieci giorni prima dell'attentato, mentre parlano del modo con cui si può spostare a Cassino l'inchiesta sull'Alta velocità, Danesi dice a Pacini: «...Se a un certo momento... tu però studiala con un avvocato... venisse fuori la cosa più grossa... che avoca... tutto il procedimento a sé si orientasse su Cassino... (...)». E poco dopo aggiunge: «... Bisogna sentì qualcuno... che io non lo... non.posso dì subito ora a Savia...». Il 21 gennaio c'è l'attentato alla Icla, una società che partecipa anche agli appalti per l'Alta velocità. In via ipotetica, con l'inchiesta sull'attentato la Procura di Cassino potrebbe attrarre anche l'altra indagine. Ma interviene l'Antimafia di Roma, e il 31 gennaio, cioè cinque giorni dopo la lettera di De Cesare e Saviotti a Savia, Pacini Battaglia e Danesi discutono proprio di questa «complicazione». Danesi dice, fra l'altro: «Sta montando forte... su Cassino e su Roma il discorso dell'Alta velocità». E ancora: «... io gli ho già dato De Falco». Poi il dialogo prosegue. Danesi: «Ha leticato, la tiene lui... (...) Perché c'è quello di Roma che gli ha scritto una lettera dicendo...». Pacini Battaglia: «Castellucci» (il pm dell'Alta velocità, ndr). D.: «No, gliel'.ha scritta uno che è dell'antimafia... eh... porca miseria... che era... suo uditore, non mi ricordo nemmeno come cazzo si chiama... però...». P.B. «Lui non la molli là...». D.: «Lui non la molla... ha già scritto una lettera... ha detto: a costo di andà al Consiglio superiore della magistratura, io 'un la mollo». E poco dopo Danesi aggiunge: «Ho già fatto un accordo che 'un ci costa nulla... lui c'ha la figlia che è laureata in legge, la faccio manda a chiama da Spinelli...». Il riferimento a Savia, all'inchiesta sull'attentato e al possibile conflitto con Saviotti è evidente. Ma il 14 febbraio il procuratore di Cassino «molla» l'inchiesta, nonostante le presunte promesse fatte a Danesi. Nell'interrogatorio dell'altro giorno nel carcere di La Spezia, Savia ha negato ogni coinvolgimento in questa vicenda, dicendo che dell'inchiesta si occupò un suo sostituto, e che comunque fu tutto trasmesso a Roma; dunque nessun «aggiustamento». Ma Danesi parla di fatti che sembra avergli riferito proprio Savia: ad esempio che Saviotti fu uditore con lui, o il lavoro della figlia. Possibili millanterie, ha risposto il giudice. Ma al di là del ruolo di Savia, con quelle intercettazioni la storia delle due scavatrici saltate in aria otto mesi fa potrebbe prendere una nuova piega. Giovanni Bianconi Il dopo-attentato nei colloqui tra Pacini Battaglia ed Emo Danesi Orazio Savia, i! procuratore di Cassino arrestato