Il reporter che la Cia odiava di Paolo Passarini

Il reporter che la Cia odiava LA STORIA Il reporter che la Cia odiava FWASHINGTON U proprio un orrendo Natale quello del 1992, molto diverso da come Dusko se l'era immaginato. Una bella fuga a Londra con la sua Louise dopo due duri anni come corrispondente da Belgrado. Anzi, una fuga con la sua Louise nella «sua» Londra, la città che aveva cominciato ad amare proprio grazie a quella seconda moglie più giovane, incontrata anni prima a Mosca, giornalista come lui, diventata da tempo sua stretta collaboratrice e coautrice di alcuni suoi libri. I due a Londra tenevano una casa, essendo Louise Bronson, oltre che inglese, giornalista del «Sunday Times». Dusko, invece, come suggerisce oltre al nome anche il cognome, Doder, è nato in Jugoslavia, anche se è da una vita cittadino americano. Girando tutto il mondo come inviato e corrispondente, Dusko ne ha viste di tutti i colori, ma non ha nessun problema a ammettere, con quella faccia da Joe Pesci e parlando veloce come lui, che quella telefonata gli fece venire un «fuckin' amaro allo stomaco». In linea c'era Robert Kaiser, allora come adesso «managing editor» del «Washington Post». «Hi, Bob, che c'è?». «Sai, Dusko, quelli di Time hanno chiamato Bradlee e vogliono uscire con una storia su quella tua vecchia vicenda, sai, quella dei soldi del Kgb... Possi in te farei qualche telefonata, magari a Strobe, per vedere se si può fermare...». Per la verità Dusko credeva di avere già fatto tutto il possibile. Jay Peterzell, inviato di «Time», era stato a trovarlo a Belgrado con un pretesto qualsiasi: del resto Doder era notoriamente il giornalista più informato dovunque si trovasse, dunque... Ma a un certo punto della conversazione Peterzell fa: «Sai, in realtà ti devo parlare di una cosa spiacevole. Sto scrivendo una storia su quell'indagine fatta su di te e il Kgb e allora...». «Allora un ca... - gli rispose Dusko -. Quell'indagine era una puttanata e comunque si risolse con un "tutto pulito". Quindi se scrivi 'sta porcata io vi spacco il c... Chiaro?». Non tanto, evidentemente. Nell'agosto del 1985, Vitaly Yurchenko, un alto funzionario del Kgb, era sbarcato negli Stati Uniti applaudito traditore dell'Impero del Male. Interrogato dal vice di Aldrich Ames, che si è poi rivelato la più devastante spia ai danni della Cia, Yurchenko, tra poche altre cose, raccontò che una volta l'allora corrispondente da Mosca del «Washington Post», Dusko Doder, aveva ricevuto 1000 dollari dal Kgb. Doder era stato assunto dal «Post» cinque anni prima proprio sulla piazza di Mosca, dove lavorava già per l'agenzia Upi. Uno «scoop» dietro l'altro. Proprio questo aveva seminato parecchie invidie e, alla fine, anche qualche sospetto. Come mai Doder era stato il primo a sapere che Yuri Andropov era morto? E come mai conosceva spesso in anticipo la data di un Plenum ed era magari poi capace di raccontarne i dettagli? Andiamo. Dusko non ha mai fatto mistero di pensare che il suo principale nemico a Mosca fosse il capo della piazza della Cia, Burton Gerber. Le spie, si sa, sono un Paolo Passarini CONTINUA A pag. 2 PRIMA COLONNA

Luoghi citati: Belgrado, Jugoslavia, Londra, Mosca, Stati Uniti